Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  febbraio 18 Venerdì calendario

STEVE JOBS: UNA FOTO SCONVOLGE MONDO E MERCATI

Quando a fine gennaio si era diffusa la notizia del ritorno della sua malattia, Steve Jobs, capo carismatico della Apple, aveva chiesto rispetto: “Amo così tanto questa azienda e spero di tornare appena possibile. Nel frattempo, la mia famiglia, e anch’io, apprezzeremmo un profondo rispetto della nostra privacy”. La sua richiesta si è infranta ieri in mille pezzi creando un perverso corto-circuito di rumors, tam-tam, supposizioni che, rimanendo in equilibrio tra la verità e la bufala, hanno fatto il giro del mondo lasciando sul tappetto una vittima illustre: il rispetto sempre dovuto a chi è malato. Tutto nasce da un articolo del quotidiano Usa The National Enquirer secondo il quale a Jobs rimarrebbero solo sei settimane di vita. Guarito nel 2009 da un tumore al pancreas, un mese fa il guru dei dispositivi e delle tendenze a impatto globale, aveva annunciato una pausa a tempo indeterminato: “Per concentrarmi sulla mia salute”. Ma i paparazzi sono riusciti a beccarlo davanti al Centro Oncologico di Stanford, lo stesso dove era in cura Patrick Swayze, scomparso recentemente.
LE DUE FOTO che lo ritraggono mostrano un Jobs scheletrico: una delle due istantanee, stringendo sulla mano, ne suggerisce la magrezza. A creare il caso ci pensa un medico, tale dottor Samuel Jacobson, che visionata la foto sfodera una diagnosi senza appello: “È in fase terminale: penso che gli restino sei settimane di vita”. Più che una notizia, nell’infosfera è un boato. Nel 2010 la rivista Forbes ha incoronato Apple come il marchio “di maggior valore al mondo”, più della Coca-cola e della Marlboro. Steve Jobs ne è il suo dominus: fondatore, manager, creativo. Naturale che l’annuncio mortuario rimbalzi subito su ogni sito, sui social network, nelle chiacchiere al bar e al Nasdaq dove il titolo della mela morsicata perde l’uno e quaranta per cento (ma solo mercoledì aveva toccato il massimo storico a 364,90 dollari). Poi, però, durante la giornata, comincia a diradarsi la nebbia. In primo luogo perchè la fonte della notizia è una sola, l’Enquirer appunto, e – come fa notare il sito Gizmodo – il quotidiano americano non solo è specializzato in gossip, ma ha già preso in passato granchi clamorosi (il New York Times sul suo sito non scrive neanche una parola riguardo lo “scoop”). Poi ci pensa anche l’emittente televisiva Abc a fare chiarezza: in un notiziario annuncia che il presidente Obama ha in programma (da tempo) per la cena di ieri sera (notte fonda ora italiana), un incontro in California con il gotha della Silicon Valley: Mark Zuckerberg di Face-book , Eric Schmidt di Google e lo stesso Steve Jobs.
COME sta davvero il fondatore di Apple, allora? Non bene sicuramente: la notizia del suo ciclo di terapie al centro di cura di Stanford viene confermata da più fonti anche se non si conosce la tipologia di tumore che lo affligge. Nel suo – ormai mitico – discorso del 2005: “Siate affamati, siate folli”, un vero cult in rete, pronunciato ricevendo la laura honoris causa dall’Università di Stanford, Jobs aveva raccontato la sua prima guarigione.
“PIÙ O MENO un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro al pancreas. Non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che si trattava di un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile e che sarebbe stato meglio se avessi messo ordine nei miei affari (che è il codice dei dottori per dirti di prepararti a morire)”.
Ma il destino, aveva deciso che non fosse arrivata l’ora della scomparsa per il mito; questa forma di cancro al pancreas era molto rara, ma curabile, e Jobs dopo l’operazione si salvò. Nel 2009, altri sei mesi di assenza per quello che all’inizio sembra solo uno “squilibrio ormonale” ma poi diventa ben altro: solo recentemente sono stati raccontati i suoi giri per l’America, a bordo di un aereo privato, cercando di iscriversi a più liste possibili per un trapianto al fegato. Il ritorno in scena è a settembre dello stesso anno: guarito, è di nuovo su un palco con jeans e maglione a presentare la nuova gamma di iPod: lì ringrazia pubblicamente il ragazzo di vent’anni morto in un incidente stradale che gli aveva donato il fegato. Nei mesi successivi è tempo per l’iPad, l’iPhone4, fino a questi giorni: mentre sempre più consistenti si fanno gli annunci di un arrivo dell’iPhone5 e di un iPad2, lo scoop scandalistico dell’Enquirer travolge analisti e mercati. La sua salute è compro-messa, e anche se “sei settimane” non convincono gli specialisti, non è detto che riuscirà a vincere anche questa battaglia. Sembra abituato lui: “Le notizie che circolano sulla mia morte sono oltre modo esagerate”, scherzò nel 2008 citando Mark Twain.
SEMPRE a Stanford, invece, avvertì i laureandi: “Nessuno vuole morire. Ma nessuno è mai sfuggito alla morte. Ed è così come deve essere, perché la morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della vita. É l’agente di cambiamento della vita”.
Come sempre parole da innovatore visionario. Ed è così, che, prima o poi, verrà di certo ricordato.