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 2011  febbraio 15 Martedì calendario

A CIASCUNO IL SUO

Sono nato in un periodo ove un intellettuale (Marinetti) sosteneva che la guerra è l’igiene del mondo. Quando a 18 anni cominciai a lavorare avevo due certezze. Una: era probabile una terza guerra mondiale, forse atomica. L’altra: 42 anni dopo sarei andato in pensione, a 60 anni (certo), sarei morto a 62 (media statistica certa). La guerra non ci fu, perché l’ideologia e l’establishment di uno dei due contendenti evaporò nel ridicolo. A 61 anni fui licenziato, mi presi un anno sabbatico per capire se potevo sfangarla, e non morire a 62 anni. Superato questo paracarro, tornai al lavoro, in 14 anni ho cambiato una decina di attività, sempre da precario, a volte con discrete soddisfazioni.
Leggo che un giovane su quattro non lavora; di questi, circa la metà non lo cerca, non possedendo il prerequisito minimo: averne voglia. Leggo che l’Italia crea 600 mila nuovi posti di lavoro all’anno, in gran parte colti da immigrati, poiché i nostri giovani, in possesso di lauree e diplomi inutili, li giudicano non degni, preferiscono fare stage e farsi mantenere dai genitori. Conclusione: non siamo ancora culturalmente attrezzati né a vivere a lungo, né senza guerre. Un mondo capovolto: il capo supremo dell’establishment euro americano applaude, con parole alate, un colpo di stato militare; quello nostrano, anziché stare nella stanza dei bottoni, passa il tempo a sbottonare guepière, chi lo vuole abbattere sceglie di farlo da un livello antropologicamente superiore. Per una volta, si prenda esempio dagli operai di Mirafiori: ci si metta in pausa.