Massimo Spampani, Corriere della Sera 15/02/2011, 15 febbraio 2011
ITALIA, VENTI STAZIONI PER LA CO2 NEL SUOLO
Sono in maggioranza italiani i ricercatori che promuovono un’iniziativa a scala globale, accolta dalla rivista Science per studiare in modo sempre più coordinato il ruolo che il suolo svolge nel bilancio globale dei gas ad effetto serra. E’una sorta di «chiamata generale» rivolta al mondo scientifico. «Sappiamo che il suolo contiene oggi una quantità di carbonio organico doppia rispetto a quella contenuta in tutta la CO2 presente in atmosfera— spiega Damiano Gianelle, ricercatore della Fondazione Mach-Istituto Agrario di San Michele all’Adige (Trento) che ha lanciato la proposta insieme a colleghi dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr e dell’Università di San Diego (Usa)— La preoccupazione odierna nasce dalla consapevolezza che una frazione importante di questo carbonio potrebbe essere trasferita dal suolo all’atmosfera, come conseguenza di cambiamenti climatici e abbiamo ormai la certezza che l’azione dell’uomo ha già profondamente intaccato questo stock di materia organica contenuta nel suolo degli ecosistemi terrestri: dalle regioni artiche, alla foresta pluviale equatoriale, passando per le aree climatiche più temperate del pianeta» . I ricercatori italiani chiedono che si incrementino subito gli sforzi per capire se e come la trasformazione del paesaggio, dell’uso delle terre e il cambiamento globale possano influenzare la dinamica dell’enorme stock di carbonio contenuto del suolo. Già molte ricerche si basano sui dati raccolti e archiviati da reti globali di monitoraggio di cui Fluxnet, nata a metà degli anni ’90 proprio in Italia, è un esempio concreto e di successo. Sono ormai centinaia le stazioni di questa rete (una ventina nel nostro paese) che misurano in modo continuo, ora dopo ora, lo scambio di CO2 che avviene fra ecosistemi terrestri ed atmosfera. La sostanza organica del terreno è una componente fondamentale di ogni ecosistema terrestre: tende naturalmente ad accumularsi resistendo in parte alla decomposizione operata dai microrganismi, ma è anche sensibile a molti fattori di disturbo, sia di origine naturale (incendi, erosione), che di origine antropica (come la deforestazione) o di tipo climatico (variazioni della temperatura). Dalle ricerche si attendono strategie innovative, ma concrete, per «invertire una tendenza» e far cioè crescere, anziché diminuire, il contenuto di carbonio organico dei suoli agrari del pianeta.
Massimo Spampani