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 2011  febbraio 15 Martedì calendario

PANAMA, UNA FERROVIA TRA DUE OCEANI PECHINO ALLA CONQUISTA DEL CANALE - PECHINO

La Cina punta a trasformare la Colombia nel proprio terminal produttivo in America Latina. Il piano di Pechino, rivelato dal presidente Juan Manuel Santos al Financial Times, prevede di costruire un «canale secco» alternativo a quello marino di Panama, collegando con una ferrovia le coste colombiane su Atlantico e Pacifico. Un nuovo distretto industriale vicino a Cartagena, finanziato e realizzato dai cinesi, dovrebbe assemblare presto le merci «made in China» destinate ai mercati di Sud e Nord America.
Una linea ferroviaria lunga 220 chilometri, parallela al Canale di Panama, smisterebbe i prodotti nei porti affacciati sui due oceani e condurrebbe fino alle navi di Pechino le materie prime colombiane a cui mira la seconda potenza economica, ma prima forza industriale, del pianeta. Per «conquistare» la Colombia, la Cina è pronta a offrire 7,6 miliardi di dollari, messi a disposizione da China Development Bank, e a coinvolgere China Railway Group, ossia le ferrovie dello Stato, nella realizzazione della linea. Lo scambio infrastrutture-materie prime, già attuato con successo in Africa e Asia centrale, prevede anche altri progetti. Pechino e Bogotà starebbero trattando una rete ferroviaria ad alta velocità lunga 791 chilometri e lo sviluppo del porto di Buenaventura. Entro pochi anni la Colombia arriverebbe così a movimentare via terra oltre 40 milioni di tonnellate di merci, con priorità al carbone (di cui è il quinto produttore mondiale) destinato ad alimentare il vorace apparato industriale della Cina. «È una proposta reale - ha confermato il presidente Santos - e ad un stadio avanzato». Attraverso il Canale di Panama, percorso ogni anno da circa 14 mila navi, transita oggi il 5% del commercio mondiale. Le tariffe di transito continuano però ad aumentare e il «bypass ferroviario» dei cinesi avrebbe un triplo obiettivo: raffreddare i pedaggi marini, sottrarre a Panama il monopolio dei passaggi transoceanici in Centro America e abbassare i costi dei trasporti su rotaia.
Dietro il negoziato tra Colombia e Cina c´è però anche una ragione politica. Pur essendo alleata di Washington, Bogotà non nasconde la delusione per il blocco Usa dell´accordo sul libero commercio, sottoscritto nel 2007 e ancora arenato al Congresso. Trattare con Pechino un´alternativa strategica, economica e produttiva, dovrebbe indurre la Casa Bianca a riconoscere alla Colombia il valore della fedeltà finora dimostrata. «Non voglio accreditare attese sproporzionate - ha detto Santos - ma dobbiamo prendere atto che il nuovo motore dell´economia mondiale è l´Asia». Non è questo l´unico elemento convincente. La Cina, dalla crisi occidentale del 2008, promuove una decisa politica dei prestiti alle nazioni emergenti e ai Paesi industrializzati in difficoltà. Negli ultimi due anni ha concesso più finanziamenti della Banca Mondiale e una fetta importante di Stati in via di sviluppo individua ormai Pechino quale interlocutore commerciale privilegiato.
Brasile e Venezuela, grazie alla politica «infrastrutture in cambio di energia», sono ormai nell´orbita cinese. L´offensiva in Colombia preoccupa però ancora di più gli Stati Uniti, che vedono spostare a nord il confine dell´influenza di Pechino nel pieno dello scontro a due per il controllo del Pacifico e dell´Estremo Oriente. Usa ed Europa non reggono il passo della liquidità della Cina, che aprendo il proprio mercato dei consumi sta diventando il leader dei Paesi del futuro.