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 2011  febbraio 17 Giovedì calendario

Le balene vincono un round: Tokyo ferma la caccia - Anni di proteste, di azioni da parte degli ambientalisti - da Greenpeace a Sea Shepherd – oggi la svolta: il Giappone ha annunciato di aver sospeso il programma annuale di caccia alle balene nell’Antartico, proprio a causa delle azioni di disturbo degli ambientalisti, in particolare la «Sea Shepherd Conservation Society» (sedi a Washington e Melbourne), la cui avveniristica ammiraglia, un anno fa, era stata speronata e affondata al largo della Baia di Commonwealth da una nave-appoggio della flotta baleniera del Sol Levante

Le balene vincono un round: Tokyo ferma la caccia - Anni di proteste, di azioni da parte degli ambientalisti - da Greenpeace a Sea Shepherd – oggi la svolta: il Giappone ha annunciato di aver sospeso il programma annuale di caccia alle balene nell’Antartico, proprio a causa delle azioni di disturbo degli ambientalisti, in particolare la «Sea Shepherd Conservation Society» (sedi a Washington e Melbourne), la cui avveniristica ammiraglia, un anno fa, era stata speronata e affondata al largo della Baia di Commonwealth da una nave-appoggio della flotta baleniera del Sol Levante. La battaglia è ripresa: «Il peschereccio Nisshin Maru – ha detto l’Agenzia della pesca giapponese - ha sospeso l’attività da giovedì scorso per ragioni di sicurezza»: una nave della Sea Shepherd avrebbe inseguito per settimane l’ammiraglia della flotta giapponese riuscendo a bloccare il ponte di carico dei cetacei. Questo stillicidio ha causato parecchio disappunto in Giappone, uno dei tre Paesi al mondo dove la caccia ai cetacei è ufficialmente permessa per la sua «importante tradizione culturale» ed è stata mantenuta con l’escamotage dei «fini scientifici» per aggirare la moratoria internazionale del 1986. Il Giappone sostiene di aver diritto a valutare l’impatto delle balene sull’industria della pesca. La flotta (180 persone su 4 navi), potrebbeaddirittura rientrare: «Garantire la sicurezza è una priorità - ha annunciato Tatsuya Nakaoku, dell’Agenzia della pesca nipponica - e per il momento le navi hanno sospeso la caccia». «Stiamo valutando cosa fare – ha aggiunto - il rientro anticipato è un’opzione». Le navi avevano lasciato il Giappone lo scorso anno con il proposito di catturare 850 balenottere entro fine marzo. Nello stesso periodo del 2010, tuttavia, il target raggiunto era di 506 unità, a causa di difficoltà nelle attività anche per gli scontri diplomatici con Australia e Nuova Zelanda. Canberra, in particolare, ha alzato il livello dello scontro con la presentazione della denuncia contro il Giappone al tribunale mondiale dell’Aia per fermare la caccia nell’Antartico. Un attivista neozelandese di Sea Shepherd, inoltre, è stato condannato al carcere con la sospensione della pena per un’azione di disturbo e «l’assalto» contro una delle baleniere. La Sea Shepherd Conservation Society, più «interventista» di Greenpeace, dice di aver dimezzato negli ultimi anni il numero degli esemplari di balena uccisi. La caccia alla balena – come rivela anche una recente ricerca commissionata a economisti indipendenti dal Wwf e dalla Wdcs, la Whale and Dolphin Conservation Society (rete mondiale di consulenti, ricercatori e sostenitori) i Governi di Norvegia e Giappone usano soldi dei contribuenti per sovvenzionare le loro poco redditizie industrie baleniere. Un’assurdità anche dal punto di vista economico, visto il crescente successo del «Whale Watching», il turismo mirato all’osservazione dei cetacei. Le balene valgono più da vive che da morte, sostiene Greenpeace, snocciolando dati significativi: l’osservazione delle balene attira in tutto il mondo tra i 9 e gli 11 milioni di persone l’anno, con un giro d’affari di 1-1,5 miliardi di dollari. Molto più di quanto valga la carne prodotta. La retromarcia giapponese, dunque, fa ben sperare tutti coloro che amano i giganti del mare: speriamo in un via libera definitivo alla difesa dei cetacei, sull’onda (è il caso di dirlo) delle parole di Melville: «Lascio una scia bianca e inquieta, acque pallide, facce più pallide, dovunque passo. Le onde invidiose si gonfiano ai lati per sommergere la mia traccia: facciano, ma prima io passo».