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 2011  febbraio 15 Martedì calendario

DA CAPORETTO AL PIAVE GLI AIUTI ALLEATI ALL’ITALIA

Ho letto un libro, pubblicato negli Usa, relativo alla prima guerra mondiale. Ho appreso così, con una certa sorpresa, che dopo Caporetto gli Alleati avevano inviato notevoli contingenti di truppe francesi e inglesi sul fronte italiano e queste avevano contribuito in modo sostanziale sia a stabilizzare il fronte, sia alla difesa sul Piave. Il libro non forniva dettagli. È possibile sapere qualcosa di più sulla vicenda? Ad esempio qual era l’entità di queste truppe, dove avevano operato e per quanto tempo? Infine, sono state determinanti per dare il via a quella che successivamente sarebbe stata la vittoria finale?
Enzo Repola Rye, NY (Usa)
Caro Repola, nei primi colloqui fra gli Alleati dopo la rottura del fronte a Caporetto, il generale Foch offrì subito un contingente francese: «se avete bisogno delle nostre truppe, siamo pronti a marciare» . Era il 26 ottobre 1917. Quattro giorni dopo, secondo Mario Silvestri («Caporetto, una battaglia e un enigma» , Bur 2003), «le avanguardie erano già alla frontiera franco italiana» . Fu deciso che Francia e Gran Bretagna avrebbero contribuito al consolidamento del fronte con sei divisioni, ma in corso d’opera il numero fu portato a undici, di cui sei francesi e cinque britanniche. Cadorna, che di lì a poco sarebbe stato sostituito dal generale Armando Diaz, avrebbe voluto impiegarle immediatamente sul Tagliamento e sul Piave, dove le forze italiane stavano per assestarsi in difesa, ma Foch insistette affinché gli italiani provvedessero da soli, per quanto possibile, alla creazione del nuovo fronte, e aggiunse (cito ancora dal libro di Silvestri) che un giorno lo avrebbero ringraziato per il consiglio. Le divisioni alleate furono dislocate nelle retrovie e permisero alle formazioni italiane di concentrarsi nelle zone più cruciali e potenzialmente pericolose. Il generale francese aveva ragione. Caporetto fu una brutta pagina della storia militare italiana, ma il quadro sarebbe incompleto se lo storico non registrasse la relativa rapidità con cui l’Italia reagì alla tragedia. Il nuovo comandante supremo rianimò i reparti, radunò i dispersi, ricostruì le formazioni che si erano dissolte durante la ritirata; e la nuova leva arrivò al fronte, nei mesi seguenti, con la voglia di combattere e vincere. A questo occorre aggiungere che la fortunata offensiva austro-tedesca aveva messo in evidenza i limiti dello sforzo militare degli imperi centrali e, in particolare, la stanchezza dell’esercito austro-ungarico. In una storia ufficiale della Grande guerra scritta da generali e studiosi britannici («Military Operations in Italy» , Londra 1949), leggo che la «riorganizzazione dell’esercito italiano fu rapida» , che la classe del 1898 venne subito chiamata alle armi e che gli effettivi crebbero in poche settimane da un milione 769.000 a un milione 859.000. La battaglia di Caporetto si concluse, quindi, senza che gli Alleati partecipassero, se non indirettamente, alla ricostituzione del fronte. Vi fu una presenza alleata, invece, nella «piccola offensiva» degli austro-tedeschi sugli Altipiani e sul Grappa che iniziò il 4 dicembre. E vi fu una partecipazione del contingente britannico nella fase finale della battaglia del Piave e nell’inseguimento delle truppe austriache sulla strada di Trento. Il libro sulle «Military Operations in Italy» ne va particolarmente orgoglioso, ma non dimentichi, caro Repola, che tutte le storie ufficiali, senza eccezione, sono sfacciatamente egocentriche.
Sergio Romano