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 2011  febbraio 17 Giovedì calendario

Pascone Giovanni

• Napoli 27 aprile 1962. Avvocato. Consulente giuridico della Presidenza del consiglio, ex magistrato della Corte dei Conti e consigliere del Tar, impegnato con tutti i governi, da Dini a Berlusconi, ottanta incarichi in enti pubblici e società di servizi, nel 2009 fu accusato di non aver dichiarato al fisco compensi di circa 40 milioni di euro nell’arco di circa due anni per un totale di Iva sottratta all’erario oltre i 16 milioni • «[...] un curriculum inattaccabile (“quattro lauree più due specializzazioni”) e una strabiliante pletora di incarichi in enti pubblici e società di servizi, evadeva il fisco per milioni di euro. Con uno stratagemma da dilettanti: le sue fatture erano emesse con una partita Iva taroccata, formalmente aperta per l’esercizio di un bar. “È incredibile, aveva lavorato con tutti, da Dini a Berlusconi. Un personaggio di un tale spessore culturale e professionale...”, si lascia sfuggire [...] un investigatore delle Fiamme gialle. Già, un esperto molto stimato. Stando alla montagna di carte sequestrate, però, non ci sono dubbi: [...] è accusato di non aver dichiarato al fisco compensi per 40 milioni di euro “nell’arco dei circa due anni sottoposti a verifica”, per un totale di Iva sottratta all’erario di oltre 16 milioni. È stato il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Roma a venire a capo di questa indagine-monstre durata un anno: prima sono state trasferite dall’ufficio dell’avvocato Pascone alla caserma di via del l’Olmata, nel centro di Roma, “carriole e carriole di documenti”. Poi, attraverso l’anagrafe tributaria, è iniziato l’accertamento vero e proprio, che si è allargato via via “fino a ottanta incarichi retribuiti sull’intero territorio nazionale”. Infine, riscontrato grazie alle banche dati e al monitoraggio delle transazioni bancarie che nessuno dei pagamenti ricevuti per consulenze era stato dichiarato al fisco, è scattata la denuncia penale per evasione. Il fascicolo è stato quindi trasmesso all’Agenzia delle entrate per il recupero delle imposte non versate. I compensi non potevano essere in nero, visti i rapporti con sogget ti pubblici: “L’avvocato emetteva fatture all’apparenza regolari, con una partita Iva relativa a un bar impossibile da riconoscere. Il problema è che non le conservava o non le dichiarava, omettendo anche di istituire li bri e registri contabili”. L’accertamento non è stato frutto del caso: l’impulso, forse in seguito a qualche “soffiata” per invidie o rivalse personali, è infatti partito direttamente dalla presidenza del Consiglio. Il superconsulente, “nonostante il suo status di dipendente pubblico”, esercitava “parallelamente” la professione di avvocato senza chiedere le preventive autorizzazioni. La zona di maggiore “influenza” — incarichi istituzionali a parte — è il Lazio a sud di Roma, dove l’avvocato Pascone è stato in passato direttore generale di un comune (Pomezia), presidente di almeno due società di servizi (Aser e Acqualatina), consulente del sindaco di Latina per le grandi opere. Senza disdegnare “sconfinamenti” nel Sud Italia, come quello per diventare direttore dell’acquedotto pugliese. Un’attività frenetica, da non dormirci la notte. In un’intervista rilasciata tempo fa al periodico online Il Pontino era stato lui stesso, l’avvocato uno e trino, a dichiarare: “Ho fatto tantissime cose: ho lavorato per la Banca d’Italia, come capoufficio legislativo ai Lavori pubblici per diversi governi, come consigliere giuridico per tutti i governi, sia con D’Alema che con Amato, che con Dini, Berlusconi e Ciampi...”. Destra o sinistra? “No, no, ho lavorato con tutte le forze politiche. Sono stato in quota Ds nella società Bagnoli Futura...”. Un superconsulente “trasversale”, insomma: “A me in teressa esserci — concludeva nell’intervista online — non è che si fa tutto solo per i soldi”» (Fabrizio Peronaci, “Corriere della Sera” 16/12/2009) • «[...] ha avuto per anni il dono dell’ubiquità. Avrebbe potuto altrimenti essere giudice del Tar, direttore della Siae, dirigente dell’Agenzia spaziale italiana, capo dell’Acquedotto pugliese, avvocato del Comune di Pomezia, funzionario dell’Istituto nazionale alta matematica, consigliere del governo e contemporaneamente svolgere decine e decine di incarichi pubblici e privati? [...] Di incarichi, la Guardia di finanza ne ha contati sessantadue. Poi ha trasmesso tutto alla Corte dei conti. Dove stimano che tale fenomeno ai limiti del paranormale abbia prodotto un danno erariale di due milioni di euro. Ma come, vi chiederete, prima il governo dichiara guerra ai fannulloni e poi i giudici mettono in croce chi si ammazza di lavoro? Il fatto è che per svolgere tutte quelle attività collaterali Giovanni Pascone avrebbe avuto bisogno delle autorizzazioni dei suoi datori di lavoro pubblici. Quelli, per inciso, che gli pagavano lo stipendio. Invece le autorizzazioni, dice il giudice contabile, non c’erano. E gli incarichi erano così tanti che è lecito domandarsi dove il Nostro trovasse tempo ed energie. Anche perché, non pago delle consulenze, riusciva perfino a essere in contemporanea dipendente di due amministrazioni diverse. Nel 1991, non ancora trentenne vince il concorso al Tar, dove resta per dodici anni. Naturalmente, senza girarsi i pollici. Capo dell’ufficio legislativo dei Lavori pubblici nel governo Berlusconi, consulente di palazzo Chigi con Romano Prodi, direttore generale dell’Acquedotto pugliese... E poi le consulenze, come quelle per il gruppo edile Salini (che gli fruttano 354.685 euro), le Autostrade, l’Astaldi, la Regione Calabria... Finché, il primo agosto del 2003, è dichiarato “decaduto dall’impiego ai sensi dell’articolo 127, lett. c), del Testo unico 10 gennaio 1957, n. 3”. Una misura che viene adottata, dice la norma, quando un dipendente pubblico “senza giustificato motivo, non assuma o non riassuma servizio entro il termine prefissogli, ovvero rimanga assente dall’ufficio per un periodo non inferiore a quindici giorni”. Ma con tutto quello che Pascone aveva da fare... Comunque poco male, perché contestualmente all’uscita dal Tar si iscrive all’Ordine degli avvocati e viene assunto con contratto a tempo indeterminato dalla Siae come capo dell’ufficio legale. Il 6 dicembre 2004, però, lo licenziano. La motivazione: mentre era dipendente Siae aveva pure un incarico di dirigente dell’ufficio legale all’Agenzia spaziale italiana. A nulla serve una interrogazione parlamentare presentata contro questa decisione dal senatore aennino Euprepio Curto. L’esilio dai ranghi della pubblica amministrazione dura un paio di annetti. Nel frattempo Pascone, che ha avuto modo di frequentare a più riprese gli uffici governativi ed è stato anche consigliere di amministrazione della società pubblica Bagnolifutura, indicato dai Ds, non si perde d’animo in attesa di tempi migliori, che puntualmente arrivano. Il 2 novembre 2006 il Comune di Pomezia lo assume come direttore generale. Prima a termine e poi, dal primo agosto 2008, a tempo indeterminato. Intanto, il 26 aprile 2007, è entrato pure nei ranghi di un altro ente pubblico, l’Istituto nazionale di Alta matematica Francesco Severi. Dirigente di seconda fascia, e anche qui a tempo indeterminato. Mentre non si arresta il tourbillon di consulenze e incarichi. Aziende private e pubbliche, enti locali: i comuni di Cagliari, Latina, Dorgali, Aprilia, la Provincia di Milano, la Asl di Casale Monferrato... Ma proprio nel 2008 cominciano i guai. Il 26 settembre è sospeso dal servizio perché il Gip di Velletri gli ha imposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza, cioè Roma: sulla giunta di Pomezia si è appena abbattuta un’inchiesta per un certo affare di campi da tennis. Pochi mesi dopo scoppia la grana di Tributi Italia, che coinvolge anche la società di Aprilia A.ser, di cui Pascone è presidente dal 2007. Ancora qualche settimana e arriva la bomba. Fabrizio Peronaci rivela sul Corriere che l’avvocato, consigliere giuridico del governo Berlusconi, già magistrato e amministratore pubblico, è accusato di evasione fiscale: non avrebbe dichiarato al Fisco compensi per 40 milioni di euro in due soli anni. [...]» (Sergio Rizzo, “Corriere della Sera” 13/10/2010).