Federico Fubini, Corriere della Sera 17/02/2011, 17 febbraio 2011
QUEGLI ATTERRAGGI DI EMERGENZA AI VERTICI DELLA BUNDESBANK
Qualche volta anche il maestro ha dei problemi, commentò un dignitario cinese durante la crisi dei subprime in America. Della Germania dire altrettanto sarebbe ingeneroso, se non altro perché gli «allievi» d’Europa hanno molti più problemi di lei. Ma il secondo atterraggio d’emergenza in pochi anni di un nuovo presidente paracadutato sulla Bundesbank rende la tentazione quasi irresistibile.
Sette anni fa Ernst Welteke dovette dimettersi per un’incauta vacanza a spese di una banca privata (poi, guarda caso, travolta nella crisi). Al suo posto l’universitario Axel Weber fu nominato in piena emergenza. Ieri invece al posto di Weber Angela Merkel ha nominato il 42enne Jens Weidmann. E ciò che colpisce stavolta non è il fatto che quest’ultimo sia il più giovane leader che l’istituto di Francoforte abbia mai avuto. Molto di più salta all’occhio l’irritualità così poco tedesca di tutto il processo del passaggio di poteri.
Vediamolo passo passo. Come Welteke, anche Weber si dimette all’improvviso: non per uno scandalo, solo perché capisce che non diventerà mai presidente della Banca centrale europea. Ma nel suo caso resta poco chiaro cosa esattamente abbia innescato la decisione di anticipare l’uscita. Si è scontrato con Angela Merkel? O si prepara alla presidenza della Deutsche Bank, magari per mantenere i colori tedeschi su un istituto che presto sarà probabilmente gestito dall’indiano Anshu Jain? E in questo caso, ha senso che Weber si metta a libro paga di un istituto di cui è stato regolatore fino a ieri?
Per le risposte i tedeschi dovranno aspettare. Chi non ha potuto farlo invece è Weidmann: si toglierà il cappello di consigliere economico del governo e si metterà direttamente quello di banchiere centrale indipendente dal governo. Per lui niente fase di acclimatamento nel consiglio della Buba, come era successo per esempio a Hans Tietmeyer quando lasciò l’esecutivo di Helmut Kohl. Forse sono solo i tempi che cambiano. O magari è il segno che anche in Germania selezionare e far ruotare i ceti dirigenti diventa ogni anno più difficile: in fondo, nord o sud, siamo tutti europei.
Federico Fubini