SERGIO MARCHIONNE, La Stampa 16/2/2011, pagina 9, 16 febbraio 2011
“Usate questa azienda per aprire il Paese” - Desidero ribadirlo ancora una volta: la Fiat non ha nessuna intenzione di lasciare l’Italia
“Usate questa azienda per aprire il Paese” - Desidero ribadirlo ancora una volta: la Fiat non ha nessuna intenzione di lasciare l’Italia... Il livello degli investimenti previsto per il Paese, nell’arco del piano di sviluppo, è enorme, pari ad oltre due terzi di quelli di tutti i business di Fiat e di Fiat Industrial a livello mondiale. All’Italia abbiamo destinato 20 miliardi di euro. Quattro miliardi sono gli investimenti diretti a Fiat Industrial. Il resto, pari a 16 miliardi, è previsto per Fiat Spa. Nel dettaglio, di questi 16 miliardi, investiamo circa il 65% per Fiat Group Automobiles, il 15% per i marchi di lusso e il 20% per i motori e le attività della componentistica. Nell’ambito degli investimenti previsti per Fga, i costi relativi alle attività di ricerca e sviluppo sono compresi tra i 3,5 e i 4 miliardi di euro. Queste sono le cifre che rappresentano il nostro impegno per rafforzare la presenza in Italia, trasformandola in una base strategica per la produzione, gli investimenti e l’export... L’obiettivo di «Fabbrica Italia» è quello di incrementare gradualmente i volumi di produzione di autovetture nei nostri impianti italiani, arrivando nel 2014 a raggiungere 1.400.000 unità, più del doppio rispetto alle 650.000 prodotte nel 2009. L’aumento è ancora più significativo se lo confrontiamo con un anno disastroso come il 2010, quando siamo arrivati ad appena 561.000 vetture. A questo va aggiunta la produzione di veicoli commerciali leggeri, il cui obiettivo è quello di arrivare a 250.000 unità annue, rispetto alle 150.000 del 2009 e alle 190.000 del 2010. In totale, il piano di «Fabbrica Italia» è quello di raggiungere nel nostro Paese la produzione di 1.650.000 veicoli nel 2014. Tutto ciò avrà anche un impatto positivo sull’export. L’obiettivo è di produrre in Italia, entro il 2014, oltre un milione di veicoli destinati all’esportazione, di cui circa 300.000 per il mercato statunitense. La percentuale di esportazioni crescerà quindi dal 50% dell’anno scorso al 65% nel 2014. Questo piano rappresenta anche una grande opportunità per creare nuovi posti di lavoro in Italia e per aumentare i salari... Se riusciamo a incrementare l’utilizzo degli impianti, arrivando ad una percentuale dell’80 per cento rispetto all’attuale 40 per cento, noi siamo pronti ad aumentare i salari, portandoli al livello della Germania e della Francia. E questo senza ricorrere a ipotesi irrealistiche di replicare in Italia modelli di altri Paesi europei, che hanno storia e caratteristiche totalmente diverse. Ho già detto che siamo anche pronti al passo successivo, alla partecipazione dei lavoratori agli utili dell’azienda. Abbiamo l’esempio di Chrysler a testimoniarlo. Nel 2010 l’azienda ha ottenuto un risultato operativo di oltre 760 milioni di dollari, grazie alle attività realizzate negli Stati Uniti e in Canada. Abbiamo riconosciuto lo sforzo fatto dai lavoratori e, per ringraziarli del contributo che hanno dato ai risultati di Chrysler, abbiamo deciso di distribuire a tutti i dipendenti un premio di produttività. Questo può succedere anche in Fiat. Ma è chiaro che, prima di parteciparli, gli utili dobbiamo farli. ...Nel suo complesso, «Fabbrica Italia» rappresenta un’opportunità unica affinché il nostro sistema industriale italiano compia un significativo passo in avanti, voltando pagina e chiudendo con un passato che non riflette la realtà del mondo odierno. Per questo, dobbiamo essere in grado di aumentare l’utilizzo degli impianti e avere la certezza di rispondere con rapidità ed efficienza ai cambiamenti della domanda di mercato, in modo da non perdere opportunità preziose... Gli accordi che abbiamo sottoscritto con la maggior parte dei sindacati, per Pomigliano e per Mirafiori, servono a garantire queste condizioni. Questi accordi servono solo a far funzionare meglio la fabbrica, senza intaccare nessun diritto... Se ora mi chiedete «se» e «come» il nostro progetto potrà continuare, vi rispondo che la volontà della Fiat c’è, ma non possiamo mettere a rischio i nostri investimenti... Non abbiamo richieste da fare alla politica. L’invito che posso farvi, però, è quello diusare la Fiat come testa di ponte, di sfruttare l’esperienza di questa azienda per aprire il nostro Paese, per tracciare un cammino di ripresa che non può che iniziare con una ripresa della produttività e della competitività.