Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  febbraio 21 Lunedì calendario

LO ZUCCHERO DEI GRANDI SPECULATORI

Qualcuno l’ha chiamata provocatoriamente «la rivoluzione di Bernanke» . La rivolta che ha fatto cadere il regime di Mubarak in Egitto e sta destabilizzando gli altri in Nord Africa e Medio Oriente, con in piazza la gente esasperata anche per i rincari dei prezzi alimentari, avrebbe le sue origini nella politica della Federal Reserve. Cioè nella decisione del governatore della banca centrale americana Ben Bernanke, lo scorso agosto, di avviare la fase due del quantitative easing (QE2): l’immissione di altri 600 miliardi di dollari sul mercato per dargli liquidità (comprando titoli di Stato) e stimolare un’economia ancora debole .
Azione e reazione
Tanto denaro in circolazione a tassi bassi ha infatti preso la strada della speculazione sulle materie prime, un investimento raccomandato da molti guru della finanza di fronte ai rischi di svalutazione del dollaro e del reddito fisso.
Proprio da agosto i prezzi di molte commodity si sono infiammati: +100%il cotone, +68%lo zucchero, +34%i semi di soia e +22%il grano. La Fao (Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura) ha lanciato l’allarme: il suo indice dei prezzi alimentari ha raggiunto il massimo degli ultimi 20 anni, superando il precedente picco della primavera-estate 2008 quando il caro-pane e caro riso già avevano scatenato sommosse popolari in Egitto, Camerun e Haiti. La stessa Fao ha citato il dollaro debole come un «fattore primario» negli attuali rincari. E ora Wall Street e le altre Borse temono che il riaccendersi dell’inflazione faccia deragliare il rally azionario degli ultimi mesi.
Ma la colpa non è della Fed, ribattono i difensori di Bernanke. Il premio Nobel per l’Economia Paul Krugman ha spiegato: «Se volete sapere perché c’è un rialzo dei prezzi alimentari, i dati suggeriscono che la causa chiave sono state delle condizioni meteorologiche terribili che hanno portato a cattivi raccolti, soprattutto nell’ex Unione sovietica» . In Russia infatti c’è stata una devastante siccità, poi in Australia sono arrivate le inondazioni che hanno distrutto i campi di grano e ora la siccità sta colpendo vaste aree della Cina. C’è poi chi fa notare che comunque nel lungo termine i prezzi sono destinati a salire perché gli abitanti dei Paesi emergenti diventano più ricchi e mangiano meglio, come i cinesi che consumano più carne: e per soddisfare la loro domanda, è necessario più mangime per allevare più bestiame . Poi c’è il problema dei sussidi governativi che distorcono il mercato: per esempio quelli che negli Usa hanno distolto le produzioni agricole dal cibo in favore del granoturco per l’etanolo.
Ma come se tutto questo non bastasse, «l’inflazione dei prezzi alimentari ha attratto gli speculatori a caccia di profitti di breve termine ai danni della gente che cerca di vivere con dignità, una cosa difficile da capire per chi vuol lavorare nell’interesse di lungo termine della società» , ha denunciato al summit economico di Davos Paul Polman, l’amministratore delegato di Unilever, un colosso che fra l’altro compra il 6%della produzione mondiale di pomodori.
Gli speculatori cercano di cavalcare le tendenze, scommettendo sul rialzo (o sul ribasso) delle quotazioni dei futures , i contratti finanziari nati come strumento per i produttori e i commercianti di materie prime che vogliono proteggersi dalle fluttuazioni del mercato, fissando oggi il prezzo a cui consegneranno la merce domani. Negli ultimi anni le posizioni puramente finanziarie — cioè di chi non tratta le materie prime ma vuole solo scommettere sui prezzi — sono cresciute a dismisura: dietro ci sono i gestori di hedge fund , ma anche trader individuali e investitori istituzionali come i fondi pensione che partecipano al «gioco» attraverso i fondi indicizzati alle commodity . La banca d’investimenti Barclays capital ha calcolato che l’anno scorso 60 miliardi di dollari sono stati investiti in questo modo sulle commodity . Non esistono però dati chiari su come il comportamento degli speculatori influenzi i prezzi.
Cotone di guerra
Secondo la Borsa specializzata sui futures del cotone, l’Intercontinental Exchange , è colpa loro se i prezzi di questa fibra sono arrivati a livelli mai visti in America dai tempi della guerra civile: così ha introdotto misure straordinarie per limitare le grosse scommesse di chi non tratta materialmente il cotone. Anche l’autorità Usa di controllo sui future delle materie prime , secondo la riforma finanziaria varata l’anno scorso a Washington, dovrebbe introdurre regole per rendere questo mercato più trasparente e non manipolabile da pochi grandi speculatori. Ma il suo presidente Gary Gensler ha detto di non riuscire a rispettare le scadenze perché non ha sufficienti dati su cui basare le nuove proposte.
Intanto i rincari alimentari hanno riacceso i timori di inflazione in gran parte del mondo. I prezzi al consumo in gennaio sono saliti al 5,3%in Cina e al 5,9%in Brasile, sopra i livelli desiderati dai rispettivi governi; ma anche in Gran Bretagna sono arrivati a sorpresa al 3,7%e nell’area dell’euro sono al 2,4%contro il 2%fissato come obbiettivo dalla Bce. Negli Usa sono ancora sotto il livello del 2%.
La banca centrale cinese la settimana scorsa ha alzato per la terza volta in quattro mesi il costo del denaro cercando di giocare in anticipo contro le aspettative di ulteriori rincari. All’opposto la Fed sembra intenzionata a non cambiar politica. E i mercati sono sempre più nervosi, preoccupati che «la rivoluzione di Bernanke» non finisca male.
Maria Teresa Cometto