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 2011  febbraio 17 Giovedì calendario

INGIUSTIZIA DELLE PAROLE

Nel libro di Stefano Bartezzaghi, Non se ne può più, ci sono pagine che descrivono magnificamente la natura maschilista e sessista del lessico che comunemente usiamo. Il pregiudizio si deposita lì, nel linguaggio e nei modi di dire, nei "tormentoni" che adoperiamo senza pensarci.
Nota Bartezzaghi che se diciamo "cortigiano" noi tutti, uomini e donne, abbiamo in mente "un uomo che vive a corte". Ma se diciamo "cortigiana", subito pensiamo a una poco di buono (Bartezzaghi è più esplicito: invece di una "poco di buono" scrive "mignotta").
Gli esempi sono infiniti. Proviamo a seguire l’autore con un sommario florilegio di esempi. "Un uomo di strada"? "Un uomo del popolo". "Una donna di strada"? Una poco di buono. "Un uomo pubblico"? "Un uomo in vista". "Una donna pubblica"? Una poco di buono. "Un segretario particolare" è "un portaborse". Una "segretaria particolare" è una poco di buono. "Un uomo facile" è "un uomo senza pretese", "una donna facile" è una poco di buono. "Un intrattenitore" è "un uomo dalla conversazione divertente", l’"intrattenitrice", facile capirlo, è sempre una poco di buono.
Mica è finita. "Un uomo disponibile"? "Un uomo gentile e premuroso". "Una donna disponibile"? Per forza, è una poco di buono. "Un cubista" è "un uomo che dipinge al modo di Picasso", ma "una cubista" è una poco di buono ("nella considerazione di parte del pubblico maschile delle discoteche", specifica Bartezzaghi). "Un passeggiatore" è "un uomo che cammina", "una passeggiatrice" una poco di buono. "Un uomo allegro" è "un buontempone", ma "una donna allegra" è, per forza di cose e per sempre, una poco di buono. "Un mondano’ è troppo ovvio che cos’è: "un gran signore". "Una mondana" è troppo ovvio che cos’è: una grandissima poco di buono.
L’ingiustizia lessicale dilaga. "Uno che batte" è "un tennista che serve la palla", ma "una che batte" non c’è nemmeno il bisogne di dirlo. "Un accompagnatore" è "un pianista che suona in sottofondo". Ma "un’accom pagnatrice"? Bartezzaghi scherza: "un uomo leggero" è "un elegante seguace della prima lezione americana di Calvino", ma una "donna leggera" non può aspirare a tanta eleganza letteraria. E se "uno squillo" è solo e soltanto "il suono del telefono", "una squillo" lasciamo perdere. Da piccoli "un amichetto" è un "compagno di giochi", ma un’"amichetta" è sempre quella cosa lì.
Il lessico è davvero ingiusto e reazionario. Urge riforma.