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 2011  febbraio 14 Lunedì calendario

L’INTELLIGENZA DEL SUPER UOMO

Non prendete impegni per il 2045. È l´anno che cambierà per sempre l´umanità: e non esserci sarebbe davvero un vero peccato. Ok, ok, siete già lì con il calendario alla mano e la carta d´identità nell´altra. Ma se i calcoli di Raymond Kurzweil sono giusti c´è speranza per tutti. Non mettete limiti alla provvidenza. E soprattutto alla scienza.
Il professor Kurzweil è uno degli scienziati e futuristi più famosi del mondo. Premiato da Bill Clinton e corteggiato da Google, nella sua vita di tecnogenio ha fatto di tutto: compreso dare il nome al sintetizzatore più amato dai gruppi rock di mezzo mondo e costruire la prima macchina da lettura per ciechi - e acquistata da Stevie Wonder. Ma la scommessa più singolare del professore si chiama Singularity. Una scienza che sembra fantascienza e che ha predetto per il 2045 il sorpasso delle macchine sull´uomo.
Con una conseguenza un tantino raccapricciante: il matrimonio tra i due. Vero amore?
Per i «singolaristi» come Kurzweil è una rivoluzione paragonabile solo a quella dell´invenzione del linguaggio. Un mutamento che segnerà per sempre l´evoluzione disegnata da Charles Darwin. E un traguardo al quale lo scienziato, che di anni ne ha già 62, conta di arrivare serenamente: grazie a quei progressi della scienza che - l´ha dimostrato lui stesso - avanza a velocità esponenziale. Al punto da lasciarci già intravedere l´abbattimento dell´ultimo limite: la morte. Non correrà un po´ troppo, professore?
Per la verità una dimostrazione delle sue previsioni avverrà molto ma molto tempo prima. Già mercoledi prossimo la macchina potrà superare l´uomo. Quando in un famoso show televisivo americano, Jeopardy, un computer sarà chiamato a sfidare due campionissimi del quiz. La gara ricorda quella famosissima che già nel 1997 oppose il re degli scacchi Gary Kasparov a un computer dell´Ibm: che se lo sbranò in sei mosse. Ma allora - spiega al New York Post Peter Norvig di Google - il computer diede lezioni di «logica»: e infatti gli scacchi sono l´applicazione ludica del ragionamento consequenziale. Oggi le macchine «ragionano» con una capacità d´elaborazione tipicamente umana: quella cioè che mette in conto l´imponderabilità. E non serve essere patiti di fantascienza per riconoscere che "A. I", quell´Artificial Intelligence immaginata da Philip Dick e portata al cinema da Steven Spielberg, sia già tra noi. Oggi l´Intelligenza artificiale è quella su cui ripone un normalissimo programma di posta elettronica per proteggerci dagli "spam": riconoscendo cioè in maniera appunto intelligente la posta che per noi sarebbe indesiderata. Ma se questo avviene già oggi, che cosa dobbiamo aspettarci in quel fatidico 2045?
La Singularity è un´ipotesi di lavoro che va oltre la semplice, si fa per dire, Intelligenza artificiale: disegnando uno scenario futuro in cui la biotecnologia incrocia l´informatica. È un´ipotesi in cui la macchina che sorpassa l´uomo lo cambia per sempre. Passando attraverso il trasferimento della nostra coscienza alle macchine. O del nostro corpo nella "corazza" dei robot. Fantascienza? All´ipotesi Time ha dedicato un´inchiesta di copertina. Ma i segnali della metamorfosi sono diversi.
Un neuroscienziato dell´università della California, Gary Small, ha coniato un bel neologismo per dipingere la trasformazione del nostro cervello: iBrain. Il cervello ininterrottamente interconnesso alla tecnologia che gira intorno: come un iPhone o un iPad. C´è di più. Un altro sociobiologo teme che la dittatura della macchina sull´uomo sia già cominciata. A partire dalla categoria naturalmente più esposta: quella dei più piccoli. Una ricerca della Kaiser Family Foundation ha dimostrato che i ragazzini dagli 8 ai 18 anni trascorrono in media 11 ore al giorno con un mezzo elettronico. Il problema, dice il professor Dalton Conley, è che a quell´età il cervello si sta ancora formando. I media elettronici ci costringono invece a sviluppare quei circuiti «dell´attenzione reattiva» che si accendono ogni volta che riceviamo, per esempio, un sms: a discapito di quelli della «concentrazione» necessari all´avanzamento culturale. Chi ha ragione? L´uomo-macchina è una maledizione o il suo contrario?
La Singularity non è un marchio del professor Kurzweil - che pure ha registrato 39 brevetti e aperto la prima Singularity University benedetta dalla Nasa. La parola «singolarità» è rubata all´astrofisica e si riferisce a un punto nello spazio-tempo in cui le regole della fisica ordinaria non si applicano più. Già nel 1965 il matematico inglese I. J. Good aveva parlato di «esplosione dell´intelligenza»: «Definiamo una macchina intelligente come una macchina capace di sorpassare tutte le attività intellettuali di ogni essere umano. Dato che disegnare questo tipo di macchine è una di queste attività, una macchina intelligente potrebbe disegnare macchine sempre migliori. Ci sarebbe dunque un´esplosione d´intelligenza che lascerebbe l´uomo molto indietro... ».
È su questa ipotesi che Kurzweil ha costruito la sua legge «dell´accelerazione dei risultati»: la tecnologia avanza in maniera esponenziale e non lineare. Una formula elaborata inseguendo un´intuizione: calcolare il cambiamento, nel corso del tempo, della potenza di un computer rapportata al prezzo di mille dollari. È una legge che ciascuno di noi potrebbe dimostrare da sé: i nostri vecchi computer non erano più lenti e costosi di quelli attuali?
Da qui la curva che disegna un destino di crescita tecnologica esponenziale. Fino a quel 2045 in cui la potenza del computer sorpasserà quella di tutti i cervelli umani messi insieme. Un traguardo a cui l´uomo naturalmente guarda con preoccupazione. E scetticismo. Spiega lo stesso scienziato: «L´uomo è biologicamente abituato a pensare in termini di sviluppo lineare. Quando un animale ci sta puntando contro, noi cerchiamo di immaginare i prossimi venti secondi». Ma se proviamo ad alzare lo sguardo il discorso cambia. Un altro esempio? Il cellulare che ciascuno di noi ha in tasca, dice, è milioni di volte più potente e milioni di volte meno costoso del computer che avevo nel mio ufficio al Mit di Boston 40 anni fa: proiettate allora la stessa velocità di progresso da qui a 40 anni e ditemi un po´ in che mondo immaginate di poter vivere.
Aubrey de Grey, un biologo inglese con una barba lunga come quella dei profeti, è uno di quei «Singolaristi» che sostiene che il progresso ci porterà a sconfiggere addirittura la morte. «Il nostro corpo funziona come una macchina e accumula una serie di danni nel tempo. Chi l´ha detto che non si possano riparare?».
La scoperta del telomerase, un´enzima che nei topi ha dimostrato la capacità di fermare l´invecchiamento, gli dà - per ora - ragione. Ma altri «Singolaristi» vedono invece l´immortalità come una trasposizione della nostra coscienza nelle macchine. Vivremo per sempre in quanto idea di noi stessi? In fondo è quello che pensava giù venticinque secoli fa Platone. Che non poteva certo immaginare che la trasmigrazione sarebbe avvenuta infilandoci - come una pennetta di memoria - direttamente in un pc.