Claudio Rizza, Il Messagero 21/2/2011, 21 febbraio 2011
C’È LA CRISI? È LA VOLTA CHE MI FACCIO LA BARCA
Non c’è bisogno d’essere multimilionari per apprezzare il Big Blu. Né bisogna per forza sognare di potersi permettere un Aquariva Cento, un Atlantis 48 o un Azimut 47, tra cabine armatoriali con vista sull’acqua stando distesi sul letto, tettini anzi tettoni apribili che trasformano la barca in un open, finestroni luminosissimi, divani che slittano su rotaie cambiando la fisionomia dei pozzetti, diavolerie elettroniche d’ogni genere, lusso made in Italy galoppante e trionfante in tutti i mercati del mondo. Itama, Fiart, Blu Martin, Cranchi, Sessa, Rio, Bimax... No, non c’è solo l’opulenza che costa come una villa al mare. Ma la nautica abbordabile, e soprattutto quella made in Italy per portafogli medio-borghesi che sta faticosamente uscendo dalla crisi e che, necessità fa virtù, sta migliorando enormemente la qualità dei prodotti.
Succede infatti che marchi italiani non certo famosi espongano modelli soprattutto a motore che sembrano gemelli delle più blasonate e celebrate imbarcazioni a stelle e strisce. Un esempio: Seagame, nome inglese che parla il siciliano di Ragusa, costruito in provincia di Latina. A guardare il 25 piedi center console sembra di stare a Fort Lauderdale: il disegno e la fattura del T top sono sorprendenti, come le rifiniture stile Usa. Un fisherman di ottima stazza, 3890 chili non sono poco, segno che la vetroresina non manca e la tenuta di mare nemmeno. Lo scafo non costa poco (34 mila euro) ma certo, attrezzato e motorizzato, non si raggiungono i 100 mila e passa che servono per accostare un made in Usa. Anche gli spagnoli non scherzano: per il terzo anno espone il cantiere Shiren che merita la stessa occhiata.
I mostri statunitensi non mancano. C’è l’ultimo Carolina Classic 25 che monta i fuoribordo e dunque allarga il pozzetto, superaccessoriato a quota 127 mila euro. Il californiano Cabo 36 express e, novità per l’Europa, il Regulator 28 Fs l’open che piace tanto alla Casa Bianca quando il presidente va a pescare.
I patiti della pesca che non possono abbordare le novità americane hanno molto da scegliere tra l’Italia e la Francia (Janneau, Beneteau, Rhea) trovando prezzi competitivi e modelli non nuovissimi ma assai versatili per il turismo e il diporto. Poi ci sono i gioielli nostrani come il nuovo Al 25 express, con cabina e wc, costruito in carbonio e dunque solido e più leggero (1700 kg), tanto che supera i 40 nodi con due motori da soli 150cv e viaggia sui 110 mila euro Iva compresa. Oppure il nuovo Sessa C32 (siamo sopra i 150 mila). Piccoli cantieri ben attrezzati, come la calabrese Seven; persino barchette da 10 mila euro ma sempre buone per godersi un bagno lungocosta.
Dei gozzi campani, tutti bellissimi con spreco di teak e grandi finiture, inutile parlare: concorrenza spietata per gli iper blasonati Aprea. E poi una sfilata di gommoni, dai tender ai mostri di ben oltre i 10 metri, che puoi portare a fare il bagno anche tutto il condominio, basta un portafogli inaffondabile. In più belle vele francesi, tante derive, frizzanti catamarani, dai Catana ai mini Cat, tutto quanto serve per la scuola di vela. Dal 24 febbraio al 27 il World Fishing; lezioni in acqua per bambini di windsurf (25-27). Big Blu durerà infatti fino a domenica 27. Ce n’è quanto basta per chi non può andare a Genova e si accontenta di restare sotto i venti metri: quelle maxi sono le lunghezze che rendono ricco l’export made in Italy, l’unico che resiste alla crisi economica globalizzata. Ma qualche piccolo segnale di ripresa sta arrivando, basta guardare la ripresina dei tassi di interesse dei nostri poveri conti correnti. Il leasing nautico ricomincia a vendere, forse è l’ultimo anno di quaresima. Ma sognare costa sempre pochissimo, per fortuna.