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 2011  febbraio 15 Martedì calendario

Quanto vale vincere il festival? - Stasera comincia il Festival di Sanremo, che dura cinque sere: come mai così tante? Spesso si parla di alleggerimento, ciclicamente si sogna di riportare la manifestazione alle sue tre serate di tradizione

Quanto vale vincere il festival? - Stasera comincia il Festival di Sanremo, che dura cinque sere: come mai così tante? Spesso si parla di alleggerimento, ciclicamente si sogna di riportare la manifestazione alle sue tre serate di tradizione. In realtà, sia la Rai, sia il Comune di Sanremo, hanno tutto l’interesse a che la manifestazione continui ad occupare un’intera settimana. Perché la città si anima, perché gli sponsor arrivano, perché gli investimenti vengono meglio ammortizzati, perché la tv di Stato crea un massiccio indotto di programmi che, nella settimana del Festival, vivono del Festival, lo lanciano e nello stesso tempo se ne fanno lanciare. Quanto rende partecipare alla rassegna di Sanremo? Un tempo significava vendere dischi, poi cd, salire più facilmente in testa alle classifiche. Adesso che né dischi né cd si vendono più e il consumo della musica è rivoluzionato dalle tecnologie, partecipare a Sanremo è utile soprattutto a far circolare il nome, ad alimentare un indotto che è fatto soprattutto di partecipazioni televisive che, a catena, ne generano altre. Un modo per costruirsi un mestiere trasversale. Andare a Sanremo rende più ai «Big» o ai «Giovani»? La manifestazione consente agli interpreti già consolidati di non essere dimenticati. Già sappiamo che un passaggio a Sanremo ne porta altri. I «Giovani» devono farsi conoscere, in campo musicale ma anche, se non soprattutto, televisivo. Quest’anno, poi, sono già stati lanciati da «Domenica in», arrivano alle serate festivaliere con una loro già consolidata piccola fama. Ogni anno si pensa di riportare al Festival la centralità della musica: ogni anno, puntualmente, lo spettacolo, lo show business, tende a travaricarla. Ma se partecipare a Sanremo è così positivo per l’immagine, perché tanti cantanti, e quasi tutti i cantautori, preferiscono non partecipare? Per via della gara, prima di tutto. Un interprete consolidato tende a non rischiare, magari ricordando episodi della gioventù: Vasco Rossi, per esempio, nel 1983 finì penultimo con «Vita spericolata». E già l’anno prima aveva cantato «Vado al massimo». Al di là del piazzamento, le partecipazioni furono fondamentali per la sua carriera. Ma poi basta. Molti non frequentano, anche perché trattandosi di manifestazione storicamente nazionalpopolare, può essere «snobisticamente corretto» non andare. Morandi quest’anno ha fatto un gran lavoro, portando autori come Battiato e Vecchioni. E vincere fa bene automaticamente? Non è detto. Come non necessariamente fa male perdere, così non necessariamente fa bene vincere. Prendiamo i Jalisse: vinsero con «Fiumi di parole» nel 1997, e ancora adesso sono ricordati soltanto per essere stati dimenticati subito. L’intreccio musica-tv influisce sulle classifiche dei cantanti? Certo, influisce anche sulle vittorie. Due anni fa vinse Marco Carta, che proveniva da «Amici»; l’anno scorso vinse Valerio Scanu, pure lui in arrivo da «Amici». Il pubblico di Maria De Filippi è particolarmente abituato al televoto. Che l’anno scorso, al cospetto di Antonella Clerici, fu contestato dall’orchestra: i musicisti lanciarono per aria gli spartiti in segno di protesta. Quando è nato il Festival di Sanremo? Il 29 gennaio 1951, nel Salone delle feste del Casinò: vinse Nilla Pizzi con «Grazie dei fiori», l’ingresso costava 500 lire, il primo presentatore fu Nunzio Filogamo che soltanto l’anno successivo avrebbe inventato la famosa frase con cui salutava il pubblico: «Cari amici vicini e lontani, buona sera». La prima diretta televisiva fu nel 1955. A quei tempi, sì, vincere il Festival era importante anche per la vendita dei dischi. Lanciati dalla rassegna, si diffondevano soprattutto i 45 giri con il brano ascoltato. Qual è stata l’edizione più seguita? Il Festival condotto da Fabio Fazio nel 1998, quello dove salirono sul palcoscenico dell’Ariston due premi Nobel, Michail Gorbaciov e Renato Dulbecco, 19 milioni di spettatori. Quali sono le parole del Festival 2011? Secondo l’analisi di analisi di Expert System, il nome usato di più è amore, che ricorre 44 volte in 10 canzoni. Tra i verbi, grandi protagonisti sono: sapere: 42 volte in 7 canzoni; volere: 35 volte in 11 canzoni; fare: 28 volte in 13 canzoni; cercare: 26 volte in 6 canzoni; sentire: 25 volte in 10 canzoni, chiamare; 23 volte ma in solo 2 canzoni; andare: 20 volte in 5 canzoni; vedere: 19 volte in 7 canzoni.