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 2011  febbraio 20 Domenica calendario

GIUDIZIO IMMEDIATO A MILANO. LA CARTA DELL’IMPROCEDIBILITA’ — È

stata chiamata «l’arma segreta» che potrebbe risolvere il caso del processo Ruby contro il premier. La parola chiave è «improcedibilità» , e cioè l’affermazione che il premier non può essere sottoposto a quel processo. Si tratterebbe di una vera e propria «delibera» in questo senso che dovrebbe essere votata nel giro di poche settimane dalla Camera a maggioranza assoluta (almeno 316 deputati). Se i legali del premier imboccheranno questa strada — prima e a prescindere dal conflitto di attribuzioni — l’affermazione di improcedibilità consisterà in una «valutazione insindacabile» che l’inquisito (in questo caso Berlusconi) ha agito «per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante, ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo» . Una simile proposta dovrà essere votata dalla Giunta per le autorizzazioni, presieduta da Pierluigi Castagnetti (dove Pdl e Lega hanno la maggioranza) su sollecitazione dello stesso premier (ad esempio attraverso una lettera di Berlusconi). Oppure anche su iniziativa del suo gruppo parlamentare, il Pdl, visto che basta che la Camera abbia avuto notizia (ed è un fatto pubblico) del rinvio a giudizio del presidente del Consiglio. C’è un precedente fresco, dell’ottobre 2009: il caso del ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, i cui difensori — dopo una delibera della Camera di questo tipo— hanno chiesto al Tribunale dove era sotto processo di emettere una sentenza che dichiarasse il non doversi procedere, dal momento che la valutazione dell’organo parlamentare non può essere contestata né sotto il profilo formale né sostanziale in base alla legge costituzionale del 1989, che ha dato attuazione all’articolo 96 della Costituzione. Dal punto di vista giuridico la dichiaratoria è il primo passo verso un conflitto di attribuzioni davanti alla Corte Costituzionale (se il Tribunale di Milano respingerà la richiesta, potrebbe essere in qualche modo costretto a sollevare lui il conflitto). Ma è soprattutto un pronunciamento politico molto forte del Parlamento a sostegno del premier e contro i magistrati di Milano e la Procura. Seguendo la strada della «improcedibilità» , la partita interna a Montecitorio si giocherebbe tutta tra la Giunta per le autorizzazioni e la Capigruppo. Mentre verrebbero aggirate le forche caudine dell’Ufficio di Presidenza (necessario per sollevare il conflitto d’attribuzioni, e dove i partiti che sostengono il governo sono in minoranza a meno di un cambiamento di fronte dello stesso Fini e del finiano Donato Lamorte). Ma l’attacco del governo e del premier sui temi della giustizia ha altre due punte. Le riforme costituzionali (separazione delle carriere, due Csm) cui si aggiunge anche la reintroduzione dell’immunità parlamentare. Infine c’è l’approvazione definitiva del ddl sulle intercettazioni nella versione approvata a Palazzo Madama, cioè senza le diluizioni introdotte in Commissione giustizia della Camera, presieduta dalla finiana Bongiorno. Quanto all’immunità parlamentare, verrebbe ripreso il testo di riforma costituzionale presentato a Palazzo Madama a doppia firma (bipartisan) dalla senatrice Chiaromonte (Pd) e dal senatore Compagna (Pdl). Ma il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini a questo proposito ha sottolineato che «pensare che l’immunità serva al Parlamento per rialzare la testa significa essere fuori dal mondo. Per rialzare la testa i parlamentari devono fare una sola cosa: non rubare e rispettare le leggi» .
M. Antonietta Calabrò