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 2011  febbraio 15 Martedì calendario

Debito pubblico record, ma il peggio è passato - La cifra di cui è aumentato il de­bito pubblico nel 2010, 80 miliardi, circa il 5% del prodotto interno lor­do (Pil), stimato fra i 1

Debito pubblico record, ma il peggio è passato - La cifra di cui è aumentato il de­bito pubblico nel 2010, 80 miliardi, circa il 5% del prodotto interno lor­do (Pil), stimato fra i 1.550 e 1.600 miliardi, è in linea con le previsioni. Andando a leggere dietro le righe, invece c’è un rilevante migliora­mento, rispetto a questo grosso defi­cit in quanto, al netto di partite con­tabili attive, l’aumento del debito, assumendo un Pil di 155 miliardi (la previsione più bassa ) non è del 5 % circa come si era previsto, ma at­torno al 4,3%. Infatti il fabbisogno complessivo delle amministrazio­ni pubbliche, che misura il deficit di cassa del governo generale, cioè del­­lo Stato, degli anti previdenziali, de­gli altri soggetti finanziari del setto­re statale, delle regioni e degli enti locali è stato di 67 miliardi, pari, ap­punto, al 4,3% del Pil. Ammettendo che il fabbisogno di cassa non riflet­ta tutto il deficit di cassa effettivo dell’anno, in quanto ci sia qualche «abbellimento» di fine anno trami­te lo spostamento a quello seguen­te di pagamenti dovuti, comunque siamo attorno al 4,5%. La differenza tra nuovo debito e fabbisogno si spiega essenzialmen­te con l’aumento del­la liquidità a di­sposizione del Tesoro presso la Ban­ca di Italia, di 11,5 miliardi, pari allo 0,71% del Pil: una riserva prudenzia­le di denaro, utile nel caso ci siano temporanee difficoltà nel colloca­mento del debito pubblico. Va ag­giunto che 3,9 miliardi di debito pubblico hanno come controparti­ta il prestito alla Grecia di pari im­porto a tassi superiori a quelli che il nostro Tesoro paga. Ciò non signifi­ca peraltro che si debba essere felici e contenti. Siamo sopra al 3% di tet­to al deficit. E l’Italia dovrebbe stare al di sotto, se vuole alleggerire il suo fardello debitorio. Prendendo la sti­ma del Pil del 2010 di 1.550 miliardi che comporta un crescita del Pil in termini reali dello 1,2 e un modesto tasso di inflazione, purtroppo il rap­porto fra debito e Pil sale dal 115,9 del 2009 al 118,5 del 2010, di 2,6 pun­ti. Al netto dello 0,7% di nuova liqui­dità presso il Tesoro il rapporto fra debito e Pil del 2010 è del 17,7 e al netto del prestito alla Grecia del 17 ,45 %. Come mai, nonostante i ta­gli alle pubbliche spese, che hanno suscitato tanti malumori, abbiamo stimato per il 2010 un deficit del 2010 e poi lo abbiamo contenuto so­lo al 4,5%? Innanzitutto i tagli ri­guardano il 2011 e servono per ri­durre il deficit di quest’anno attor­no al 3,5%. Inoltre il Pil del 2010 è del 5% circa inferiore a quello del 2007, ultimo anno positivo, prima della crisi di origine internazionale. E quindi, anche contenendo le spe­se, il rapporto fra deficit e Pil è peg­giore che nel 2007. Per di più le en­trate risentono della crisi. Quelle del 2010, in termini di cassa, sono al livello del 2009, anzi c’è un calo di 4 miliardi, pari all’1%, dovuto al fatto che i gettiti sono in parte sfasati di un anno, rispetto ai dati economici, per il meccanismo degli accerta­menti su dichiarazione. E nel 2010 si scontano gli effetti del cattivo an­damento del 2009. Nel 2011 le cose andranno meglio, perché ora, men­tre intervengono i tagli di spesa, c’è un altro recupero di Pil. Ma solo con una politica di crescita noi pos­siamo risanare il bilancio pubblico, portandolo gradualmente al pareg­gio, in modo da generare una co­stante riduzione del rapporto tra de­bito e Pil, senza nuovi tagli di spesa, in termini reali. Facciamo un esem­pio: se nel 2011 il Pil cresce del­l’ 1,4% in termini reali e dell’1,8 nei prezzi il suo aumento monetario è 3,2%. Con un debito del 118% del Pil, un deficit del 3,7 mantiene intat­to il rapporto debito Pil. Il deficit del 3,5 comporta una modesta riduzio­ne dello 0,2. Con un tasso di cresci­ta del Pil del 2%, invece il debito si ridurrebbe dello 0,8%. Nel 2012, in cui il rapporto debito-Pil secondo la legge finanziaria approvata scen­derà al 2,7% del Pil, l’aumento del Pil di 0,6 porterebbe il deficit al 2% e farebbe calare il debito di 1,6 punti. Il pareggio del bilancio sarebbe a portata di mano e si innescherebbe un circolo virtuoso, che permette­rebbe di ridurre il debito e di au­mentare i mezzi per la crescita. Quello che è importante è l’innesco della spirale virtuosa. Ed esso com­porta di agire subito con misure che stimolano l’economia, mantenen­do il vincolo del bilancio: come libe­r­alizzazioni e privatizzazioni e ridu­zioni di imposte, con la copertura mediante eliminazione di evasioni e di esoneri fiscali ingiustificati.