Andrea Morigi, Libero 15/2/2011, 15 febbraio 2011
E LA TV SPINGE I NORDAFRICANI A INVADERCI
Centodiciotto tunisini erano già arrivati in treno a Bologna, altri cinquanta si erano spinti fino a Gradisca, trenta afgani svernavano sulla costa leccese. Intanto, mentre a Lampedusa si prendeva fiato nella prima notte senza sbarchi dopo l’arrivo di cinquemila persone, nell’isola di Pantelleria, alle cinque del mattino di ieri erano iniziati gli sbarchi con una prima avanguardia di undici extracomunitari.
L’hanno saputo dalle loro tv, in Marocco e in Egitto, che in Italia è stata approvata la sanatoria per i clandestini. Servizi mandati in onda senza fornire troppi dettagli, che hanno acceso l’illusione. Così si fa disinformazione. E, insieme, si fa passare il messaggio che, con 1.500 massimo tremila euro, si arriva a bordo dei barconi, si viene ospitati, curati e rifocillati gratis nei centri di prima accoglienza. Poi, passa qualche mese o qualche anno e si viene regolarizzati.
Non arriva altra pubblicità sulla sponda sud del Mediterraneo. E sì che dicono che la stampa estera denigra il nostro Paese. Ci sarà anche la crisi in Europa, ma per gli aspiranti immigrati vale il
confronto con i Paesi di provenienza: l’Italyya è pur sempre «il paradiso», dicono in perfetto francese agli inviati delle tv d’Oltralpe. Grazie alle parabole, vedono un paese della cuccagna, dove non c’è la certezza della pena, dove per gli spacciatori si usa un occhio di riguardo tanto che continuano indisturbati a delinquere, a piede libero.
CONFINI SPALANCATI
Per un istante si sentono famosi anche loro, quando riescono a entrare nella realtà mediatica, che più irreale di così non si potrebbe. Appena messo piede in Italia, inalberano cartelli con la scritta “Viva Berlusconi”, come documentava il Tg5 ieri mattina. Magari penseranno di venire a fare un po’ di bunga bunga. Una marocchina pare abbia fatto fortuna. Ma è un terno al lotto tentato soltanto dai più disperati, spinti dai loro regimi fuori dai confini per evitare le manifestazioni di piazza.
Gli estremisti e i criminali sono i più veloci a mobilitarsi, perché sanno prima e meglio di altri come procurarsi il denaro e i contatti con gli scafisti per il viaggio della speranza. Intanto le classi dirigenti rimangono sempre più sole al potere, senza doversi occupare di redistribuire il reddito e la ricchezza. Meno poveri ci sono, meglio si sta. Così, che una motovedetta tunisina abbia speronato un barcone causando ventinove morti, non lo hanno ancora detto alla carne da barcone. In questi giorni di trasbordi non erano davanti ai teleschermi. E anche se ci fossero stati, non avrebbero mai potuto vedere quello che non è mai stato trasmesso: i rimpatri immediati e i respingimenti in mare.
Souad Sbai, parlamentare del PdL, chiede al governo una strategia di comunicazione uguale e contraria: «Coloro che sbarcano a Lampedusa vanno identificati e poi messi su charter e riportati subito
indietro, rendendo la cosa pubblica tramite i media, facendo capire a chi volesse intraprendere lo stesso percorso che si torna subito indietro».
UNA VOCE ARABA
Ci vorrebbe uno spot del governo italiano, in tutte le lingue possibili. Non importa, dovrebbero essere le immagini a parlare da sole. Nell’attesa, le prime a incaricarsene sono le associazioni degli immigrati in Italia. Oggi stesso dirameranno un comunicato alle agenzie marocchine in arabo e francese per avvertire che sul territorio italiano non c’è più spazio. I provvedimenti varati finora erano a numero chiuso. E non è vero che c’è richiesta di lavoro. Anzi, c’è il rischio concreto di essere rimandati subito a casa e di perdere il denaro investito sull’utopia del benessere.
Per la Sbai dovrebbero essere innanzitutto le ambasciate, a nome del ministro, a occuparsene. Anche perché il vuoto di potere sta generando problemi a catena: «Il ministro degli Esteri tunisino si è dimesso, l’esercito in Egitto ha decretato la libertà di varcare la frontiera: siamo al rischio collasso», dice e sottolinea che «sono, poi, tutti uomini, che difficilmente troveranno lavoro in Italia, quindi li attende un futuro di illegalità», che li consegnerà «nelle mani della criminalità organizzata. Occorre quindi agire con forza e intelligenza, per evitare un disastro umanitario e sociale». A loro danno, oltre che a nostre spese.