Miska Ruggeri, Libero 18/2/2011, 18 febbraio 2011
BOCCHINO AMARO
Non importa l’ora. E nemmeno il canale. Basta fare zapping e prima o poi, immancabilmente, spunta lui. Italo Bocchino da Napoli. Più inesorabile del segnale orario nella Rai d’antan. Occhialini tondi e faccione rubicondo. Il ritratto della salute. Un falco di Fli, il neo-vicepresidente, pronto a scattare alla minima sollecitazione, appena sente la parola “Berlusconi” parte lancia in resta qual novello Don Chisciotte della Mancia, a incalzare interrompere sferzare ribattere sparigliare dargli di tacco e di punta, viva solo Gianfranco e non più donna Assunta. Nel suo piccolo, un uomo solo al comando.
Tanto che non diresti mai, ma è lui che lo dice e quindi bisogna dargli credito, che è ridotto a uno straccio, e con lui la consorte Gabriella. Resi diffidenti, perseguitati da incubi notturni, con i nervi così provati da spaventarsi e saltar su a ogni squillo del cellulare, vittime dell’ansia, in preda alla frustrazione, timorosi per la propria incolumità, abbandonati persino dagli amici, deperiti e dimagriti. Il tutto, ovviamente, a causa dei maligni articoli di Libero e del Giornale (quanto varranno allora queste righe? Un chiletto? Quasi quasi brevettiamo una nuova dieta: non a zona, ma a bocchino...), per questo denunciati per stalking. Come fastidiosi ex che non si rassegnano a essere stati scaricati e molestano di continuo il perduto amore.
Ora, chiunque può rendersi conto da sé, tramite il video, della splendida forma dell’onorevole Bocchino, e, tramite le foto pubblicate da Chi (una la riportiamo qui sopra: gli anacoreti del deserto di Nitria se la passavano un po’ peggio), anche della moglie. Ma il punto è un altro. È che il leader de facto di (senza, direbbe Dagospia) Futuro e Libertà dovrebbe ringraziarci. Altro che ricorrere a elastiche e paradossali interpretazioni delle leggi. Perché, se è passato in breve tempo da deputato di seconda fascia, uno dei tanti peones del centrodestra, a protagonista del dibattito politico, è soprattutto grazie alle critiche dei media. Oltre che a capacità trasformistiche degne di un Fregoli. Per oltre dieci anni, infatti, l’iconoclasta Italo, eletto per la prima volta alla Camera per An nel 1996, è stato un laudator del Cavaliere, un fedele Fede dell’aula, disposto a rafforzare con buona vis oratoria ogni intendimento del Berlusca. Dalla politica estera (il trattato con la Libia, esaltato il 20 gennaio 2009 quale panacea per l’immigrazione clandestina) al decreto sicurezza («Risponde a esigenze chiare dei cittadini», ipse dixit il 15 luglio 2008); dal lodo Alfano (indispensabile in un Paese in cui è prassi quotidiana «l’uso politico della giustizia» e in cui c’è la «grande anomalia» dell’autonomia e indipendenza dei pm, parole e musica del 9 giugno 2009) alle lodi un editoriale pro
Silvio di Minzolini («Atto legittimo e coraggioso», 5 ottobre 2009); dalle stilettate contro Anm e Di Pietro alla liquidazione del caso D’Addario («Nulla di politicamente interessante né di penalmente rilevante», 19 giugno 2009).
Insomma, per chi volesse comporre, a mo’ di centone, una sorta di Bocchineide con le frasi roboanti in maggior gloria del premier, non ci sarebbe che l’imbarazzo della scelta. A patto però di andare a ravanare negli archivi delle agenzie per tirare fuori i lanci mai ripresi dai giornali, ennesima dimostrazione del fatto che il Bocchino berlusconiano non se lo filava nessuno, mentre il Bocchino avvelenato con il Sultano è ormai una primadonna del teatrino
della politica. Per l’ex camerata, massacrato nel 2005 da Bassolino (62% dei voti contro il 34%) nella corsa per la poltrona di governatore della Campania, la Finanziaria del 2008 era addirittura «rivoluzionaria» (5 agosto), la Costituzione formale superata dalle necessità politiche della maggioranza.
E chi mai, all’indomani delle ultime elezioni regionali (marzo 2010), intervistato dal Riformista, sosteneva ancora che «Berlusconi è un genio: ha dimostrato di essere il maggior interprete del sentimento comune degli italiani»? Ma certo, l’ineffabile Italo, il maggior interprete della direzione del vento, candidabile a fare il trimmer nella prossima America’s Cup.