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 2011  febbraio 19 Sabato calendario

Vai male a scuola? Non preoccuparti è colpa del Dna - Dunque, dopo aver ap­preso che la depres­sione, l’egoismo, il senso di amicizia, l’ot­timismo, il pessimi­smo, il senso di tra­scendenza dipendono dai geni, ap­prendiamo dall’ultima «ricerca» che anche i successi scolastici dipen­dono dai geni

Vai male a scuola? Non preoccuparti è colpa del Dna - Dunque, dopo aver ap­preso che la depres­sione, l’egoismo, il senso di amicizia, l’ot­timismo, il pessimi­smo, il senso di tra­scendenza dipendono dai geni, ap­prendiamo dall’ultima «ricerca» che anche i successi scolastici dipen­dono dai geni. È un diluvio. Tanto che uno scienziato non sospettabile di diffidenza nei confronti della ge­netica come Edoardo Boncinelli ha messo in guardia da questo moltipli­carsi di annunci, osservando che se si parla di patologie è un conto, ma «se parliamo di ciascuno di noi, con le proprie inclinazioni verso questa o quella caratteristica fisica o psichi­ca, il discorso si presenta molto più sfumato e riconducibile a una consi­derazione di carattere generale: tut­to quello che siamo lo dobbiamo in parte ai nostri geni, in parte alla no­stra storia personale e in parte anche a fattori causali difficilmente identifi­cabili, ma sicuramente all’opera in ciascuno di noi. [...] se siamo pessi­misti o no, dipende anche dai geni, ma non solo da quelli». Ed ha ammo­nito: «È inutile che cerchiamo scuse o comodi alibi». Gli «scienziati» risponderebbero: noi non diciamo che i geni sono l’uni­co fattore determinante, ma che so­no un fattore importante. Saranno diventati calvi per lo sforzo di pensa­re una simile banalità. Chi si sogna di escludere che i fattori genetici non contino e di sostenere che sia­mo tutti uguali? Ma loro vantano di fare un passo avanti rispetto a que­sta generica affermazione: stimano quantitativamente l’entità dell’in­flusso. Nel caso dei successi scolasti­ci i fattori genetici conterebbero per il 50 per cento. Correlare caratteristi­che genetiche a rendimenti intellet­tuali è l’operazione più arbitraria che si possa immaginare e viene da rabbrividire a pensare che qualcuno si possa arrogare il diritto, su basi tan­to inconsistenti, di dire: «Tu sei intel­lettualmente inferiore in quanto ge­neticamente minorato». Ma ancor più assurdo è voler stimare il peso delle caratteristiche genetiche entro un insieme di fattori di natura dispa­rata la cui lista è impossibile da farsi in quanto «difficilmente identificabi­li ». Bisognerebbe stimare assieme ai fattori genetici il clima familiare, la fidanzata che ti ha piantato, le fortu­ne, le disgrazie, i lutti, gli incidenti d’auto, la retrocessione della squa­dra preferita: cose talmente disomo­g­enee che la sola idea di volerle misu­rare fa ridere. E poi misurare cosa? Dicono di aver misurato l’apprendimento.Ma l’apprendimento non è una grandez­za misurabile. Esso può essere, al più, grossolanamente stimato in due modi: mediante i voti assegnan­ti dagli insegnanti, che però non so­n­o una misura ma la rappresentazio­ne numerica di un giudizio soggetti­vo, oppure con dei test, anch’essi frutto delle idee soggettive di chi li ha pensati. Insomma, quel 50 per cento non vale niente. Potrebbe essere 10, 30 o 70. Il pubblico che assiste a questa on­data di «scoperte scientifiche» do­vrebbe essere messo in guardia non solo da quelle più evidentemente ciarlatanesche: chiunque capisce quanto sia insensato asserire che la predisposizione ad essere di destra o di sinistra dipende dai geni. Se la destra e la sinistra politiche fossero categorie cerebrali vorrebbe dire che il cervello è cambiato di colpo un paio di secoli fa. Basta una cono­s­cenza minima della storia per sape­re che destra e sinistra sono catego­rie della politica moderna. Ma al di là dalle ciarlatanerie evidenti, occor­re guardarsi dalle intenzioni che so­no dietro ad alcune di queste ricer­che. Spieghiamo con un esempio. Alla vigilia del nuovo anno la stam­pa francese ha annunciato: la scien­za prende il posto degli oroscopi. Un ricercatore del Consiglio delle ricer­che francese ha svelato che i nati in dicembre sono svantaggiati rispetto a coloro che nascono in altri mesi. Ri­schiano di avere un percorso scola­stico più difficile e di veder penalizza­ta la loro carriera professionale. La pubblicazione dell’articolo ha susci­tato­una valanga di commenti ironi­ci e sferzanti. La lettrice di un giorna­le ha scritto: «Ecco un’altra ricerca­bidone. Sono nata il 25 dicembre, a scuola ero tra i migliori, oggi sono di­rigente d’impresa e guadagno be­ne ». Un altro risponde: «Non sono d’accordo che questa ricerca non serva a niente... Certamente è servi­ta a demoralizzare qualcuno e so­prattutto serve a degli pseudo ricer­catori scientifici psicologi per guada­gnarsi bene la vita per un po’ di me­si ». In effetti, basta una rapida ricer­ca sui nati famosi in dicembre per far­si quattro risate: una galleria di car­riere professionali sfolgoranti... Tuttavia, la difesa è facile. Che in dicembre siano nate molte persona­lità di successo non dimostra nulla circa le prestazioni della media. So­prattutto qui si parte dalla considera­zione di uno squilibrio di partenza, nella stessa classe scolastica, tra chi nasce in gennaio e chi ha undici me­si­di meno in quanto è nato in dicem­bre. La ricerca stima che, in Francia, gli scarti di rendimento negli esami sono dell’ordine del 10-15 per cento nel caso di massima distanza di età, cioè per i «dicembristi». Ma la vera questione è: come influisce ciò sul futuro professionale dei «dicembri­sti »? Ebbene, al termine di ottanta pagine di analisi che «mobilitano» una gran massa di dati statistici, ri­sulta che l’handicap della data di na­scita non ha alcun effetto pratico. Si tratta di scarti da prefisso telefonico internazionale. L’impatto sulla pro­babilità di finire disoccupato dà uno scarto dello 0,004 tra «dicembristi» e «gennaisti», dello 0,001 nel caso del­le donne... In sostanza, si ammette esplicitamente che il mese di nasci­ta «non esercita un’influenza deter­minante sul destino professionale». Bisognerebbe trarne la conclusione che la scuola recupera egregiamen­te le differenze dovute agli scarti di età presenti nelle singole classi, mal­grado differenze di rendimento (non rilevanti). E invece no: s’insi­ste. Questa insistenza trova una pri­ma spiegazione nella disamina del­la bibliografia in materia. Si scopre una letteratura imponente che af­fronta i temi e propone le tesi più di­sparate: dipendenza dei rendimenti scolastici dal mese, dal trimestre o dalla stagione di nascita, se la nasci­ta d’estate provochi svantaggi, gli ef­fetti sulla carriera del giorno di matri­monio o dell’uso della pillola con­traccettiva, fino alle conseguenze del nascere in periodo di luna pie­na... C’è di che dar ragione alla lettri­ce francese: questi sono ricercatori che vivono inventandosi le ricerche più strampalate e si rendono credibi­li citandosi a vicenda. Ma c’è dell’altro.Dice l’autore del­­l’articolo: se non possiamo scegliere la nostra data di nascita il sistema scolastico deve correggere le dise­guaglianze scolastiche, introducen­do un «coefficiente compensativo per correggere i risultati scolastici in funzione del mese di nascita». È chia­ro l’intento? Sei nato in dicembre? Ti avvarrai di un fattore compensati­vo, che so io, di 1,3: se prendi 5 in ma­tematica diventerà 6 e mezzo. Altri fattori per i nati in estate o in luna pie­na. Quanto ai deficienti genetici, è da immaginare che il fattore corretti­vo sarà definito dall’esito della riso­nanza magnetica. Poi si tratterà di «rinormalizzare» le carriere delle donne che prendono la pillola. C’è tanto lavoro da fare per gli «speciali­sti »... Insomma,siamo di fronte all’ideo­logia dell’egualitarismo in versione politicamente corretta- siete diversi alla nascita, ma la società vi renderà uguali, a colpi di parametri corretti­vi - nelle mani della dittatura degli specialisti. Certo, si tratta di speciali­sti da barzelletta, ma che sanno co­me rendersi credibili: si citano a vi­cenda e balzano ai vertici delle valu­tazioni bibliometriche (memento per i futuri commissari dell’Anvur, Agenzia nazionale di valutazione dell’università e della ricerca)quan­d­o dovranno definire i criteri di valu­tazione.