ROSALBA CASTELLETTI , la Repubblica 14/2/2011, 14 febbraio 2011
DALLA GRECIA ALLA SPAGNA COSÌ L´EUROPA FRONTEGGIA L´ESODO
Dieci anni fa il mare restituiva centinaia di corpi senza nome sulle spiagge spagnole. Qualche anno dopo erano le coste italiane e le isole greche la meta di traversate del mare a bordo di barconi traballanti. Oggi è il confine tra Grecia e Turchia il punto d´ingresso principale in Europa per migranti in cerca di una vita più dignitosa. Il Mediterraneo, questa parte del pianeta su cui si affacciano ben 24 Paesi e circa 450 milioni di persone, è da sempre un´area di grandi flussi migratori. E con l´effetto domino che sta travolgendo i governi del Nord Africa e che solo negli ultimi giorni ha provocato sbarchi di migliaia di migranti lungo le coste italiane, si teme che l´esodo umano sia destinato ad aumentare. Proprio un piano per gestire il nuovo temuto afflusso di migranti sarà il tema in agenda del Consiglio dei 27 ambasciatori presso l´Unione europea che si terrà mercoledì. Le misure adottate di volta in volta dall´Ue però non hanno mai fermato i flussi migratori. Li hanno deviati o, tutt´al più, ridotti. Chiusa una rotta, se ne apre sempre un´altra, come illustra bene il terzo rapporto trimestrale 2010 diffuso qualche settimana fa dall´agenzia europea Frontex creata nel 2004.
Al momento la nuova porta continentale sono i 12 chilometri di confine tra Grecia e Turchia: è qui che l´anno scorso sono stati intercettati l´80% dei 34mila ingressi illegali registrati tra luglio e settembre. La maggior parte di quanti avevano attraversato il confine greco-turco scappava da guerre e bombardamenti: erano perlopiù afgani, ma anche iracheni, somali. Per fronteggiare la pressione al confine con la Turchia, l´agenzia europea ha aperto centri di coordinamento al Pireo, a Lasvos, Samos, Chios e Leros e inviato per la prima volta specialisti delle sue Squadre d´intervento rapido al confine (Rabit). Ma al governo greco non basta: pensa infatti di costruire una rete divisoria sul modello del muro della vergogna realizzato al confine tra Usa e Messico.
Se i punti d´ingresso si sono spostati in larga parte dal Mare Nostrum alle frontiere terrestri orientali è perché i pattugliamenti congiunti sotto l´egida della Frontex e gli accordi bilaterali nel Mediterraneo, come quelli stretti da Italia e Spagna con i loro partner nordafricani, sembrerebbero funzionare. Lungo le rotte che attraversano il Mediterraneo centrale collegando il litorale tunisino e libico alle coste italiane sono stati intercettati poco più di 2000 ingressi illegali: nulla in confronto ai 16mila del 2008. Anche la Spagna l´anno scorso ha visto diminuire gli sbarchi illegali lungo le sue coste, grazie agli accordi siglati con Mauritania, Senegal e Mali, alla militarizzazione della costa marocchina e alla stretta anti-immigratoria attorno alle enclave spagnole nel Nord Africa di Ceuta e Melilla. Per evitare pattuglie e motovedette però sono emerse nuove destinazioni strategiche: le coste ioniche di Calabria e Puglia e Capo Teulada in Sardegna. Perciò oggi si teme che i travolgimenti politici nel Nord Africa disegnino nuove rotte aprendo nuove vie.