Fabio Cavalera, Corriere della Sera 19/02/2011, 19 febbraio 2011
«CORSARI DELLA REGINA» PER FERMARE I PIRATI SOMALI —
Il progetto è dei Lloyd’s. E non poteva che essere così, visto che qui, nel mercato londinese delle assicurazioni, si negoziano i grandi rischi che il commercio internazionale incontra lungo le sue rotte. Nasce da una semplice domanda: i pirati della Somalia non sono per caso un pericolo e un ostacolo alla navigazione e alle transazioni globali? Ecco allora la soluzione. L’hanno dovuta studiare per bene, perché non è una cosetta da niente: per pattugliare i mari più pericolosi, per difendersi dalle scorrerie dei banditi, per attaccare i filibustieri e ridurli al silenzio, non bastano le forze militari che già operano nel golfo di Aden. No, occorre un deterrente più efficace. Ovvero, i corsari, sì proprio loro. Quasi d’obbligo: l’Inghilterra non è la patria di Francis Drake, uomo d’avventura, navigatore e politico, insignito del titolo di cavaliere da Elisabetta I ma pur sempre famoso e temuto corsaro? Pirati contro corsari o corsari contro pirati, questo è lo scenario bellico che nelle acque più turbolente del pianeta potremo presto osservare se dovesse diventare operativa (e pare che lo sarà presto) l’idea degli assicuratori londinesi. Vogliono formare una flotta di 18 navi da impiegare come protezione per i carichi in transito. Navi mercantili, a prima vista, dotate però del migliore armamento in modo da respingere gli assalti. Ha già un nome, questa Mondialpol privata del mare: «Convoy Escort Programme» , Programma di Scorta ai Convogli. Ne hanno discusso i Llyod’s e gli assicuratori fra di loro, poi con alcuni governi e con le maggiori compagnie di spedizione marittima, infine hanno fatto lobbying a Washington (così riferisce il Times di ieri) per convincere gli americani. Insomma, una passetto alla volta e, adesso, sono vicini alla meta. Le rotte commerciali saranno protette. Con una certa distrazione si può equivocare: corsaro non è sinonimo di pirata. Quella del corsaro è una figura che l’Inghilterra conosce dal tredicesimo secolo, da quando Enrico III, con la «Letter of Marque and Reprisal» (la Lettera di corsa e rappresaglia), affidò a uomini di sua fiducia la licenza di scatenare la loro furia addosso alle «forze ostili» che, nei mari, minacciavano la monarchia. I corsari, sentinelle autorizzate dal potere pubblico, caricavano i pirati, i banditi senza legge che issavano la «Jolly Roger» la bandiera nera col teschio e le tibie incrociate. E in cambio trattenevano una parte del bottino recuperato. Sir Francis Drake, capace anche di sconfiggere l’Armada spagnola, divenne il corsaro mito fra la metà e la fine del Millecinquecento. Chi lo emulerà? Il progetto degli assicuratori della City lo conosceremo presto ma qualche dettaglio è già uscito: sulle 18 navi scorta, oltre al personale civile, ci saranno otto individui armati, autorizzati ad aprire il fuoco antipirati. Avranno a disposizione dei cannoncini, in postazione fissa, e i gommoni per gli inseguimenti. Qualcuno azzarda anche l’ipotesi che vi possa essere l’appoggio di un Nimrod, un aereo da pattugliamento. Chissà. Uno degli architetti del Programma di Scorta, il broker Sean Woollerson ha ammesso al Times che è tutto vero e che la strategia per combattere i banditi degli oceani è ormai piuttosto avanti. «Siamo al settanta per cento del nostro cammino» . Il che significa che entro l’anno i corsari torneranno nei mari del Sud. Sotto quale vessillo?
Fabio Cavalera