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 2011  febbraio 20 Domenica calendario

Ecco la cupola che da Parigi decide le sommosse in Iran - «Salam askiada salam arz Kardam rooz Aval Esfand

Ecco la cupola che da Parigi decide le sommosse in Iran - «Salam askiada salam arz Kardam rooz Aval Esfand... Buon giorno e buo­ne cose, la chiamo per infor­marla: domenica 20 febbraio alle 15 si manifesta in tutte le principali piazze di Tehe­ran ». La protesta in Iran inco­mincia con una telefonata. Una chiamata anonima, pio­vuta da «chissà dove» che ti sputa nelle orecchie tutte le informazioni per esserci e parteciparvi. Noi de Il Giorna­le stavolta scriviamo da quel «chissà dove». Siamo in un piccolo e angusto monoloca­le affossato nelle viscere di una torre alveare della perife­ria parigina. Un buco trasfor­mato da una connessione in­ternet e da Skype nel centro direzionale della mobilitazio­ne prossima ventura. Ai posti di comando, tra video, cuffie e tastiere, ci sono una signora trentenne e un ragazzotto ventenne. Sono entrambi esuli. Lui, chiamiamolo Mr Y, ha cono­sciuto il carcere e le torture dopo manifestazioni del 2009 contro la rielezione truf­fa del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Lei si fa chia­mare Sherazade, come la pro­tagonista delle Mille e Una Notte, ed ha lasciato Teheran da qualche anno. Assieme ad una trentina di altri fuoriusci­ti sparsi per l’Europa sono gli organizzatori occulti del 25 Bahman, la grande protesta che il 14 febbraio ha portato in piazza centinaia di miglia­ia di iraniani. «Non eravamo sicuri di farcela, dopo gli scontri e gli arresti del dicem­bre 2009 la gente aveva molta paura. La differenza- raccon­ta Sherazade- l’ha fatta l’orga­nizzazione ». Tutto inizia una settimana prima del 25 Bahman quan­do lei è gli altri «congiurati» ricevono l’invito ad iscriverci ad un «gruppo segreto» su Fa­cebook. Quattro giorni dopo i misteriosi amministratori del gruppo distribuiscono le informazioni per l’uso. «Guarda qui». Sherazade apre Facebook. Il gruppo se­greto del 25 Bahman è già chiuso e cancellato. Ma la piattaforma per la rivolta digi­tale di domenica 20 febbraio (oggi per chi legge ndr ) non è diversa. Nome a parte, infor­mazioni e contenuti sono gli stessi. Il primo ingrediente, i cari­catori da affidare ai «cecchi­ni » della rivolta digitale, sono le liste di numeri da chiama­re. «Non so come li trovano. Ciascuno di noi ne riceve ogni giorno qualche centina­io. Se è festa sono di cellulari perché la gente è a spasso, al­trimenti sono abitazioni e uf­fici. Da quanto capisco sono divisi per quartiere. Chiamia­mo tutte le zone di Teheran dove i riformisti hanno più se­guito o ricevono più voti du­rante le elezioni. Colpiamo a tappeto tassisti e negozi. In­somma arriviamo in tutti i po­sti dove una telefonata ha più ascolto. Adesso Y te lo fa senti­re ». La tastiera digitale di Skype è in movimento. Una voce femminile affiora dal caos di un’arteria di Teheran: «Hallo chi parla?». Si blocca. Ripete «Con chi parlo?». Nella cor­netta risuona la parola mani­festazione. Lei si gela. Y assu­me un tono deciso, come rac­comandato dagli istruttori di Facebook. «Non riattacchi per cortesia». Dal brusio di Teheran un esile segno di vi­ta: «Vi sento». Y non desidera altro.«Allora,l’appuntamen­to è alle 15 in tutte le principa­li piazze di Teheran, ripeto in tutte le principali piazze di Teheran. La ringrazio, l’aspettiamo». Dall’altra par­te manco un fiato, ma neppu­re un clic fatale. «L’altra volta chiedevamo di camminare da Azad Square a piazza della Rivoluzione. Stavolta per non regalare vantaggi alla po­lizia siamo molto più vaghi­spiega Sherazadeh – la gran parte fa come lei, non dice nulla, ma neanche riattacca. L’informazione è arrivata a destinazione e si diffonderà con il passaparola. Per noi è un successo». Y lo sta già an­notando nel rapporto che, 300 telefonate dopo, invierà ai controllori del «sito segre­to » di Facebook. «Il 25 Bah­man abbiamo fatto 30mila te­lefonate, ma alla fine sapeva­mo che la manifestazione sa­rebbe riuscita. Se riattaccano o- come capita - t’insultano il contatto è un insuccesso. Se restano in linea, anche senza dire nulla per paura, la telefo­nata ha avuto effetto. Il 25 Bahman i risultati erano per tre quarti positivi. Abbiamo chiamato persino il quartiere dei Pasdaran e molti ci han­no ascoltato, molti dei loro fi­gli hanno addirittura promes­so di partecipare». Ma il vero mistero di questa e delle altre rivolte digitali resta- per dirla con Aristotele - , il primo mo­tore immobile. Chi è l’invisi­bile demiurgo manifestatosi dal nulla per riunire Sheraza­de, il signor Y e una trentina di congiurati digitali nel grup­po segreto su Facebook? Da chi arrivano i numeri da chia­mare e le istruzioni per l’uso? Sherazade e Y ammettono di non saperlo. «Per quanto ca­piamo l’organizzazione in Eu­ropa fa capo a quattro perso­ne. Solo loro conoscono tutti i membri del nostro gruppo. Un altro gruppo dirigente or­ganizza gli esuli residenti in America, ma neppure loro sanno di chi si tratti». A Pari­gi una cosa, insomma, l’ab­biamo capita. La grande rivo­luzione digitale esiste e fun­ziona, ma le sue chiavi sono nelle mani di un anonimo ed invisibile demiurgo. E senza di lui nulla inizia. E nulla si muove.