Vittorio Malagutti, il Fatto Quotidiano 15/2/2011, 15 febbraio 2011
FIAT, E I 20 MILIARDI?
Oggi Marchionne prova a rispiegare alla Camera il suo fumoso piano d’investimenti per l’Italia
di Vittorio Malagutti
Il guaio di Sergio Marchionne, adesso, è che la realtà corre molto più veloce dei suoi numeri. E allora non è facile, di giorno in giorno, di dichiarazione in dichiarazione, tenere dritta la rotta della crescita, rispettare il copione dell’azienda che riparte, che cresce, che torna a far soldi. Venerdì scorso, davanti al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e ai ministri Paolo Romani e Maurizio Sacconi, il capo della Fiat non ha potuto che confermare un numero chiave, quello a cui si aggrappa tutta la strategia di comunicazione del gruppo. Ebbene sì, il piano di investimenti annunciato l’anno scorso non cambia di una virgola: 20 miliardi erano e 20 miliardi restano, da mettere in campo tra il 2010 e il 2014. Solo che dal primo annuncio, che risale ad aprile dell’anno scorso, sono già passati quasi 12 mesi e la Fiat è in ritardo sulla tabella di marcia. Lo dicono i numeri. Vediamo.
IL 26 MARZO 2010 davanti ai soci riuniti in assemblea il manager italocanadese aveva assicurato che “i programmi di investimento, che erano stati ridotti a causa delle incertezze nella curva della domanda e della stretta sui mercati finanziari, quest’anno torneranno a livelli consueti per tutti i settori, con un aumento del 30-35% rispetto al 2009”. Non è andata così. Nei 12 mesi appena trascorsi l’aumento ha superato di poco il 10 per cento: gli investimenti sono passati da 3,382 miliardi a 3,712. Va tenuto presente che queste cifre si riferiscono non solo all’Italia ma anche agli impianti esteri. Nel nostro Paese, però, lo stop sarebbe stato ancora più evidente: non più di 2,9 miliardi di investimenti contro i 3,85 miliardi previsti inizialmente per il solo settore auto.
E pensare che a dicembre del 2009, nel presentare a governo e sindacati il suo piano per l’Italia , Marchionne aveva parlato di investimenti per 8 miliardi nel prossimi due anni (quindi 2010 e 2011) con un aumento della produzione di auto che poteva arrivare fino a un milione, con il lancio di 17 nuovi prodotti e l’aggiornamento di 13 esistenti. Alla prova dei fatti quegli 8 miliardi in due anni sembrano destinati a restare confinati nella categoria delle buone intenzioni, niente di più. Al momento le stime più accreditate indicano una somma vicina ai 5 miliardi da investire negli stabilimenti italiani, ma in un arco di tempo che va dal 2010 al 2014.
D’ALTRONDE il mercato è quello che è, le auto coi marchi Fiat, Alfa o Lancia si vendono molto meno di quanto si aspettassero a Torino. Logico allora che prima di investire il gruppo attenda di cogliere qualche segnale di ripresa più consistente. Lo stesso vale per la produzione. Un milione di auto pro-dotte in Italia entro la fine del 2011? L’obiettivo sembrava difficile da raggiungere a fine 2009. Adesso sembra del tutto fuori portata. Tra il 2009 e il 2010 la produzione nelle fabbriche italiane (Mirafiori, Cassino, Pomigliano, Melfi e Termini Imerese) è scesa da 653 mila a circa 560 mila vetture.
DIFFICILE IPOTIZZARE
un raddoppio quest’anno. Del resto anche l’obiettivo di 1,4 milioni di auto da produrre in Italia entro il 2014 non sembra esattamente a portata di mano. Significherebbe moltiplicare per 2 volte e mezzo la produzione del 2010. I target ottimistici (a dir poco) indicati da Marchionne si basano sull’ipotesi di una ripresa a gran velocità del mercato dell’auto. Secondo le stime accreditate da Fiat nel business plan presentato un anno fa, le vendite di auto in Europa dovrebbero tornare a quota 16 milioni entro il 2014 con un aumento dell’11 per cento rispetto al 2009. Il fatto è che il mercato continentale nel 2010 è calato di un altro 4,9 per cento rispetto all’anno precedente e quindi la strada fare per tagliare il traguardo dei 16 milioni è diventata ancora più lunga.
Intanto, il tempo a disposizione è diminuito di 12 mesi. Particolare importante: Fiat nel 2009 e nel 2010 ha rallentato molto di più rispetto al resto dei concorrenti. Così se nel 2010, come detto, l’Europa nel suo complesso ha perso il 4,9 per cento il Lingotto si è sgonfiato del 17,1 per cento. Quindi la rimonta appare ancora più difficile.
Certo, tutto sarebbe meno complicato se il gruppo di Torino potesse riempire le vetrine dei suoi concessionari con una sfilza di nuove proposte: Marchionne va dicendo che i modelli ci sono e presto saranno presentati al pubblico. Nel-l’arco dei prossimi mesi, però, il listino verrà arricchito per lo più da aggiornamenti di modelli Chrysler riveduti, corretti e ribattezzati con il marchio Fiat o Lancia.
E’ il caso della Dodge Journey che diventa Fiat Freemont. Oppure la nuova Lancia Thema che è un calco della Chrysler 300. Tra l’altro per il momento questi modelli porteranno ben poco lavoro in Italia. La Freemont verrà infatti prodotta in Messico. E anche la Nuova Lancia Ypsilon è previsto che esca dallo stabilimento polacco di Tychy.
RISULTATO: se i nuovi modelli non arrivano e la produzione non aumenta a breve termine, quei 20 miliardi di investimenti sembrano quantomeno a rischio. Nel frattempo il Lingotto ha accumulato un tesoretto che, almeno in teoria, potrà essere destinato ad impieghi futuri, se e quando il mercato tornerà a crescere. Il denaro cash nelle casse del gruppo ha raggiunto e superato quota 15 miliardi, contro il 12 miliardi di fine 2009, un livello che già allora era stato salutato come un record storico. Solo che i soldi, finchè restano in cassaforte, non servono a difendere i posti di lavoro, e tantomeno a crearne di nuovi.