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 2011  febbraio 19 Sabato calendario

IL GURU DEI FRATELLI MUSULMANI ZITTISCE L´EROE DI PIAZZA TAHRIR - IL CAIRO

Sarà anche il "giorno della vittoria", ma la folla che torna a gremire piazza Tahrir sembra aver già dimenticato chi ha reso possibile quel trionfo: i ragazzi del movimento "6 aprile", i blogger, la generazione internet, vero motore di una rivolta che in meno di tre settimane è riuscita a scalzare dal trono l´ultimo faraone. A Wael Ghonim, il manager di Google per il Medio Oriente, uno degli eroi della resa di Mubarak, il giovane che in lacrime ha raccontato in tv i suoi dodici giorni di prigionia, viene addirittura impedito di parlare. E non sarà l´unico a non avere diritto di parola in questa giornata storica.
Quei due milioni di uomini, donne e bambini che si sono riversati in massa nel luogo simbolo del "nuovo" non hanno occhi ed orecchie che per lui, lo sceicco Yusuf al-Qaradawi. Il telepredicatore e leader spirituale dei Fratelli Musulmani tornato al Cairo per far sentire la propria voce dopo trent´anni d´esilio. Gioca in casa il 75enne teologo, le cui idee hanno sempre suscitato grandi dibattiti. Promotore del dialogo interreligioso, ma nemico degli sciiti, predicatore della tolleranza per le "Genti del Libro", compresi gli ebrei, ma autore di numerose fatwa contro Israele. Personaggio scomodo e controverso, dunque, cui è vietato l´ingresso negli Usa e nel Regno Unito, e che un gruppo di 2.500 teologi sunniti - sauditi, iracheni e palestinesi - accusa di «infangare il nome dell´Islam».
Quando al Qaradawi inizia a parlare la folla gli tributa un´ovazione. La stessa, viene alla mente dei più vecchi, che nel ‘79 l´Iran tributò al rientrante ayatollah Khomeini. Mentre il suo imponente servizio d´ordine tiene a bada i "tifosi" più accesi, al Qaradawi finalmente si rivolge ai giovani: «Il 25 gennaio non avete vinto solo su Mubarak, ma anche sui ladri e i truffatori che hanno affamato il nostro paese. E questa è una vittoria che sconfigge le divisioni settarie, perché è di tutti gli egiziani, cristiani e musulmani, che invito a continuare a lavorare insieme. Ma bisogna vigilare - avverte - perché sarà finita solo quando avremo un nuovo Egitto. Non abbassate la guardia, quindi, per evitare che venga qualcuno a rubarvi nuovamente il futuro».
«L´Egitto - prosegue - deve liberarsi perché è questo che desiderano i giovani, e se è tale il loro desiderio il destino deve compiersi». Poi si rivolge ai leader arabi: «Non ostacolate il popolo», li ammonisce, «intrattenete con la popolazione un dialogo autentico». Infine esorta i militari che hanno temporaneamente assunto il potere a dare ascolto a una delle principali richieste dei manifestanti, destituendo il governo in carica, troppo legato al passato regime: «Vogliamo facce nuove, quelle vecchie non possono che evocare al popolo la fame, la povertà e la miseria patite». «Viva l´Egitto», con un boato la folla saluta la fine del suo discorso.
In una piazza pochi chilometri più a nord, qualche migliaio di nostalgici rende omaggio alla figura dell´ex presidente. Il clima, ovviamente, è diverso. Anche qui ci sono bandiere, mescolate però a foto dell´ex raìs sorridente o in divisa militare, giovanissimo a fianco del suo predecessore Anwar Sadat. A cospetto di quelli di piazza Tahrir sembrano quattro gatti, ma tra loro stavolta non ci sono picchiatori e soprattutto nessuno li ha pagati per stare lì. Hanno aderito all´invito di un giovane blogger per ricordare un uomo che considerano come un genitore e al quale dedicano affettuosi slogan: «Scusaci, padre», «Non andare via, ti vogliamo ancora qui».