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 2011  febbraio 18 Venerdì calendario

«OMERTÀ TOTALE DOPO LA STRAGE» —

«Sono sicuro che hanno sentito gli spari e le grida d’aiuto, li hanno visti uscire, hanno visto la macchina...» . Il procuratore immagina tende scostate e occhi che guardano ma lui deve fare i conti con quello che c’è scritto nei verbali e dai verbali risulta che nessuno ha visto né sentito niente. Franco Giacomantonio guida da due anni e mezzo la Procura di Castrovillari, provincia di Cosenza. Ieri ha dato un’occhiata ai primi atti dell’indagine (poi passata alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro) sul duplice omicidio di mercoledì sera a San Lorenzo del Vallo e non ha saputo trattenersi: «Un’omertà spaventosa... una barbarie» . Non si capacita, il procuratore: «In casa, capisce? Stavolta abbiamo superato ogni limite... Dei sicari entrano in una casa dove c’è gente che si sente al sicuro, sparano per fare una strage, ammazzano una madre e una figlia, feriscono l’altro figlio e se ne vanno senza che nessuno senta o veda nulla. Può essere credibile?» . Un sospiro e una considerazione: «Sarà difficile raccogliere qualche informazione» . Eppure una pista precisa esiste già ed è quella della vendetta che porta al boss latitante Franco Presta. Gli inquirenti sono convinti che abbia armato lui il commando di San Lorenzo: un gruppo di killer pronti a sterminare l’intera famiglia De Marco per vendicare Domenico, il figlio ventiduenne di Presta ucciso esattamente un mese prima, il 17 gennaio, da Aldo De Marco. Dopo l’omicidio di Domenico (per banali litigi su un parcheggio) Aldo De Marco fu arrestato e la sua famiglia trasferita proprio per evitare le possibili ritorsioni del boss della ’ ndrangheta. Nessuno aveva messo in conto che la vendetta di Franco Presta, ammesso che le ipotesi degli inquirenti siano fondate, potesse estendersi anche agli altri parenti. In pratica, non potendosi vendicare sulla famiglia dell’assassino di suo figlio, Presta si sarebbe «rifatto» sulla famiglia del fratello di Aldo De Marco, Gaetano. I sicari hanno usato fucili a pallettoni, hanno cominciato a sparare ancora prima di prendere a calci la porta per sfondarla. Hanno freddato in casa Rosellina, 45 anni, moglie di Gaetano, hanno sparato a suo figlio Silos, 24 anni (ferito, non in pericolo di vita) e hanno inseguito fin sul balcone e massacrato l’altra figlia Barbara, 26 anni. Gaetano, invece, era in un’altra stanza, ubriaco da non stare in piedi e non saper descrivere nemmeno un dettaglio utile alle indagini. Finito il «lavoro» , il gruppo di fuoco è scappato su un’auto rubata che nella notte è stata ritrovata bruciata non lontano da San Lorenzo. Franco Presta — ritenuto un boss di una cosca che opera nell’alto Ionio cosentino, e che è legata alla cosca Lanzino Cicero di Cosenza— è lati- tante dal 2009, dovrebbe scontare un residuo di pena di cinque anni per usura ed estorsione. Ma sulla sua testa pende anche un’ordinanza di custodia per tre omicidi commessi fra il 1998 e il 2001, nel Cosentino. Una delle tre vittime fu uccisa a giugno del 1999 a Cassano allo Ionio. Si chiamava Primiano Chiarello. Per ammazzarlo lo portarono in una stalla abbandonata, gli scaricarono addosso il caricatore di una mitraglietta Skorpion, lo fecero a pezzi e lo sciolsero nell’acido. C’è Franco Presta, poi, nella ricostruzione degli omicidi dei boss della ’ ndrangheta cosentina Antonio Sena (12 maggio 2000) e Francesco Bruni detto «bella bella» (29 luglio 1999). E se l’intuizione degli inquirenti è giusta, il nome di Presta tornerà sotto accusa anche per il massacro di Rosellina e Barbara.
Giusi Fasano