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 2011  febbraio 16 Mercoledì calendario

LA CASSAZIONE DÀ IL VIA ALLE ADOZIONI FUORI DALLA COPPIA. IN EUROPA AVVIENE DA ANNI. MA L´ITALIA SI DIVIDE SULLA FAMIGLIA CON UN SOLO GENITORE

Loro vogliono essere presi per mano. Trovare amore, affetto, futuro, famiglia. I bimbi adottati abbandonano tutto: il passato, una lingua, a volte addirittura i ricordi. Che poi torneranno, e non sarà facile. La notte, nei sogni, magari nei silenzi improvvisi, quando sembrano altrove. Si affidano al nuovo padre, alla nuova madre, con un salto di vita totale, assoluto. Che genitori bisogna essere per gestire un mondo di affetti così delicato? Si deve essere in coppia, o basta anche una sola madre, addirittura un solo padre, perché non è detto che due sia sempre meglio di uno, se questo "uno" è forte, responsabile, capace di essere famiglia, casa, amore? La sentenza pronunciata due giorni fa dalla Cassazione, che aveva cautamente invitato anche il nostro paese a prendere in considerazione come potenziali genitori adottivi, «le persone singole», divide gli esperti, i politici, e chi da anni si occupa di trovare una famiglia a bambine, bambini, ma anche ad adolescenti senza più nulla o nessuno. All´indomani della sentenza ciò che appare in generale è però un muro di "no", con in prima fila il Vaticano, un muro alto anche se non del tutto invalicabile.
Per crescere un bambino, ancor più se abbandonato, questo è il parere comune, servono un padre e una madre, ben selezionati e monitorati dai servizi sociali, in grado di accogliere e sostenere chi già nella vita ha sofferto e patito. Eppure i single (anche i padri soli, come avviene sempre di più) già da anni possono adottare praticamente in tutta Europa, in Francia, in Germania, in Austria, in Svezia, in Inghilterra, in Irlanda, in Spagna e naturalmente anche negli Stati Uniti. Con percentuali di successi e fallimenti non diverse dalle nostre. In Italia invece, a parte poche voci a favore, è tutto il mondo dell´adozione ad avere perplessità e dubbi sull´apertura ai "monogenitori", se non i casi speciali, anzi specialissimi.
Già. Ma la realtà è ben più frastagliata. Gli ultimi dati dell´Istat ci dicono infatti che in Italia le famiglie con figli composte da un solo genitore sono oltre un milione (un milione e 155mila), e di queste l´88,6% è costituito da madri sole. E le coppie di fatto (anche queste escluse dalla possibilità dell´adozione, riservata unicamente alle coppie sposate) sono più di 800mila. Perché allora non allargare le maglie della legge 184 approvata nel 1983, e poi rivista più volte, l´ultima nel 2001, proprio per armonizzarla alla "vita vera", alla società reale, così come era successo per i limiti di età, innalzati fino a 45 anni, visto che ormai anche biologicamente sempre più coppie diventano genitori oltre i 40 anni?
Le resistenze sono forti. La vita vista con gli occhi di un bimbo abbandonato, spiegano gli esperti, ha il volto di una mamma e di un papà, di una casa calda e sicura, tutto ciò insomma che ha perduto o non ha mai conosciuto. Dice infatti Giancarlo Arnoletti, presidente del Cifa, uno dei più grandi enti di adozioni internazionali in Italia: «L´ideale per un bambino è quello di crescere con un padre e una madre, su questo non ci sono dubbi, e il suo primario interesse deve essere tutelato in ogni modo. Certo se poi non ci fossero più coppie disponibili allora vanno benissimo anche i singoli, sempre meglio un genitore solo che restare in un istituto. Però equipararli per legge no, per crescere bene, sono convinto, ci vogliono un padre ed una madre. Anche perché - sottolinea Arnoletti - la legge attuale già prevede una serie di casi speciali in cui è possibile anche per un single l´adozione. Il punto è un altro: dobbiamo sostenere l´adozione, siamo di fronte ad un netto calo di domande, mentre i bimbi abbandonati aumentano. La crisi, il timore di perdere il lavoro, si stanno facendo sentire pesantemente anche in questo campo: la paura che hanno le coppie di mettere al mondo un figlio "biologico" nell´incertezza economica e del futuro, questa stessa paura si riflette sugli aspiranti genitori adottivi».
Sulla stessa linea il Ciai, Centro italiano per gli aiuti all´infanzia, altro storico ente che si occupa di adozioni internazionali. Valeria Rossi Dragone, presidente del Ciai, chiarisce come la legge italiana, nei confronti dei bimbi adottivi, tuteli «l´interesse del minore a crescere in una famiglia e quindi, a fronte delle lunghe liste di attesa di coppie in attesa di adottare, a loro sarà data la precedenza». E aggiunge: «Adottare non significa garantire il diritto degli adulti a essere genitori, ma il diritto di un bambino, privato delle sue relazioni fondamentali, a vivere in una famiglia, quella ritenuta migliore per lui».
Ma esiste davvero questa famiglia ideale, paradigma con cui si scontrano molte coppie quando presentano la domanda di adozione, a cui seguiranno lunghi mesi di incontri, colloqui e controlli di ogni tipo, uniti a defatiganti percorsi burocratici? Per lo psichiatra Gustavo Pietropolli Charmet, uno dei più grandi esperti d´infanzia di adolescenza in Italia, tutto questo insistere sulla necessità della coppia di madre e padre per un bimbo adottivo è in realtà un falso problema.
«Quando in Italia hanno cominciato a diffondersi le famiglie con un genitore solo, noi psichiatri e psicoterapeuti eravamo molto preoccupati, perché temevamo che i figli potessero avere problemi di identità e mancanze. L´esperienza ci ha dimostrato invece che i bambini cresciuti in una famiglia monoparentale non hanno alcun disagio in più rispetto ai loro coetanei... Lo stesso discorso vale per l´adozione: più che una coppia ci vuole un´etica della responsabilità, ci vogliono uno o due adulti che siano in grado davvero, e in modo adulto, di prendersi cura di un bambino che ha già subito ferite e abbandoni. Ma questo - dice con forza Charmet - non è garantito dalla coppia, bensì, ripeto, dalla responsabilità. Nel nostro consultorio, vedo decine di madri e padri adottivi che entrano in crisi, quando nei primi anni dell´adolescenza il loro bambino-ragazzo inizia a rifiutarli, a non mostrare alcun "riconoscimento" nei loro confronti. È naturale che sia così, ma che spesso i genitori adottivi si aspettano quel grazie. E qui la bella famiglia va in pezzi... No, ne sono sicuro: adottati o biologici i figli possono crescere anche soltanto con mamma o con papà... Purché questi siano genitori sul serio».
Del resto in Italia molte storie "particolari" esistono già. Su 1.815 adozioni nazionali concesse nel 2007, 1.130 erano "legittimanti" (cioè bimbi affidati a coppie regolarmente sposate) e 684 erano invece "speciali", cioè di minori affidati a single, a parenti, a coppie senza i requisiti dell´età. E una lunga esperienza di "famiglie single" è presente nel mondo dell´affido familiare: per poter diventare madre o padre "a tempo" infatti non c´è bisogno di essere sposati o di avere gli stessi requisiti richiesti a chi vuole adottare. Oggi però molte associazioni, e in particolare "La Gabbianella" si battono perché quando per il bimbo dato in affido viene pronunciata una sentenza di adozione, anche i "genitori a tempo" che fino a quel giorno li hanno allevati possano concorrere all´adozione. Pur non avendo magari i parametri richiesti dalla legge, perché single appunto, o troppo grandi. «E questo proprio in nome dei minori», spiega Carla Forcolin, presidente della "Gabbianella" che si appella affinché il Parlamento non dimentichi le proposte di legge che chiedono "il diritto ai sentimenti dei bambini in affido". Non essere strappati cioè, magari dopo molti anni, a chi ormai chiamano o papà.
«Nella nostra ormai trentennale esperienza - conclude Tiziana Macciò, presidente del Centro di aiuto al bambino maltrattato - abbiamo visto molti bambini affidati a single crescere bene, sani, a volte mantenendo un rapporto con la famiglia d´origine, a volte no. Questo significa che anche una mamma o un padre single possono amare e occuparsi, con successo, di un minore abbandonato. Il punto non è mettere in contrapposizione la coppia o i singoli, ma valutare di volta in volta qual è la soluzione migliore per quel bambino e il suo futuro».