PAOLO BARONI, La Stampa 17/2/2011, pagina 8, 17 febbraio 2011
Invalidi, la mappa degli sprechi - Ecco la mappa degli sprechi, la classifica delle regioni e delle province dove le pensioni di invalidità vengono concesse con troppa facilità
Invalidi, la mappa degli sprechi - Ecco la mappa degli sprechi, la classifica delle regioni e delle province dove le pensioni di invalidità vengono concesse con troppa facilità. Domina il Mezzogiorno, sia per numero di assegni per abitante, dato che di per sè dovrebbe già destare qualche sospetto, sia per margini di risparmio. Milano «virtuosa» La provincia di Lecce, secondo le elaborazioni della Fondazione Hume su dati Istat 2005, è quella dove si registra il tasso più alto di pensioni di invalidità: 178 ogni mille abitanti. In pratica, quasi due pensioni ogni 10 abitanti. Seguono Benevento con 170, Oristano e Potenza con 161, Nuoro con 158, poi Pesaro-Urbino con 154, L’Aquila con 153. A chiudere la classifica delle dieci «peggiori» province, Reggio Calabria a quota 149, Agrigento a 147 e Catanzaro a 145. Dall’altro capo della classifica tutte città del Nord: questo in base al tasso standardizzato, indicatore che consente di rendere omogenei e quindi comparabili tra loro in base al sesso e alle classi d’età i valori sulla popolazione. E il dato che balza all’occhio è che tutte le prime dieci città più «virtuose» presentano un numero di pensioni di invalidità che in alcuni casi non arriva a raggiungere un terzo di quelle erogate nelle «peggiori» dieci province. Il primo posto spetta a Milano, con 52 assegni versati ogni mille abitanti, seguono Venezia e Varese con 59, Como con 62, Mantova con 63, poi Verbano-Cusio-Ossola, Savona, Novara e Bergamo con 64 e Torino, al decimo posto con 65. Lo squilibrio Nord/Sud non sorprende più di tanto, perché è ormai assodato che il grosso delle pensioni di invalidità viene pagato nel Mezzogiorno d’Italia: 55 assegni ogni 1000 abitanti contro i 34 del Nord, stimava il ministero dell’Economia nella sua ultima Relazione generale sullo stato economico del Paese in base a dati non riparametrati. Su 2,6 milioni di trattamenti complessivi, quasi la metà 1,1 viene infatti erogata al Sud e nelle isole. Colpa di una maggiore incidenza degli incidenti sul lavoro? «No - spiega il professor Luca Ricolfi - perché il grosso è rappresentato da assegni di invalidità civile». Semmai una certa incidenza la può avere il reddito, che nel Mezzogiorno è più basso che al Centro ed al Nord e che fa parte dei requisiti utilizzati per concedere o meno questi assegni. Il caso Umbria Un’altra tabella, elaborata sempre dalla Fondazione Hume e riferita al 2005 (ma le cifre erano pressoché identiche anche nel 2003, il dato si può quindi considerare strutturale), ci fa vedere dove si può risparmiare. Con la sola eccezione di Valle d’Aosta e Umbria, anche questa seconda classifica è dominata dalle regioni del Mezzogiorno. Dove - se gli enti interessati volessero - si potrebbe arrivare a recuperare anche più della metà delle risorse che ora vengono destinate agli assegni di invalidità. Applicando a queste zone le procedure di riconoscimento dell’invalidità dei territori più virtuosi, in regioni come Calabria e Sardegna si potrebbe risparmiare più del 55% della spesa totale di queste aree. Idem in Umbria (54,9%), mentre regioni come Puglia, Sicilia, Valle D’Aosta, Marche, Campania, Molise e Abruzzo si collocano in una forchetta compresa tra il 40 ed il 50%. E ancora, Liguria, Toscana e Lazio viaggiano attorno al 30% di spreco; Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna sono sul 25%, mentre il Trentino Alto Adige arriva al 15,8%. In Piemonte lo spreco arriva al 10,6%. Sotto le due cifre ci sono solo due regioni: il Veneto con l’8,6% e la Lombardia con il 7,6%. Miliardi bruciati Applicando in ogni regione le «migliori pratiche» si potrebbero risparmiare 4-5 miliardi all’anno su un totale di 15,5. Cifra che sale a 8-10 se si considera che una platea di 5-6 milioni di persone, oltre all’invalidità, percepisce a vario titolo anche altri assegni.