Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 18/2/2011, 18 febbraio 2011
L’ASIA TRAINA LA DOMANDA DI ORO
Il mercato dell’oro parla sempre più cinese. Pechino, che nel 2007 ha strappato al Sud Africa il primato nella produzione aurifera, negli ultimi dieci anni ha quasi triplicato la domanda di oro, arrivando a circa 600 tonnellate nel 2010: un anno da primato anche a livello mondiale, con una domanda complessiva che ha raggiunto un picco decennale di 3.812,2 tonn (+9%), trainata dalla gioielleria, in recupero del 17% a 2.059,6 tonn.
Le statistiche del World Gold Council (Wgc), pubblicate ieri nel rapporto Gold Demand Trends, evidenziano come la domanda cinese sia diventata davvero esplosiva soprattutto nel settore degli investimenti: in altri paesi dopo il boom del 2009 c’è stata una battuta d’arresto (il dato globale indica un calo del 2% a 1.333,1 tonn, con una contrazione addirittura del 45% per gli Etf), mentre nella Repubblica popolare la paura dell’inflazione unita alla scarsità di strumenti di investimento alternativi ha prodotto una vera e propria corsa all’oro. I cinesi hanno acquistato 179,9 tonn. di barre, lingotti e monete, il 70% in più rispetto al 2009, sorpassando gli Stati Uniti e la Germania. Per Wang Lixin, rappresentante locale del Wgc, nel 2011 gli investimenti cinesi in oro potrebbero salire di un altro 40-50 per cento.
La Cina, nonostante tutto, è ancora lontana dal riuscire a scalzare l’India dal podio di primo consumatore del metallo. L’impressionante recupero della domanda di New Delhi sembra anzi allontanare l’obiettivo: +66% nel 2010 a 963,1 tonn, quasi tutto legato alla gioielleria.
L’oro nel 2010 ha raggiunto un record di 1.432,50 $/oncia in dicembre. Dopo aver avviato l’anno in discesa, negli ultimi giorni – sostenuto soprattutto dai disordini in Medio Oriente – si è riportato sopra 1.380 $/oz. «Sembra che i consumatori, soprattutto i maggiori, cioè India e Cina, si siano abituati al livello più elevato dei prezzi – commenta Eily Ong, curatrice del rapporto Wgc – I prezzi alti sembrano anzi addirittura aver fornito una motivazione supplementare per acquistare oro, qualificandolo come un asset d’investimento di qualità».
Le quotazioni elevate del lingotto hanno beneficiato anche il bilancio del maggiore produttore aurifero, la canadese Barrick Gold: grazie anche a un buon contenimento dei costi – azione che non ha avuto lo stesso successo in altre società aurifere – nel quarto trimestre 2010 Barrick ha quadruplicato l’utile netto, da 215 a 896 milioni di dollari, su un fatturato di 2,95 miliardi (+25%).