Luca Cifoni, Il Messaggero 21/2/2011, 21 febbraio 2011
SERVIZI PUBBLICI, ECCO LA MAPPA DELL’INEFFICIENZA
I servizi pubblici italiani spesso non sono all’altezza di quelli di altri Paesi, e soprattutto evidenziano grandi differenze qualitative tra le varie Regioni, con il Sud che resta quasi sempre indietro. È un quadro forse non inatteso quello delineato in due studi di economisti della Banca d’Italia; ma l’analisi dei ricercatori si spinge oltre, fino a tracciare una mappa dell’(in)efficienza Regione per Regione, ed anche a mettere in relazione i livelli delle prestazioni con la partecipazione politica. E anche con il senso civico, nelle varie aree del Paese. Tra le conclusioni ce n’è una che suona come una lezione di cui tener conto nel momento in cui si cerca faticosamente di costruire l’assetto federalista: il decentramento dei servizi funziona in aree già relativamente efficienti, e al contrario crea ulteriori danni in quelle che non lo sono.
I due studi fanno parte delle pubblicazioni a cura del servizio studi di Via Nazionale, ma non riflettono una posizione ufficiale della Banca. Si tratta nello specifico di “La qualità dei servizi pubblici in Italia” di Francesco Bripi, Amanda Carmignani e Raffaella Giordano e di “Public sector efficiency and political culture” della stessa Giordano insieme a Pietro Tommasino. Il primo testo contiene una rassegna di studi sul tema della qualità e dell’efficienza dei servizi pubblici in Italia, offerti sia a livello centrale (istruzione e giustizia) sia regionale (sanità) sia locale (trasporti, rifiuti, acqua, gas, asili nido). Dai risultati emergono i ritardi del nostro Paese nel confronto internazionale, ma anche i forti divari tra Regione e Regione. E questi divari non dipendono apparentemente dal livello della spesa, che anzi appare abbastanza uniforme sul territorio, ma dalla sua efficienza e quindi dai modelli organizzativi adottati. Un altro nodo, che risulta anche dalle vicende degli ultimi mesi relative al federalismo, è la carenza di informazioni affidabili sulla qualità dei servizi e sul funzionamento della cosa pubblica, informazioni che sarebbero utili oltre che ai ricercatori anche ai cittadini-elettori.
Il secondo studio fa un passo avanti costruendo una mappa dell’efficienza (o dell’inefficienza) dei servizi pubblici, ottenuta analizzando a livello provinciale il livello delle prestazioni in cinque aree: sanità (misurata in termini di miglioramento dell’aspettativa di vita), istruzione (risultati delle prove Invalsi di prima media e prima superiore) giustizia (lunghezza dei processi), asili nido (numero di posti per abitante) e smaltimento dei rifiuti (smaltimento totale e raccolta differenziata). I risultati, evidenziati con una tabella riassuntiva a livello regionale, vanno letti non come un giudizio sulla situazione più recente ma piuttosto su quella strutturale visto che si riferiscono anche ad anni passati. Il quadro complessivo, ottenuto sommando le performances nei diversi ambiti, è comunque piuttosto chiaro: Centro appena al di sopra dei valori medi, Nord più in alto, Sud decisamente sotto (74 per cento della media nazionale). La Regione migliore risulta l’Emilia-Romagna (anche grazie allo straordinario risultato degli asili nido), la peggiore la Calabria.
Gli autori della ricerca forniscono poi un’immagine ancora più di dettaglio misurando l’efficienza in senso stretto, ossia il rapporto tra le prestazioni potenziali e quelle effettive, date le risorse finanziarie e umane impiegate. Si confermano, solo un po’ più sfumate, le differenze tra Nord e Sud, con il Centro vicino ai livelli migliori. In testa c’è sempre l’Emilia-Romagna, in coda invece il Molise.
Ancora più interessante è forse il tentativo di trovare un rapporto tra questi risultati e la partecipazione politica (misurata con l’affluenza al voto referendario e la lettura dei giornali) insieme al senso civico (ricavato dall’incidenza dei donatori di sangue). Il nesso almeno a grandi linee si vede, dato il ritardo del Sud anche su questi indicatori, ma lo scenario non è uniforme se ad esempio la donazione del sangue è molto diffusa nel Nord-Est ma non nel Nord-Ovest, che su questo aspetto non fa troppo meglio del Mezzogiorno.
Infine c’è un ragionamento, di grande attualità, sul legame tra efficienza e centralizzazione dei servizi, reso possibile dal fatto che tra quelli considerati nell’indagine ce sono alcuni gestiti a livello centrale, altri a livello regionale o locale. La conclusione è che il decentramento aiuta solo in aree già efficienti: insomma c’è il rischio che finisca per ampliare le differenze. Potrebbe quindi essere utile un federalismo a due velocità.