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 2011  febbraio 15 Martedì calendario

L’esodo dei tunisini: l’ultima vendetta di Ben Ali - A migliaia sarebbero ancora pronti ad imbarcarsi nel golfo di Hammamet e da quello di Ga­bes, più a sud, sulla costa orienta­le della Tunisia, per sbarcare in Italia

L’esodo dei tunisini: l’ultima vendetta di Ben Ali - A migliaia sarebbero ancora pronti ad imbarcarsi nel golfo di Hammamet e da quello di Ga­bes, più a sud, sulla costa orienta­le della Tunisia, per sbarcare in Italia. Il governo provvisorio ha mandato le truppe a Zarzis, epi­centro della fuga, per tampona­re l’emorragia. Fra 1000 e 1500 harragas, come vengono chiama­ti gli emigranti, sarebbero stati arrestati negli ultimi giorni nel sud est della Tunisia, ma oltre 5000 sono arrivati a Lampedusa. L’assalto alla fortezza Europa era stato previsto, se non pianifi­cato dallo stesso presidente tuni­sino deposto, Zine El-Abidine Ben Alì. Il 14 gennaio è fuggito in Arabia Saudita incalzato dalla ri­volta popolare, ma prima avreb­be dato ordine ai suoi fedelissi­mi, annidati nel potente ministe­ro dell’Interno: «Dopo di me il ca­os ». La polizia, responsabile del­la repressione, si è praticamente sciolta come neve al sole abban­donando il controllo dei flussi di clandestini verso l’Italia. Lo scorso dicembre, con la ri­volta che muoveva i primi passi, le forze di sicurezza tunisine ave­vano messo a segno un colpo at­teso da tempo, anche dall’Italia. «L’imperatore dei passaggi» co­me veniva chiamato il più famo­so e anonimo boss del traffico di esseri umani dalla Tunisia era stato beccato a Sfax. Rincorso da 18 mandati di cattura stava orga­nizzando l’ennesimo viaggio del­la speranza verso Lampedusa. Non è un caso che durante la ri­volta sono fuggiti a centinaia dal­le carceri. In questi giorni, secon­do fonti del Viminale, i tunisini che puntano all’Europa partono da Hammamet, ex esilio di Betti­no Craxi, per sbarcare a Pantelle­ria. Poco più a sud si imbarcano a Mahdia, Chebba e Monastir per raggiungere Linosa e Lampe­dusa. Circa i due terzi dei tunisi­ni in fuga sarebbero, però, diret­ti in Francia, l’ex madrepatria co­loniale. Nei sobborghi di Parigi vive mezza generazione di tunisi­ni proveniente da Zarzis, dove sa­rebbero partiti circa 3mila degli sbarcati a Lampedusa. La città portuale è stata «occupata» da 300 soldati, che hanno l’ordine di sigillare il porto. Anche Ga­bes, il capoluogo del Golfo, a nord di Zarzis, è finita nel mirino delle autorità provvisorie. Ieri si è svolto il funerale di cinque tuni­sini annegati, che si erano imbar­cati a bordo di due piccole imbar­cazioni. L’obiettivo era raggiun­gere quella più grossa per inizia­re il viaggio verso l’Italia. Per sfuggire alla sorveglianza i due gusci di noce sono entrati in colli­sione e colati a picco nelle acque di fronte a Zarzis. Diciassette per­sone sarebbero ancora disperse. Nell’ultima settimana la Guar­dia nazionale avrebbe fermato da 1000 a 1500 aspiranti clande­stini, che volevano raggiungere l’Europa. Nell’isola di Djerba so­no stati sventati quattro tentativi di solcare il Mediterraneo da par­te di 200 migranti. Tutta gente che arriva da cittadine dell’inter­no rurale e povero come Tataoui­ne, Gafsa, Ben Guerdane, Mede­nine, Kasserine, Makthar e Maz­zouna. Molti viaggiano lungo l’autostrada Tunisi- Sfax, dove vengono raccolti dai proprietari delle piccole barche che devono portarli al largo sui natanti più grossi. Il trasbordo costa 100 eu­ro per cinque persone. Partono da porti defilati come Skhira e Midoun pagando 1500 euro il viaggio fino in Italia. Ogni barca che solca il Mediterraneo tra­sporta una media di 30-40 perso­ne. «Non è più una vera e propria tratta di esseri umani - spiegano dal Viminale - Il fenomeno è alla luce del sole, con i giovani tunisi­ni che comprano il biglietto per l’Italia » . Qualcuno ha idee più origina­li, come il ragazzo di 21 anni sco­perto la scorsa settimana a Zuri­go. Dalla Tunisia alla Svizzera, at­traverso il porto di Genova, sem­bra sia arrivato nascosto nel pull­man della squadra Fc di Zurigo, dopo un viaggio di 30 ore. I calcia­tori erano rientrati in tutta fretta dalla Tunisia in rivolta il 16. Il lo­ro pullman è arrivato molto do­po, con a bordo il clandestino.