Francesca Barbiero, Il Sole 24 Ore 21/2/2011, 21 febbraio 2011
EMILIO SALGARI, LA GIUNGLA DI TORTURE DEL CORSARO PULP
Da Alaska a Zulu attraverso arrembaggi, naufragi, combattimenti a colpi di scimitarre e indicibili torture tra voraci formiche e serpenti dal morso letale. Il 25 aprile del 1911 Emilio Salgari, con la determinazione di un samurai, affonda il rasoio affilatissimo nello stomaco e in gola e muore dissanguato in un bosco nei dintorni di Torino. Stremato dai debiti e dalla follia della moglie, «spezza la penna» - come scrive nel biglietto d’addio - e si toglie la vita. A cento anni dalla sua morte si annunciano libri, biografie, rievocazioni e convegni, mentre l’eroe salgariano Yanez è addirittura approdato a Sanremo con un pezzo di Davide Van De Sfroos, nome d’arte del cantautore Davide Bernasconi.
Tra gli omaggi editoriali che stanno per vedere le stampe, in uscita per l’editori Zandonai arriva anche un assai insolito Suppliziario illustrato, tutto Salgari tortura per tortura. Il repertorio delle efferatezze presenti nei romanzi salgariani è opera di due giornalisti che si nascondono (ma non troppo) sotto lo pseudonimo di Battistino Barometro, eroe satirico di Silvio Pellico.
Santi Urso e Antonio Bozzo sono due ammiratori devoti dello scrittore (che di fan ne ha avuti tantissimi, da Borges a Che Guevara, da Pavese a Paco Ignacio Taibo II che recentemente ha pubblicato un sequel salgariano intitolato Ritornano le tigri della Malesia) e si considerano dei semplici collettori dei passaggi più cruenti e sanguigni dei romanzi salgariani. «Quello che è accaduto con gli anni anche nelle illustrazioni dei libri – racconta Santi Urso – è che si siano sottaciuti i passaggi più cruenti, più truci di Salgari. Già Antonio Faeti nel 1975 aveva affrontato il tema della crudeltà nei personaggi salgariani e faceva notare come ci fosse del sadismo. Salgari era uno scrittore compulsivo, costretto dalle difficoltà economiche a produrre pagine su pagine. In tutta l’enorme produzione dello scrittore un tema ricorrente è proprio quello dei supplizi, presenti in quasi tutti i romanzi».
Salgari, del resto, è uno scrittore autenticamente risorgimentale; molti studiosi riconoscono nei suoi eroi i tratti del mito garibaldino animati da una profonda idea di giustizia. «Lui ha interpretato benissimo lo spirito dei tempi – prosegue Santi Urso –. Il tema centrale del ciclo malese è sicuramente quello dello schieramento in favore degli oppressi contro gli oppressori inglesi. La crudeltà è saldata profondamente con la giustizia. Il Corsaro Nero arriva a condannare a morte la donna che ama. Ecco perché non può esserci cedimento, non può esserci pietà».
Il Suppliziario di Battistino Barometro, che si sviluppa come un dizionario vero e proprio, tenta di recuperare una serie di illustrazioni che negli anni si sono perdute o annacquate sotto i colpi della fairness e del politically correct. Un esempio che riporta Santi Urso è quello di una delle illustrazioni di Gamba ai Misteri della Giungla Nera. «Nelle edizioni più recenti – spiega – il ferocissimo interrogatorio di Kammamuri, il cameriere di Tremal Naik, è sparito».
Nell’elenco delle atrocità, il Suppliziario tiene conto dello sviluppo dei luoghi e di un’altra distinzione cara alla morale salgariana, quella tra la tortura e la pena capitale. «Il supplizio non si conclude mai con la morte – spiega –. Il prigioniero deve essere costretto a parlare ma va assolutamente tenuto in vita. Gli esempi che abbiamo raccolto in tutto sono 73 spulciando tra gli 82 romanzi di Salgari anche se sul numero esatto gli studiosi si azzuffano. La cosa che colpisce è la straordinaria inventiva dell’autore. Gli episodi non si ripetono quasi mai. Dall’interramento fino alla gola per essere lasciati morire di fame e sete ad alcuni supplizi classicissimi come il palo per i turchi e lo scotennamento, per non parlare di quelli più fantasiosi come il supplizio dei pettini. I supplizi salgariani sono una fonte inesauribile di fantasia e inventiva allo stato puro. Salgari ripete solo il titolo dei capitoli che è spesso "Un supplizio spaventevole". Ma le modalità dello spavento con cui incollare al libro i suoi lettori sono davvero inesauribili».