Elisabetta Iovine, ItaliaOggi 19/2/2011, 19 febbraio 2011
SINGAPORE È LA CAPITALE DEL SAPERE
Ecco la patria dei cervelli, che siano o meno in fuga da nazioni dove la ricerca è diventata una bella cenerentola. Singapore è ormai diventata la capitale del sapere. I centri sperimentali si moltiplicano e il piccolo stato ambisce a insediarsi al vertice dell’attività di ricerca e sviluppo dell’intera area asiatica. È vero che la finanza e i servizi correlati producono il 65% del pil, ma il settore produttivo è sempre più strategico.
Basti pensare che i laboratori di microelettronica, che una decina d’anni fa avevano fatto la fortuna della città-stato, si sono trasferiti in Cina e in Vietnam.
Del resto, non mancano i motivi di attrazione per gli stranieri: università ultra moderne, laboratori all’avanguardia, spazi verdi a dismisura in tutta l’area, comprese le zone centrali. Ma Lim Chuan Poh, a capo dell’Agenzia per la scienza, non ama crogiolarsi nei successi e guarda avanti: dobbiamo fare meglio di tutti perché siamo più piccoli di chiunque altro. Alle sue dipendenze c’è un gruppo di 3 mila persone, con un budget di 5,4 miliardi di dollari di Singapore (3 mld euro) garantito dal governo per i prossimi cinque anni.
Per ora, tuttavia, Poh ammette che Singapore non è arrivato al livello del Giappone, che rimane il numero uno nell’intera regione. Al tempo stesso, Taiwan e Sud Corea hanno raggiunto livelli di eccellenza nel comparto dell’elettronica. Ma il punto è un altro: Singapore vuole fare qualcosa di totalmente diverso, attirando specialisti dal mondo intero. La presenza multinazionale nel piccolo stato, per Poh, è una questione di sopravvivenza. Basti pensare che oltre metà del personale che dipende da lui proviene da una sessantina di nazioni.
Uno studio di Gallup, pubblicato recentemente, rivela che proprio Singapore, insieme al Giappone, è in testa ai sogni dei giovani, che vorrebbero viverci. In particolare, a Singapore la popolazione triplicherebbe se tutti quelli che vorrebbero trasferirvisi potessero farlo. Il governo non perde occasione per ribadire che ci sono grandi possibilità di carriera in un ambiente e con un capitale umano di tutto rispetto.
Il piccolo paese asiatico ha visto l’anno scorso il pil schizzare a +14,7%, ma nuovi traguardi sono all’orizzonte. L’idea è diversificare il più possibile le proprie capacità nelle tecnologie di punta, nelle biotecnologie e nel settore ambientale. Lo ha ricordato ultimamente il vice primo ministro, Teo Chee Hean, sottolineando che le università sono mobilitate nel preparare i migliori cervelli ad affrontare le sfide che si presenteranno in Asia e a trovare le soluzioni più soddisfacenti. Un esempio da imitare: lì i cervelli vengono attirati come calamite e non, come succede in Italia, trascurati.