ILARIA MARIA SALA, La Stampa 21/2/2011, 21 febbraio 2011
Cina, parte la rivoluzione dei gelsomini - Dall’Egitto alla Cina: l’ondata di proteste che sta modificando l’assetto politico del Medio Oriente ha ispirato anche alcuni attivisti per i diritti umani in Cina, che hanno cercato di organizzare ieri una protesta su scala nazionale che è stata chiamata «la rivoluzione dei gelsomini»
Cina, parte la rivoluzione dei gelsomini - Dall’Egitto alla Cina: l’ondata di proteste che sta modificando l’assetto politico del Medio Oriente ha ispirato anche alcuni attivisti per i diritti umani in Cina, che hanno cercato di organizzare ieri una protesta su scala nazionale che è stata chiamata «la rivoluzione dei gelsomini». Malgrado il forte controllo che le autorità esercitano su Internet, l’idea della manifestazione si è diffusa tramite i servizi di micro-blogging di boxun.com (sito cinese con base negli Usa, censurato in Cina), Twitter (bloccato in Cina, ma accessibile a chi sa scavalcare il «muro di fuoco» della censura on line) e di quelli di sina.cn.com, un sito cinese accessibile dall’interno del Paese ma soggetto a frequente censura. Su quest’ultimo, di recente, le parole «gelsomino», e perfino «domani», infatti, sono state temporaneamente bloccate. Immediatamente, «tè al gelsomino» è divenuto l’ultimo tormentone del Web cinese, dove la satira riesce a rendere comica la sfida perenne contro i censori. Secondo gli internauti, la parola «gelsomino» sarebbe stata «armonizzata», in riferimento alla «società armoniosa» promossa dalle autorità e tradottasi in un inasprimento della censura. La protesta prevedeva che in tredici città ci si recasse in luoghi predeterminati per degli assembramenti pacifici. Ma l’intenzione è stata intercettata anche dalla polizia, che ha compiuto numerose detenzioni preventive nella notte fra sabato e domenica, e che si è presentata in massa ai luoghi dell’appuntamento. A Pechino, nella strada centrale dello shopping, a Wangfujin, il punto di incontro era davanti a un McDonald, dove una folla numerosa ha aspettato sotto gli occhi di folti cordoni di polizia. Liu Xiabai, un giovane manifestante, è stato portato via a forza dalla polizia per aver cercato di mettere un fiore di gelsomino in un vaso di piante davanti al locale. Altri manifestanti sono stati detenuti a Shanghai e Guangzhou. Un desiderio di protesta non legato a fatti specifici, ma ideali politici: le numerose proteste che hanno luogo quotidianamente nel Paese, infatti, sono di solito legate a fatti concreti e a realtà locali, e non aspirano a diventare movimento nazionale. L’avvocato Pu Zhiqiang ha commentato che «per quanto non si tratti di una richiesta di rivoluzione, la società cinese negli ultimi tempi è stata trasformata dalla corruzione e dalla illegalità, ed è solo logico che le persone abbiano voglia di protestare. Il governo dovrebbe consentire a queste voci dissonanti di esprimersi». L’intenzione governativa sembra essere invece tutt’altra: proprio mentre si organizzavano i «gelsomini», il presidente cinese Hu Jintao faceva un discorso alla Scuola centrale del Partito Comunista, in cui esortava i militari a controllare maggiormente la popolazione, ricordando loro che, per quanto la società sia «stabile», la dirigenza nazionale e locale deve impegnarsi maggiormente per amministrare i conflitti sociali.