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 2011  febbraio 21 Lunedì calendario

ATTREZZARCI PER TEMPO A UN SOGNO I 200 MILIONI DI CINESI NUOVI RICCHI

Al G-20 di Parigi, il ministro dell’Economia brasiliano ha respinto, a nome dei Bric (Brasile, Russia, India e Cina), la richiesta dei Paesi ricchi di considerare le riserve di valuta estera— particolarmente elevate per i Paesi emergenti — tra gli indicatori di squilibrio da monitorare per evitare nuove crisi. È un segno del fatto che nel mondo nuovo i poveri di ieri possono battere il pugno sul tavolo con ben maggiore efficacia di quanto fece Kruscev con la sua scarpa all’Onu nel 1960. La direzione che sta prendendo il mondo è indicata dalle stime della Confindustria sull’aumento dei nuovi ricchi in Cina. Intorno al 2015 i nuovi ricchi cinesi, cioè persone con un reddito superiore a 30 mila dollari annui, con tante donne benestanti e indipendenti e tanti giovani milionari, potrebbero essere 200 milioni. Se questo è il quadro, la lista delle cose da fare per le aziende e per i governi del Vecchio Mondo cambia radicalmente. I Paesi «low cost» , buoni solo per risparmiare sul costo del lavoro e per delocalizzare, diventano superpotenze ma anche mercati di sbocco per prodotti e servizi sofisticati su cui investire già oggi. È vero che già nel 2010 è raddoppiato il valore del vino italiano esportato in Cina e sono quasi triplicate le vendite di grana padano e di parmigiano reggiano. Ma nello stesso tempo è anche molto peggiorato il disavanzo agroalimentare con la Cina. Vuol dire che i nuovi ricchi cinesi non sono lì a nostra disposizione. Per cogliere l’occasione, ci vuole una politica di promozione dei marchi che, nel caso dell’Italia, rafforzi il Made in Italy nel suo complesso. Una voce importante di questa agenda è la promozione del turismo: solo se i ricchi cinesi conosceranno Paestum, impareranno ad apprezzare la qualità e saranno più disponibili a pagare per gustare la vera mozzarella di bufala campana. Senza dimenticare l’esigenza che l’Europa trovi una voce sola per difendersi e imporre — ove necessario — dazi e restrizioni quantitative a fronte di palesi violazioni dei diritti di proprietà intellettuale e copyright da parte dei produttori dei Paesi emergenti. Il mondo nuovo non sarà un valzer per signorine. Meglio attrezzarsi per tempo.
Francesco Daveri