Maria Teresa Cometto, CorrierEconomia 21/02/2011, 21 febbraio 2011
TWITTER SI AFFIDA AL CABARETTISTA
Dick Costolo ha la battuta facile. Non a caso per anni ha fatto cabaret improvvisando sul palcoscenico del Chicago’s Annoyance Theater. E si intende anche di high-tech. Laureato in Scienza dei computer alla University of Michigan, ha creato la dot. com Feedburner e poi l’ha venduta per 100 milioni di dollari a Google.
Doti
Una perfetta combinazione insomma per lavorare a Twitter, il servizio che permette di diffondere ai propri seguaci — via telefonino o Internet — brevi messaggi (140 caratteri al massimo) chiamati tweet: battute fulminanti per raccontare che cosa si sta facendo, esprimere commenti o raccomandare prodotti; e anche organizzare manifestazioni e movimenti politici, come è successo in Egitto. E in Iran.
Così, appena iniziato a lavorare a Twitter nel settembre 2009, Costolo ha lanciato questo suo primo tweet dal quartier generale a San Francisco: «Compito n. 1: indebolire il ceo, consolidare il potere» . Detto fatto. Un anno dopo è diventato lui il Ceo (amministratore delegato) della società che ora fa gola sia a Google sia a Facebook.
Secondo voci di mercato — smentite da Costolo — sarebbero in corso negoziazioni che valuterebbero Twitter fino a 10 miliardi di dollari. E i titoli di questa società — sebbene non quotati e ben lontani dal debutto in Borsa — sono così caldi, che la banca JPMorgan Chase sta raccogliendo 1 miliardo di dollari per un fondo di cui 200 milioni sono destinati proprio alle azioni di Twitter, comprate sui mercati non ufficiali. Valutazioni da Bolla speculativa, per una società che funziona solo dal 2006 e non ha una chiara fonte di profitti? Lo pensano in molti, ma Costolo non si scompone: persone a lui vicine hanno detto al Wall Street Journal che lui immagina di poter far crescere Twitter fino a valere 100 miliardi di dollari, a un livello vicino a Google.
La missione
E al Mobile World Congress svoltosi la settimana scorsa a Barcellona ha dichiarato che Twitter sta già guadagnando soldi, pur senza dare cifre sul fatturato (150 milioni di dollari secondo alcune stime) e tantomeno su eventuali utili.
«Il giorno in cui i marchi spenderanno milioni di dollari in pubblicità su Twitter come fanno con Google è solo dietro l’angolo» , aveva detto Costolo appena nominato Ceo lo scorso ottobre. Le aziende possono usare Twitter a pagamento in tre modi: creando un proprio account per restare in contatto con i clienti e avere da loro feedback; lanciando tweet sponsorizzati e piazzandosi in cima alle classifiche sui «trend» .
La missione di Costolo è sviluppare questo business senza alienare la base di utenti per i quali il servizio è gratis, secondo un modello simile a quello di Google. Per diffondere la base dei suoi clienti, il ceo ha promesso di rendere Twitter facile da usare, istantaneo e ovunque disponibile.
Per questo sta potenziando il suo staff (oggi 300 dipendenti) e assumendo ingegneri, che dovranno integrare meglio le funzioni del servizio e pensare a come trasformare gli utenti passivi (200 milioni registrati) in attivi.
Costolo non è giovanissimo: ha 47 anni, 20 più di Mark Zuckerberg (Facebook) e dieci più di Larry Page e Sergey Brin (Google). E il suo background è originale. Nato a Detroit, da teenager aveva imparato a programmare videogiochi su un computer regalatogli dal papà, ingegnere alla Pontiac (General Motors). All’università aveva studiato anche arte, oltre a computer science e poi invece di accettare le offerte di lavoro di grandi aziende tecnologiche, aveva deciso di andare a vivere a Chicago e calcare le scene del teatro d’improvvisazione.
Negli ultimi dieci anni a Chicago ha fondato tre startup e quando nel 2007 ha venduto l’ultima a Google, è andato a lavorarci fino a quando è passato a Twitter. I tre inventori di Twitter — Jack Dorsey, 34 anni, Biz Stone, 37 e Evan Williams, 39, il ceo fino a cinque mesi fa — ora ricoprono il ruolo rispettivamente di presidente, direttore creativo e stratega del prodotto.
Maria Teresa Cometto