Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  febbraio 19 Sabato calendario

L’ITALIA DIGITALE IN 10 MOSSE

«Più bit per tutti» . Anche se suona un po’ come una parafrasi degli slogan di Cetto Laqualunque, il celebre personaggio del comico Antonio Albanese, qui c’è poco da ridere. La richiesta a voce alta di una maggiore adozione degli strumenti digitali arriva da un ampio gruppo di imprenditori, accademici, esperti del settore, personaggi dello spettacolo che hanno aderito al progetto Agenda Digitale. Si tratta di una petizione pubblica, sottoscritta al momento da oltre 13 mila persone, che chiede alla politica di impegnarsi per porre concretamente il tema dell’innovazione al centro del dibattito istituzionale. Tra i firmatari ci sono Franco Bernabé di Telecom Italia, Pietro Scott Jovane di Microsoft ma anche Fiorello e tutti i principali protagonisti delle aziende di telecomunicazioni e informatica che sottolineano la necessità di dare al nostro Paese una strategia digitale. «L’Italia riparta da Internet e dalla tecnologia» si legge sulle pagine del sito web dei promotori dell’iniziativa. Le motivazioni sono emblematiche.
«Studi economici dimostrano che l’effetto di Internet e delle tecnologie digitali sulla produttività è più forte e più veloce di quello che hanno avuto in passato la diffusione dell’elettricità, della macchina a vapore o della ferrovia» afferma il professor Francesco Sacco, managing director del Centro di ricerca EntER dell’Università Bocconi di Milano. Secondo una recente analisi della Banca mondiale condotta su 120 Paesi, ogni 10%di aumento della penetrazione della banda larga nei Paesi avanzati comporta, in media, un aumento del Pil pro capite dell’ 1,21%. È un impatto notevole se si considera che il loro tasso di crescita medio tra il 1980 e il 2006 è stato del 2,1%. Il professor Sacco, anche lui tra i promotori della petizione, ricorda che solo la diffusione della banda larga potrebbe tradursi, entro il 2015, in 2,1 milioni posti di lavoro in più in Europa.
Eppure, come evidenzia il rapporto pubblicato dall’International telecomunication union, la politica ha posto la strategia digitale al centro del dibattito in tutte le principali economie del mondo, fatta eccezione per l’Italia. Negli Usa, ad esempio, Obama ha nominato per la prima volta un direttore dell’informatica e delle telecomunicazioni, un «Chief information officer» federale, mentre in Francia il presidente Sarkozy ha assegnato allo sviluppo delle infrastrutture Ict 4,5 miliardi di euro (500 milioni in più di quanto raccomandato dal rapporto strategico «Investir pour l’avenir» ). Anche Germania e Spagna sono impegnate su questo fronte, proprio il governo di Zapatero si è dato come obiettivo di investire in innovazione il 4%del Pil entro il 2015 e arrivare a 150 brevetti annui per milione di abitanti. E dai noi? «Alcune iniziative positive ci sono state sia nelle infrastrutture, sia nella pubblica amministrazione, e altre sono in via di attuazione, ma manca una strategia organica. Bisogna porre rimedio urgentemente perché abbiamo a disposizione non più di 2 o 3 anni, poi sarà troppo tardi. C’è un evidente problema di percezione, anche la politica pensa di avere più tempo, ma non è così» , dice ancora Sacco. Il richiamo dei firmatari di Agenda Digitale alla classe dirigente è forte, ma secondo Marco Camisani Calzolari, professore di Linguaggi digitali allo Iulm e fondatore di Speakage, «non è solo un problema di politica, tutta la società deve essere coinvolta. Bisogna smuovere le coscienze in modo che l’opinione pubblica si senta chiamata in causa e c’è solo un modo perché ciò avvenga: la tecnologia deve diventare un valore, e noi abbiamo l’obbligo di trasmetterlo» .
Per i giovani che si costruiscono una prospettiva, per le piccole imprese che devono competere nel mondo, per i cittadini che cercano una migliore qualità della vita, l’opportunità offerta dalla tecnologia è irrinunciabile, ricordano quelli di Agenda Digitale, ma manca una visione chiara degli obiettivi da centrare. Un elenco ragionato lo prova a fare proprio Marco Camisani Calzolari che insieme a Edoardo Colombo, consigliere per l’Innovazione del ministro del Turismo, ha stilato un decalogo di proposte per fare uscire il Paese dall’arretratezza digitale. «Diritti di accesso alla Rete, economia digitale, e-commerce, welfare partecipativo, scuola e tutti gli altri elementi della nostra proposta vogliono essere solo uno spunto per alimentare il dibattito e non un tentativo di scendere in campo. L’Italia ha bisogno di una sferzata e noi vogliamo dare il primo colpo» , dice Camisani Calzolari. L’importante è fare in fretta perché il conto alla rovescia è già iniziato.
Mark Perna