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 2011  febbraio 15 Martedì calendario

IL CANE DEL PREMIER «RACCONTA» LA DELUSIONE DEL PORTOGALLO —

Se è vero che Socrate diceva «più conosco la gente e più apprezzo il mio cane» , bisogna ammettere che il suo quasi omonimo premier socialista portoghese, José Socrates, non può dirsi adeguatamente corrisposto dal suo amico a quattro zampe. O di chi, sotto lo pseudonimo di Antonio Ribeiro, ha raccolto in un libro il libero pensiero di quello che (a giudicare dalla copertina) assomiglia vagamente a un simpatico, innocente pointer: già alla seconda edizione ad appena due settimane dal debutto in libreria, entusiasma i portoghesi e ha la sua pagina su Facebook, con centinaia di seguaci che lo hanno acclamato come nuovo leader dell’opposizione. Anche se, per verità storica, Socrates non possiede cani. Ma per l’editoriale «Esfera dos Livros» , è un dettaglio.
Rompendo la convenzionale discrezione di generazioni di animali di corte, dagli incorruttibili welsh corgi pembroke della Regina Elisabetta all’indimenticato Socks, il gatto della famiglia Clinton (che pure doveva avere notizie di prima zampa piuttosto interessanti dall’intimità della Casa Bianca), e al giovane «cão de água» Bo, di pure radici portoghesi, adottato dalla famiglia Obama, il sedicente cane di Socrates ha aperto il rubinetto delle rivelazioni.
Interpreta il malcontento popolare, anche se da una differente prospettiva. E conclude con un appello, potenzialmente condiviso da molti portoghesi: cerca un’altra casa, un altro padrone, un’altra vita, preferibilmente non troppo lontana dagli agi di palazzo. Qualunque palazzo, anche all’estero. Si candida, per esempio, a far compagnia al primo ministro della porta accanto, lo spagnolo Josè Rodriguez Zapatero (anche lui finora privo di animali domestici), ma non scarta di restare in patria, a scaldare i piedi del principale avversario del suo attuale padrone: il socialdemocratico Pedro Passos Coelho. Magari in vista di un ribaltone elettorale, fra due anni e mezzo (sempre che non ci siano elezioni anticipate).
In 190 pagine dissacranti, l’immaginaria bestiola racconta la sua vita quotidiana accanto al premier portoghese che, sempre nella finzione letteraria, lo riscattò un giorno dal canile per introdurlo tra gli splendidi arredi del Palazzo di São Bento, sede del Parlamento, a Lisbona. Dal suo osservatorio privilegiato il trovatello avrebbe seguito così le fasi più importanti della parabola del «bambino d’oro» , l’ex enfant prodige del partito socialista portoghese: dai fasti del Trattato di Lisbona al vertice della Nato. Sarebbe stato testimone del surgelamento dei rapporti tra il capo di governo e il capo di Stato, Anibal Cavaco Silva, recentemente rieletto. Ma ora condividerebbe la delusione dell’elettorato e le preoccupazioni di altri dieci milioni di portoghesi, rispetto ai quali sostiene di conoscere molto meglio i retroscena della crisi economica.
Soprattutto il «cane di Socrates» si sente, come i suoi concittadini, mal ripagato dal suo leader: «In questi sei anni ho fatto tutto ciò che potevo per fare piacere al mio padrone — verbalizza il fantomatico Antonio Ribeiro —: ho rosicchiato i polpacci di alcuni giornalisti; ho ringhiato al presidente della Repubblica; ho morsicato il cancelliere tedesco Angela Merkel, ho passato le pulci ai vertici dell’opposizione e mi sono mangiato i giornali con le notizie sfavorevoli al primo ministro, in definitiva, mi sono sacrificato per il mio proprietario. Però, in cambio di che?» .
Certo, nei suoi sforzi per compiacere Socrates, il bastardino ammette qualche svista. Come quando ha ingurgitato un foglietto di carta apparentemente insignificante: «Come potevo sapere che fosse tanto importante per lui?» , si rammarica l’animale, colpevole di aver fatto sparire l’unica traccia esistente della laurea di Socrates in Ingegneria. L’autore, che non vuole rivelare la sua identità per non rischiare di «tornare a essere un cane randagio» , ha raccontato al quotidiano spagnolo El Mundo di aver assunto le vesti di «first dog» perché «negli ultimi anni Socrates ha trattato i portoghesi peggio dei cani» . Non è per mancanza di coraggio, ha aggiunto, ma per mancanza di posti di lavoro, che molti non si azzardano a scrivere ciò che vorrebbero.
Il libro è andato a ruba nei primi 7 giorni, costringendo la tipografia a tirare subito una seconda edizione e contagiando l’allegria cinofila a Internet. Dove già si cerca un nome per il cane scrittore: Bugiardo, FMI (fondo monetario internazionale), Pinocchio e Tributo guidano la classifica.
Elisabetta Rosaspina