Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  febbraio 18 Venerdì calendario

Una fabbrica per operai anziani E l’esperienza non si rottama più - Ci volevano i tedeschi, ci voleva la Bmw, per certificare una verità così solare e così giusta: l’esperienza, la calma, la saggezza,cioè l’incompara­bile patrimonio che tra tanti inevitabili danni solo l’età per­mette di accumulare, non è un bagaglio da rottamare il pri­ma possibile, ma un bene da preservare il più a lungo possi­bile

Una fabbrica per operai anziani E l’esperienza non si rottama più - Ci volevano i tedeschi, ci voleva la Bmw, per certificare una verità così solare e così giusta: l’esperienza, la calma, la saggezza,cioè l’incompara­bile patrimonio che tra tanti inevitabili danni solo l’età per­mette di accumulare, non è un bagaglio da rottamare il pri­ma possibile, ma un bene da preservare il più a lungo possi­bile. Viva i tedeschi, viva la Bmw: e chi se ne importa se mi accuseranno di pubblicità neanche tanto occulta. La no­tizia è mo­lto più eccitante del­l’annuncio di chissà quale mo­dello supertecnologico. Ecco­la qui, novità mondiale e pie­tra miliare di un nuovo futuro: l’azienda fatta di e per lavorato­ri anziani. L’impianto sta nel sud della Germania, a Dingolfing. Previ­sti c­atena di montaggio con po­stazioni ergonomiche partico­lari, ottima illuminazione e rit­mi più lenti. Ideate persino al­cune novità di apprezzabile comfort, come camere di relax e mensa salutista. Ovviamen­te non sarà un ghetto o un la­ger geriatrico per bavosi incon­tinenti: ci lavoreranno anche giovani. Ma Bmw l’ha ideata specificamente per i dipen­denti più su con l’età, gente preziosissima che spera di mantenere al lavoro ancora a lungo. E siamo solo all’inizio. Il progetto è estendere la rivo­luzione in altri impianti, per trattenere fino a 4mila prezio­sissimi fedelissimi. È evidente, due piccioni con una fava: si salva un capitale di sapere formato negli anni, quanto mai utile anche per l’addestramento delle nuove leve, e si rimedia alla difficoltà nel trovare fresca mano d’ope­ra specializzata, problema che sta sempre più aggravandosi. Mi verrebbe da dire: e ci voleva tanto? La vecchia guardia di qualunque azienda sarà maga­ri un po’ pedante e pesante, ma resta a tutti gli effetti una forza fondamentale. È stupido privarsene per partito preso. Purtroppo, usciamo da un lun­­ghissimo e fetentissimo perio­do di dittatura giovanilista. Inutile ripetere il dogma: i gio­vani hanno più energie, i giova­ni sono più aperti all’innova­zione, i giovani sono più dispo­sti alle sfide e ai rischi (per pu­dore non si dice che costano meno, forse il loro pregio più apprezzato). E in realtà è pro­prio così. Ma l’evidenza di que­sta legge naturale è servita per eliminare idealmente e cultu­ralmente un’altra grande risor­sa, che è la maturità. Tra paren­t­esi proprio mentre la vita si al­lunga enormemente, ma che simpatica coincidenza. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: da tanto tempo gli slogan a testa bassa dei manager con­formisti suonano sempre la stessa musica: ringiovanire, ringiovanire, ringiovanire. E ovviamente pre-pensionare, pre-pensionare, pre-pensio­nare. A 58 anni ci ritroviamo ar­nesi obsoleti da eliminare in tutta velocità, qualche volta senza neppure un grazie. Con i danni previdenziali che sap­piamo. Con i danni aziendali che sappiamo, perché i vertici poi piagnucolano continua­mente sui problemi e sui costi della formazione di nuove le­ve. Ma anche e soprattutto con i danni umani che sappiamo, perché la gente invecchia ma­le e si ammala pure prima. Di tristezza, di malinconia, di disi­stima. Eppure non è possibile che il lavoratore anziano evochi sol­tanto un penoso crepuscolo di cateteri e pannoloni. Esiste tut­ta una moltitudine di donne e uomini che vive la maturità della vita in uno stato di armo­nia psico-fisica decisamente intatta. In altre parole, ci sono molti lavoratori sani e integri che contro la loro volontà ven­gono sbrigativamente avviati al nientificio, quella strana azienda senile fondata sul lan­cio di briciole ai passerotti, se­de sociale i giardinetti. Guar­dandoci in giro, li vediamo ovunque: belle persone che non avrebbero la minima in­tenzione di buttare il cervello al macero. Diceva l’economista Mar­shall: «Ogni qualvolta ci siano persone che non lavorano, vi sono risorse produttive inuti­lizzate, e dunque è come se ve­nissero sprecate». Non solo. Tempo fa mi sono imbattuto in uno studio del neurologo americano Elkhonon Gold­berg, le cui conclusioni sono chiarissime: «Il cervello uma­no, se mantenuto in esercizio e in buona salute, dopo i cin­quant’anni è più plastico e più capace di comprendere, gesti­re e cambiare i modelli, di quanto lo sia il cervello di un giovane. Si può cioè dire che un giovane è più bravo a vede­re e a cambiare l’albero di una foresta,ma l’anziano è più bra­vo a v­edere e a cambiare l’inte­ra foresta. Il giovane è più pron­to sulla novità, sui tempi rapi­di, l’anziano ha più sguardo d’assieme, riesce a vedere la panoramica dall’alto…». Ci volevano i tedeschi, ci vo­leva la Bmw, per metterli uno di fianco all’altro, il giovane e l’anziano, con le loro specifi­che virtù. Un commosso e am­mirato applauso. E noi? Noi siamo stabilmente riuniti a Cernobbio, per chiederci co­me faccia la Germania ad esse­re sempre così locomotiva.