Marco Pasciuti, Leggo 18/2/2011, 18 febbraio 2011
OSTRICHE PIÙ FORTI DEL PETROLIO
New Orleans le aveva rimpiazzate con le cozze, ma in questi giorni hanno fatto capolino sui tavoli del Drago Seafood Restaurant. Si stanno rifacendo vive anche nei piatti di Antoine’s, sul bancone ligneo dello Jacque-Imo’s Cafe, e così in ogni bettola o friggitoria di quart’ordine dell’intera costa. A 10 mesi dal disastro della Bp nel Golfo del Messico, le ostriche tornano a popolare i menu dei ristoranti della Louisiana.
Dopo l’uragano Katrina, New Orleans ha dimostrato di sapersi riprendere da qualsiasi disastro. La vita ricomincia a partire dalle piccole abitudini. Sul Golfo quelle alimentari tengono in piedi ad un’industria ittica che prima della marea nera produceva il 40% del fabbisogno nazionale di ostriche. Così gli 800 milioni di litri di greggio finiti in mare 10 mesi fa sono un ricordo. La Food and Drug Administration assicura: «Se i ristoratori comprano ostriche coltivate, non esiste alcun problema per la salute». Lo dicono le analisi chimiche, ma anche «accurati test» condotti nientemeno che da persone dall’olfatto sviluppatissimo in grado di rilevare la presenza di idrocarburi nel mollusco.
Dieci mesi sono lunghi e la memoria degli uomini è corta. Soprattutto, il mercato deve ripartire: ne va della vita di centinaia di migliaia di famiglie che vivono della pesca sul Golfo. In un’America che comincia ad intravedere solo ora una lucina alla fine del tunnel della crisi.