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 2011  febbraio 20 Domenica calendario

E Fli rischia di perdere anche il controllo del «Secolo» - Fini rischia di perdere anche la guerra del Secolo

E Fli rischia di perdere anche il controllo del «Secolo» - Fini rischia di perdere anche la guerra del Secolo . Inteso come Se­colo d’Italia , organo diretto con pi­glio militaresco dall’amazzone Fla­via Perina e diventato megafono del finismo. Fino a oggi il giornale è stato retto dall’amministratore uni­co Enzo Raisi, guerriero emiliano della truppa di Fini. Tuttavia, da tempo, il quotidiano è finito nel mi­rino degli ex An rimasti fedeli al Pdl. Il ragionamento di base è il seguen­te: perché il giornale che era di An, da quando il presidente della Came­ra ha deciso lo strappo, tutti i giorni sputa in faccia a chi non ha tradito il progetto del partito unico del cen­trodestra? Perché il giornale, che è anche dei lealisti, dà voce soltanto a quelli che hanno seguito Gianfran­co? Così non va bene. Per mesi la questione è stata ri­mandata anche per non contribui­r­e ad aizzare animi già troppo surri­scaldati. Ma ora sembra si sia arriva­t­i al redde rationem anche sullo sto­rico giornale del Msi. La guerra si è combattuta all’interno del comita­to dei garanti che gestisce l’intero patrimonio dell’ex Alleanza nazio­nale, destinato a diventare fonda­zione. Quello stesso organo presie­duto dal senatore Francesco Pon­tone, dimessosi dopo l’ affaire di Montecarlo e ora transfuga del Fli. Nel tesoretto gestito dal comitato, ora guidato dal senatore pidiellino Giuseppe Valentino, oltre al patri­mon­io immobiliare e alla cassafor­te c’è anche il quotidiano di via del­la Scrofa. Battaglia persa, visto che sei dei nove membri del comitato sono rimasti lealisti al Pdl. Per me­si s’è giocata una guerra di nervi. I finiani a chiedere soldi per tenere in piedi il loro megafono; gli altri a negarli o quantomeno a limitare gli esborsi alla sola attività ordina­ria e non a quella straordinaria. Una bella gatta da pelare visto che Il Secolo naviga in pessime acque e i debiti, che solitamente venivano ripianati dal partito, con la cassa­forte congelata resteranno debiti. Ma al di là dei problemi economi­ci, la resa dei conti politica sembra essere arrivata. Il comitato ha infat­ti chiesto di istituire un consiglio d’amministrazione al posto del­l’amministratore unico. A Raisi è stato chiesto di farne parte ma, di­ce il finiano, «Che ci sto a fare se gli altri sono tutti berluscones?». Il nuovo cda sarà composto dall’ono­revole Mario Landolfi, ex ministro delle Comunicazioni del governo Berlusconi III; dal senatore Giusep­pe «Peppino» Valentino, avvocato di grido del partito, un tempo vici­nissimo a Pinuccio Tatarella, ora le­gato a Gasparri e La Russa; da Ales­sio Butti, storico missino di Como e senatore pure lui; da Ugo Lisi, de­putato pugliese; dal senatore Fran­co Mugnai, toscano, molto amico di Matteoli. In pratica la testa del giornale torna «lealista» e il timo­ne? «Rimuovere la Perina? Se non sarà il primo passo sarà il secon­do », dice Raisi. È ancora presto per sapere se la direttora ha le ore contate. Di certo l’esigenza di riequilibrare l’organo che era di An c’è eccome. E la vec­chia proposta di una condirezione del quotidiano era stata a suo tem­po respinta dall’amazzone finia­na. In compenso la Perina ha già cominciato a fare fisicamente le va­ligie. Dalla stanza che divideva con Luciano Lanna ha infatti trasloca­to nell’ex archivio fotografico dove si facevano le riunioni e dove una volta c’era la segreteria. Di fatto s’è asserragliata nella stanza più isola­ta che però ha un’uscita di sicurez­za. Dal canto suo, ieri, in un edito­riale, sputava un po’ di tossine sui suoi ex alleati: «Sul Secolo trovere­te un’intervista a Lele Mora anzi­ché a Menia ». Veleni. Forse gli ulti­mi.