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 2011  febbraio 21 Lunedì calendario

PIETRO L’ALPINO E IL FRONTE DEL DON. IL RICORDO RITROVATO SU EBAY — I

fratelli e i parenti di Pietro l’alpino si erano messi il cuore in pace: c’era una probabilità su un miliardo di ritrovare notizie o ricordi del loro parente inghiottito dalla tragedia della spedizione in Russia, sparito nel grande turbine di gelo, fuoco e sangue che fu la battaglia di Nikolajewka combattuta nel gennaio del ’ 43. E invece Dario Roggerini, nipote di Pietro, ha centrato quella infinitesimale possibilità: navigando su Internet in maniera del tutto casuale ha scoperto che la pagina tedesca di eBay aveva messo in vendita la piastrina di riconoscimento appartenuta allo zio. E al culmine di un inseguimento telematico durato due mesi ha riportato a Gorno, il paese della Val Seriana da cui Pietro partì nel ’ 41, quell’unica testimonianza rimasta dopo 67 anni.
Le enormi frontiere aperte da Internet, l’epopea delle Penne Nere in Russia e il carico di affetti e commozione che ancora suscitano e persino una storia carica di spirito per la patria da raccontare ora che si celebrano i 150 anni dell’Italia unita: tutto sta dentro la vicenda di Pietro Roggerini, il cui filo del discorso si spezza nel ’ 43 in una steppa russa e si riannoda nel 2010 davanti a un computer di Bergamo. «Non riuscivo a credere a quello che stava capitando, fino all’ultimo temevo di trovarmi davanti a un equivoco» racconta Dario Roggerini, figlio di un fratello dell’alpino disperso e protagonista dell’eccezionale ritrovamento. Impiegato in un’azienda metalmeccanica, 46 anni, Dario vive ancora a Gorno e da lì racconta la sua storia anticipata da L’Eco di Bergamo. E per prima cosa riporta le lancette dell’orologio agli anni dell’ultima guerra: «Zio Pietro aveva 21 anni quando partì da casa. In base ad alcune testimonianze raccolte tra i suoi coetanei mi hanno detto che inizialmente fu inviato sul fronte greco-albanese» .
Ma poi ci sono i documenti ufficiali e le lettere scritte a casa che fanno da «navigatore» nell’odissea di Pietro Roggerini: nel dicembre ’ 41 spedisce alcune cartoline a casa da Torino, dove è il suo battaglione alpino finché a luglio viene messo su un treno, destinazione fronte del Don. «Abbiamo viaggiato per settimane trovando sempre campi infiniti e cataste di frumento» dice una lettera datata luglio ’ 42, segno inequivocabile che l’alpino si trova già in Russia. Le missive arrivano a Gorno con cadenza frequente e regolare ma si interrompono il 6 febbraio ’ 43, quando la brigata tridentina, che ha partecipato alla battaglia di Nikolajewka, sta cercando disperatamente la strada verso casa. «Prima o poi la Russia cadrà» sono le sue ultime parole inviate ai familiari. Da lì in avanti il buio totale, per lui come per migliaia di suoi commilitoni. E’ qui che entra in gioco, con un salto in avanti nel tempo, il nipote Dario. «Ho la passione del computer— racconta— e da un paio d’anni avevo inserito il nome del mio paese, Gorno, nel sistema Google Alert: quasi ogni giorno ricevo file, notizie, foto in qualche maniera legate al posto in cui vivo» . E la sera del 20 dicembre scorso Google Alert intercetta il messaggio in bottiglia del destino: «Il computer mi invia il link a un forum dove si sta svolgendo questa discussione: "Pago una birretta a chi decifra il nome del soldato su questa piastrina"dice il primo utente. "Pietro Roggerini, Gorno (Bergamo), 1920"è la risposta di un anonimo interlocutore che lampeggia sul monitor. Ho un soprassalto: sono proprio i dati di mio zio» .
Non resta che tirare il bandolo della matassa: «Scopro che la piastrina è stata messa in vendita su eBay— racconta Dario — ma nella pagina tedesca. Per giunta il venditore è un russo che si cela dietro un nickname. Insomma, raggiungerlo non è stato facile ma alla fine l’aggancio c’è stato: il russo mi racconta di aver trovato il cimelio nei pressi di Tambov, una località dove ho scoperto effettivamente ci fu un campo di prigionia di soldati italiani. Di più: il russo mi dice di aver già venduto la piastrina a un acquirente di Parma» . In un modo o nell’altro, insomma, l’alpino Pietro aveva già ritrovato la strada di casa. «Il signore di Parma è stato molto comprensivo— così Dario chiude il cerchio della storia — e mi ha inviato per posta l’ultimo ricordo dello zio. Ovviamente senza chiedere denaro» .
Dietro la lapide del cimitero di Gorno che ricorda il sacrificio di Pietro dal primo febbraio non c’è più il vuoto assoluto. La speranza adesso sarebbe quella di trovare il luogo in cui l’alpino è sepolto. «Ma le autorità russe non rilasciano facilmente informazioni» si rammarica il nipote. Ma chissà, fatto un miracolo il destino può sempre concedere il bis.
Claudio Del Frate