Raffaella Polato, Corriere della Sera 16/02/2011, 16 febbraio 2011
PANDA A POMIGLIANO ENTRO L’ANNO. LE TAPPE DEL PIANO DEL LINGOTTO —
Quel che accadrà fra un anno, due, tre, è certo legato a quello che in quest’anno, o due, o tre, si riuscirà a realizzare. E, ripete Sergio Marchionne, non dipenderà solo dal Lingotto: «La volontà c’è, ma non possiamo mettere a rischio i nostri investimenti» . Che cosa intenda lo ribadisce quando torna sul nodo centrale. Sarà sempre la «governabilità degli stabilimenti» , il banco di prova. Nel frattempo, però, «nessuno può accusare la Fiat di voler abbandonare l’Italia» . Né oggi né domani. A dimostrazione cita le intese di Pomigliano e Mirafiori, «raggiunte a fatica, in un clima di diffidenza e ostilità, in una campagna mediatica usata per altri obiettivi» . E proprio Pomigliano, più ancora che Mirafiori, gli serve a rispondere a quelle che definisce «critiche e accuse ingiuste e spesso offensive» . Peggio: «È assurdo e demenziale che qualcuno sia arrivato persino a denigrare i nostri prodotti» . Ha in tasca un annuncio, per l’occasione. La Panda, l’auto «reimportata» dalla Polonia, il modello che grazie ai suoi alti volumi era «l’unica possibilità per poter compiere una svolta» , arriverà un po’ prima del previsto. O meglio, rispetterà il calendario originale. Il lancio era previsto per fine 2011. Poi la violenza dello scontro sindacale aveva fatto slittare gli investimenti. Produzione, si era detto, non prima del 2012. Ieri l’annuncio. Conferma che l’iter per le «riassunzioni» , in Fabbrica Italia Pomigliano, inizierà il 7 marzo. Conferma che, accelerata la spesa degli 800 milioni stanziati, la nuova Panda sarà pronta «entro fine anno» . Un punto però, insiste Marchionne, «vorrei fosse chiaro» : decidere di lasciare Tichy per Napoli «non è stata una scelta basata su principi economici e razionali» . Ed è un discorso che vale anche per il resto: «L’Italia è nella top ten dei Paesi in cui produrre costa di più» . Se il Lingotto rimane, e anzi «abbiamo progetti ambiziosi che partono» da qui, non può dunque essere per beneficenza o per un’astratta scommessa sull’ «Italia sfida da vincere, non Paese da abbandonare» . Quella «sfida» dev’essere condivisa. E allora sì: intanto via agli investimenti anche a Mirafiori (1,3 miliardi da Fiat-Chrysler, ormai «legate a doppio filo» ). E sì: se in Sicilia il Lingotto è pronto a «regalare» allo Stato area e impianti di Termini, a condizione che tutti i dipendenti vengano riassunti, a Torino sul tavolo ci sarebbero pure 500 milioni per l’ex Bertone. La Fiom ha però già avvertito: lì abbiamo la maggioranza, un accordo modello Mirafiori non passerà mai. Per cui avverte anche Marchionne: l’azienda era di fatto fallita, il rilancio «potrà partire solo se i principi-guida di quell’intesa verranno riconosciuti e accolti» . Il confronto è iniziato ieri sera. Su un copione già visto. Il finale, chissà. Non sarà in ogni caso ininfluente sul «picco di investimenti previsto proprio per il 2011» , e da allargare prima o poi anche a Cassino e Melfi Dove «non c’è urgenza immediata» , ma dove occorre pensare da ora alle sostitute di Bravo e Punto. Difatti: «Stiamo già lavorando sulle future architetture» .
Raffaella Polato