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 2011  febbraio 18 Venerdì calendario

LE PIRAMIDI NON DANNO PIU’ LAVORO

Tutti parlano delle proteste in Egitto, dell’uscita di scena del faraone Mubarak, come viene definito da più parti. In pochi, però, si sono accorti che molti egiziani hanno un problema urgente da risolvere, al di là della rivoluzione politica: continuare a vivere nella quotidianità.
Che, tradotto in soldoni, significa avere da mangiare per sé e la propria famiglia. E pure per gli animali.
È il caso di Ismail Umberbi, 27 anni, che vive a Giza, all’ombra delle piramidi, alla periferia del Cairo. Il suo mestiere è accompagnare i turisti a visitare i siti archeologici con il proprio cammello. Ma, da quando è scoppiato il caos, i flussi di visitatori stranieri si sono interrotti. Niente turismo, niente entrate. Umberbi non riesce a procurarsi il cibo né per la moglie e i due figli di due e sei anni, né per il cammello che è sempre più affamato e se ne sta disoccupato tutto il giorno in stalla. Per questo, nei giorni scorsi, egli ha pensato, insieme ad altri colleghi, di andare al Cairo in piazza per sensibilizzare i vertici dello Stato sui suoi problemi. Ma, senza saperlo, ha scelto il giorno sbagliato, quando i provocatori al soldo di Mubarak hanno creato disordini. Umberbi si è trovato suo malgrado nella mischia e, nonostante sia stato colpito dalle pietre, è riuscito a fuggire insieme al suo cammello. Medicato in ospedale, è poi tornato a casa. D’accordo con lui è Khalid Amin, che accompagna i turisti a cavallo e che ora non ha più lavoro: deve combattere per avere cibo e anche medicine, visto che durante le proteste è stato picchiato.
A dipendere dal turismo a Giza sono decine di migliaia di egiziani. Il Pyramids Park Hotel, uno dei 5 stelle dell’area, è aperto, ma non c’è neppure un ospite nelle sue 470 camere. Ristoranti, negozi di souvenir e di tè sono desolatamente vuoti. E lo stesso vale per Il Cairo, Luxor, Saqqara e le crociere sul Nilo. Tutto fermo, in attesa che l’Egitto torni a offrire un’immagine rassicurante agli stranieri.