Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  febbraio 16 Mercoledì calendario

Il Dottor House italiano che combatte i tumori con la forza della musica - Le cose uniche sono sem­plici e a volte un po’ anonime

Il Dottor House italiano che combatte i tumori con la forza della musica - Le cose uniche sono sem­plici e a volte un po’ anonime. Come l’aria che si respira al Quarto piano. É un’aria di Brahms, ma anche Schu­mann. Settimana prossima però sarà jazz, tra due tango. Dieci giorni fa c’è stato Gino Paoli e prima di lui Renzo Ar­bore, domani si vedrà, il palco è aperto a tutti. Al Quarto pia­no dell’Ospedale di Carrara c’è Oncologia, gente tosta, gente che lotta, tanti modi di dimostrare coraggio, piani per combattere il nemico e un pianoforte a coda per fare mu­sica. Perchè la guarigione, di­ceva Dietrich Von Engelhar­dt, storico della medicina, non è una tecnica, ma una cul­tura. E la musica qui è terapia della felicità, energia nei mo­menti più duri, voglia di crede­re in qualcosa di straordina­rio. Maurizio Cantore è il prima­rio di Oncologia dell’ospeda­le di Massa e Carrara, nuova frontiera nella cura dei tumo­ri al pancreas e alle vie biliari. Da lui arrivano da tutta Italia, ottanta all’anno, più di seimi­la da quando lui è qui: «Il can­cro è un bersaglio mobile, ma noi abbiamo armi sempre più sofisticate per sconfiggerlo: con i trattamenti loco regiona­l­i riusciamo a ottenere risulta­ti impensabili fino a qualche anno fa». Bolognese, 54 anni, figlio e padre di medico, spo­sato con una pediatra, ha stu­diato a Washington e Franco­forte e combatte tumori da 22 anni. Vignettista di talento e allievo di Giannelli, a suo tem­po paroliere di canzoni, è un Dottor House geniale e ricco di sorrisi che mal sopporta le formalità. Ha abolito il «Lei» in reparto e il camice bianco quando non è necessario, fa terapia anche in terrazza per­chè le Alpi Apuane, il mare e il tramonto sono una meravi­glia, e ogni lunedì, cascasse il mondo, canta con i suoi pa­zienti nel tea party delle cin­que accompagnato al piano­forte da Andrea Mambrini, suo braccio destro e alter ego: «Siamo arrivati qui insieme da Mantova nell’estate di otto anni fa e a dicembre c’era già un pianoforte in ospedale. È un po’ il nostro juke-box». Guai se ti presenti in pigiama e ciabatte e niente musi lun­ghi: «Dico sempre: non saran­no questi tre o quattro etti di malattia a cancellare 70 chili di persona vitale». Cura i pa­zienti con le tecnologie più avanzate, ma la musica è par­te della terapia: «Ti toglie dal­l’isolamento, tira fuori le risor­se che hai dentro, riduce an­siolitici e antidolorifici: mi­gliora il sonno, le terapie sono meglio tollerate. E hai pazien­ti attivi al tuo fianco nel cam­mino terapeutico». Della passione per la musi­ca, lui e Mambrini, ne hanno fatto missione e medicina. Ogni mercoledì sera nella Sa­la della Musica del reparto c’è un concerto esclusivo, un fe­stival di Sanremo in corsia, Gi­no Paoli, Renzo Arbore, ma anche Paola Turci, Dario Ver­gassola, Stefano Bollani, can­tano e suonano senza lustrini, solo per amore, per un picco­lo pubblico di eroi: «E sono lo­ro che ringraziano i pazienti, non il contrario». Da quattro anni Carrara, complice lo struggente incontro tra Canto­re e il producer discografico Gian Andrea Lodovici a cui ora è dedicata la Sala della Mu­s­ica dell’ospedale con le gran­di pareti a strisce colorate, è la capitale di «Donatori di Musi­ca ». Come donatori di sangue perchè di vita si tratta. Una re­te di musicisti, medici e volon­­tari, coordinata dal pianista Roberto Prosseda, che orga­nizza concerti negli ospedali, 120 finora in quattro anni. Ma da isola musicale Carrara sta diventando un arcipelago: «Donatori di Musica» è sbar­cato negli ospedali di Bolza­no, Sondrio, Reggio Emilia, Verona, Roma, Brescia, e pre­sto all’Istituto dei Tumori di Milano, allo Ieo, all’Ospedale del cervello di Palermo, Sie­na, Genova, Bari. Un’epide­mia d’amore che ha attraver­sato l’oceano fino al Lombar­di Cancer Center di Washin­gton. L’America. Portata lag­giù da Martin Berkofsky, gi­gante del pianoforte: vent’an­ni fa venne diagnosticato un tumore e pochi mesi di vita, da allora suona solo per bene­ficenza. Perchè la musica, giu­ra Oliver Sacks, è il più com­pleto farmaco non chimico che ci sia. E il mondo non è buono, nè cattivo: è come tu lo fai.