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 2011  febbraio 21 Lunedì calendario

Incubo in tribunale: ho speso 7mila euro per recuperarne 5mila Gentile direttore, per la pri­ma volta nella mia vita scrivo a un giornale per­ché mi sento molto indi­gnato

Incubo in tribunale: ho speso 7mila euro per recuperarne 5mila Gentile direttore, per la pri­ma volta nella mia vita scrivo a un giornale per­ché mi sento molto indi­gnato. Ho appena concluso una causa contro le mie commerciali­ste (ovviamente sollecitato dal mio avvocato) che nel 2002 non avevano inviato telematicamen­te una compensazione di tasse di circa 5mila euro. I fatti ci hanno portato al 2011 quando loro han­no accettato di ridarmi i soldi che sto versando allo Stato per il loro errore (5mila euro più gli interes­si). Insomma mi restituiscono 5mila euro netti. Entro per la prima volta nel tri­bunale di Milano e mi sembra di essere in una bolgia infernale dan­tesca. L’ascensore è un tram. Sali e scendi. Passi corridoi pieni di gente. Arrivo davanti alla stanza assegnata, con il mio avvocato, e troviamo uno dei due avvocati. Manca il terzo avvocato.Dopo cir­ca un’ora, finalmente arriva il ter­zo avvocato. Nel frattempo il giu­dice in attesa era intento a guarda­re il monitor del pc con altre due persone. Nel corridoio un viavai di gente. Il carteggio era pronto, i soldi per la transazione c’erano. Tre minuti davanti al giudice (sen­za di me! E quindi mi chiedo: cosa diavolo sono andato a fare lì per perdere quattro ore della mia vita se non servivo a niente?). I tre si mettono per terra, firmano, io ri­cevo, vanno dal giudice e tutto si risolve. Dimenticavo, siccome la copia della copia non c’era siamo pure andati al centro copie del tri­bunale. C’erano almeno venti per­sone davanti, al che i signori avvo­cati hanno deciso di mandarsi una scansione del documento. A farla breve: meno 5.617 euro dati allo Stato (giustamente), più 5mila euro ricevuti dalle commer­­cialiste, meno 2.357 euro di spese di avvocato di cui mille nel 2008 come acconto senza fattura e il ri­manente spero con fattura. In­somma mezzo e mezzo. Alla fine ci rimetto 2.357 euro. Non sono indignato per questo, siamo in Italia. Mi chiedo, potrà esserci mai una riforma della giu­stizia? Se il mio avvocato ha fatto mezzo e mezzo gli altri saranno di meno? Nella vicenda ho chiesto agli avvocati se nei corridoi del tri­bunale di Milan­o non sarebbe sta­to meglio avere a disposizione dei tavolini su cui appoggiare le car­te. Tavolini da pochi euro, non cer­to i tavoli di cristallo che trovi nei loro studi. Mi hanno riso in faccia. Come dire siamo all’inferno e pre­tendi pure? No signori, io non ci sto!Qui c’è molta gente che ci mar­cia e a cui non può fregar di meno se tu hai ragione o no, semplice­mente sono una «azienda» e co­me­tale deve semplicemente con­siderare solo ed esclusivamente il profitto. Giusto, il lavoro va paga­to. Ma almeno datemi un tavolino su cui poggiare le carte e poter fir­mare! La giustizia serve quando riesce a soddisfare la gente comune. Ser­ve non per il delitto di Avetrana o per le gemelline svizzere o per il pedofilo di turno. Il delitto si com­mette quando ti rubano il portafo­glio in tram o quando ti scassina­no la macchina. Il delitto si com­mette quando vai dalla polizia o dai carabinieri e ti dicono, presen­tando la denuncia, che «ghe ne minga». Credo che riformare la giustizia in Italia sia e sarà un grosso proble­ma per qualsiasi governo perché gli interessi economici in gioco so­no molto alti. Alla fine vorrei an­che far notare questa semplice co­sa. Io avevo ragione perché le stes­se commercialiste mi avevano confermato il loro errore. Invece ho dovuto agire per vie giudizia­rie. Ma non potevano dirmi sem­plicemente: «Ok, ho sbagliato scu­sami, adesso i soldi non li tengo, te li do fra tre anni a interessi zero piano piano, un euro alla volta». Loro mi avrebbero ridato sempre 5mila euro ma nel frattempo non avremmo dato, più o meno, 7.400 euro ad avvocati senza assoluta­mente ragione d’esistere (oltre ai 5mila comunque dovuti). Mi permetto di dire che la rifor­ma della giustizia non è solo un problema di potere e di giudici, è soprattutto un problema econo­mico. * Imprenditore