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 2011  febbraio 17 Giovedì calendario

Per i bookmaker sarà estradato - Con la tensione di un cardiopatico abbracciato al proprio cuore, preceduto dalla sua fama complessa e ormai mitica, inseguito dai fantasmi di ex amici che l’hanno abbandonato spaventati o che invece l’hanno tradito (dipende da chi racconta la storia), Julian Assange, nuovo sacerdote dell’«assangeismo», religione globale che ha colpito centinaia di migliaia di anarchici, sognatori e rivoluzionari di mezzo mondo, aspetta nel rifugio del Norfolk dove un giudice lo costringe a risiedere, la sentenza che può cambiare il senso della sua esistenza e decidere il suo futuro

Per i bookmaker sarà estradato - Con la tensione di un cardiopatico abbracciato al proprio cuore, preceduto dalla sua fama complessa e ormai mitica, inseguito dai fantasmi di ex amici che l’hanno abbandonato spaventati o che invece l’hanno tradito (dipende da chi racconta la storia), Julian Assange, nuovo sacerdote dell’«assangeismo», religione globale che ha colpito centinaia di migliaia di anarchici, sognatori e rivoluzionari di mezzo mondo, aspetta nel rifugio del Norfolk dove un giudice lo costringe a risiedere, la sentenza che può cambiare il senso della sua esistenza e decidere il suo futuro. Giovedì 24 febbraio, alle 10 e 30 di Londra, il giudice Howard Riddle deciderà infatti se consegnare il fondatore di Wikileaks ai giudici svedesi che lo vogliono processare per un’opinabile accusa di violenza sessuale nei confronti di due donne o se rifiutare la richiesta d’estradizione arrivata da Stoccolma, certificando così indirettamente che l’hacker australiano è l’obiettivo di un complotto internazionale. «Se perderemo faremo appello. Siamo sicuri che se Assange fosse estradato in Svezia poi Stoccolma lo consegnerebbe agli americani. E negli Usa il nostro cliente rischia la pena di morte», sostengono i suoi prestigiosi e incertissimi avvocati. I bookmakers inglesi oggi scommettono sull’estradizione. Colpa, o merito, di una donna piccola, mora, sobria, tenace e clamorosamente preparata. Si chiama Clare Montgomery. È il legale che dopo avere difeso clienti come Augusto Pinochet e il governo Usa, rappresenta adesso gli scandinavi e incarna, anche fisicamente, un universo opposto a quello del misterioso australiano, fatto di legali di grido come Geoffrey Robertson - e da poco anche Alan Dershowitz, l’uomo che ha salvato O.J. Simpson -, di testimonial pieni di glamour come Bianca Jagger e di donne mozzafiato come la modella Jemima Kahn. Ma se Robertson ha cercato di anticipare il processo e di dimostrare le debolezza delle accuse di stupro (sbagliando corte e obiettivo) limitandosi a sostenere che «in Svezia c’è un clima tossico», la Montgomery si è concentrata sulle procedure. E in questo momento sono solo quelle a contare. Mentre Robertson spiegava al giudice Riddle che le donne che accusano Assange erano consenzienti e che il suo cliente non ha mai usato il proprio corpo per obbligare una delle due a fare sesso («era solo la posizione del missionario») la Montgomery lo ha invitato ad avere meno disprezzo per chi racconta di avere subito violenza e a prendere atto del fatto che la Svezia non è l’Uganda. «La richiesta è legittima. E penetrare una donna addormentata senza usare il preservativo come da lei richiesto poche ore prima è un reato anche in Gran Bretagna». Basta per giustificare l’estradizione. Ma questa non è una storia come tutte le altre.