Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera 20/02/2011, 20 febbraio 2011
«ALLA FINE NOI MUSULMANI PORTEREMO LA GUERRA A GERUSALEMME» —
«Un Medio Oriente democratico e islamico per forza di cose tornerà a fare la guerra con Israele. Mi sembra inevitabile. Non vedo come potrebbe andare diversamente. La Palestina è terra sacra per l’Islam, alla fine anche i Fratelli Musulmani in Egitto si lanceranno alla sua riconquista, con il sostegno di tutti noi» . Sdraiato sui tappeti in una casupola tappezzata di libri religiosi nel quartiere di Kalitous, una delle tante periferie povere della capitale, Alì Belhadj racconta per oltre due ore la sua visione per il futuro del Medio Oriente. Numero due del Fis, il Fronte di Salvezza Islamico (il numero uno, Abassi Madani, è in esilio nel Qatar), il movimento che nel 1991 aveva vinto le elezioni in Algeria e poi venne duramente combattuto dal governo laico con il sostegno dell’esercito, Belhadj da allora ha trascorso almeno 15 anni in cella. Oggi è in libertà condizionata. Sabato 12 febbraio era in piazza a manifestare contro il regime di Abdelaziz Bouteflika. Ieri gli è stato impedito. A 53 anni resta la bestia nera del fronte laico di protesta, che accusa i militari di esagerare la sua importanza per criminalizzare l’intero movimento. Il figlio ventenne, Abdelkahar, dall’ottobre 2006 è alla macchia, si pensa con le colonne di Al Qaeda operanti nel deserto magrebino, le stesse che rivendicano il rapimento della turista italiana Maria Sandra Mariani il 2 febbraio nell’oasi di Djanet. In quale veste lei si unisce alle manifestazioni? «Come semplice cittadino. Rispondo agli appelli dei movimenti democratici. Lotto per cambiare il sistema, abbattere questa dittatura corrotta che voi occidentali aiutate in ogni modo» . L’Occidente teme i gruppi islamici radicali come il suo. Come può rassicurarlo? «Ci temono perché non ci conoscono. Europa e Stati Uniti non ricordano che nel 1991 noi avevamo vinto le elezioni municipali in modo assolutamente democratico. Il popolo ci aveva scelto a grande maggioranza. Ma poi la dittatura militare ci ha cacciato. Con il vostro pieno sostegno» . Una delle paure oggi è che i partiti islamici possano cancellare gli accordi di pace firmati da Egitto e Giordania con Israele. Lei che farebbe? «Lo sceglierà il popolo, sarà una decisione libera. Io penso che comunque Israele sia paragonabile alla Francia coloniale in Algeria prima del 1962. Era un corpo estraneo, artificiale. Alla fine è stata scacciata. Ma, ci tengo a sottolinearlo, la nostra è una lotta politica contro Israele, non una campagna religiosa contro gli ebrei» . Lei parla di democrazia, però più volte gli estremisti islamici hanno sostenuto di non accettare i modelli politici occidentali. «Io credo al modello islamico dei primi califfati dopo Maometto. Da voi persino Jean-Jacques Rousseau e Churchill pensavano che la democrazia rappresentativa non fosse perfetta» . Eppure c’è una componente profondamente laica nelle rivolte delle ultime settimane. In Tunisia è fortissima. «L’Algeria non è la Tunisia. Da noi, come del resto in Egitto, le dittature hanno metodicamente perseguitato le forze religiose. Non abbiamo avuto modo di farci conoscere» . È pronto a condannare il terrorismo islamico? «Siamo contro la violenza. Io non ho partecipato al decennio del terrorismo in Algeria, allora ero in carcere. Ma in quei fatti lo Stato ha responsabilità dirette» . Nel Medio Oriente attuale qual è per lei il governo migliore? «Quello turco di Erdogan» . Se sapesse che suo figlio è tra i rapitori della turista italiana gli direbbe di liberarla? «Non so nulla di lui da molto tempo. Mi dicono persino che potrebbe essere in Francia» .
Lorenzo Cremonesi