Giovanni Pons, Affari & Finanza 14/2/2011, 14 febbraio 2011
LA PICCOLA CONSOB DEL TIMIDO VEGAS
Giuseppe Vegas tira dritto per la sua strada. Il neo presidente della Consob non ha intenzione di farsi intimorire dal primo sciopero indetto giovedì scorso dalle rappresentanze sindacali interne ad eccezione della Cisl. Venerdì ha incontrato, insieme agli altri tre commissari Paolo Troiano, Vittorio Conti e Luca Enriques, assente solo Michele Pezzinga, la struttura dirigenziale di prima linea.Obiettivo: spiegare la sua riorganizzazione tanto contestata. E probabilmente già in questa settimana riunirà la Commissione per il voto definitivo alla delibera necessari almeno quattro favorevoli su cinque che ha comunque il sapore di un blitz. La prima mossa della presidenza Vegas, infatti, non riguarda questioni sostanziali o la risoluzione di pratiche particolarmente spinose, ma piuttosto una riorganizzazione dei poteri interni volta a spianare la strada all’ingresso in Consob di alcune figure già identificate preliminarmente. Le quali avranno il compito di supportare l’attività del presidente e contemporaneamente depotenziare l’operato della struttura esistente ma anche la stessa Commissione. La figura del Segretario generale, infatti, già introdotta con il D.Lgs 303 del 2006, ma mai resa operativa dal precedente presidente Lamberto Cardia, era stata originariamente pensata con l’obbiettivo di «supporto delle attività della Commissione e del presidente». Una semplice figura di coordinamento, in pratica, ma senza poteri specifici. Nella proposta di modifica del regolamento sottoscritta da Vegas, invece, l’art. 26bis lettera c) prevede che il segretario generale debba «coadiuvare il presidente e gli altri componenti del collegio nello sviluppo e controllo delle attività svolte dalla Commissione» a cui si aggiunge il compito di «supportare il collegio nello sviluppo delle attività». Dunque un ambito molto più allargato del precedente che addirittura (lettera f) si estrinseca in una funzione di «assistenza al presidente per la vigilanza sull’attuazione di normative, regolamenti, deliberazioni e atti di organizzazione interni della Commissione, nonché sull’andamento complessivo della Commissione e delle sue articolazioni organizzative».
In poche parole il segretario generale diventerà il vero uomo forte della Consob, con un coinvolgimento pieno nell’operatività degli uffici, ma senza responsabilità di firma che resterebbero in capo ai rispettivi uffici e al direttore generale. E dunque rischia di rappresentare una sorta di "filtro politico" per le pratiche che alla fine arriverebbero al giudizio della Commissione la quale rischia di potersi esprimere solo su alcune di esse.
Ma non è finita: il segretario generale, così come prevede la modifica al regolamento contestato, avrà anche il potere di coordinamento di "unità organizzative" che verrebbero sottratte alle competenze specifiche del direttore generale. Nel testo del documento si parla di «monitoraggio dell’attività parlamentare, studio e progettazione della normativa nazionale ed europea, analisi dell’impatto della regolamentazione», tutte funzioni che la legge 216/1974 istitutiva della Consob assegnava al direttore generale. Il risultato, dunque, è assai controverso e confuso in quanto si verranno a formare due strutture di comando parallele, la direzione generale e il segretariato generale, entrambe con funzioni di coordinamento degli uffici ma senza alcun coordinamento tra di loro e che inevitabilmente porteranno a conflitti di competenze. Oppure, al contrario, se le rispettive caselle di guida saranno riempite da uomini che fanno parte del medesimo entourage, avranno poteri di comando senza alcun controllo, nemmeno quello che alla fine dovrebbe esercitare la Commissione come organo ultimo di decisione.
Vegas ha portato avanti questa riorganizzazione non facendo mistero che la poltrona di segretario generale è destinata a essere occupata dal capo dell’ufficio legislativo del Ministero dell’Economia, Gaetano Caputi. Il quale, secondo alcune indiscrezioni che filtrano dall’interno degli uffici Consob, ha addirittura partecipato in prima persona alla stesura delle modifiche al regolamento, incluse quelle che riguardano la sua (futura) retribuzione. Una procedura anomala che comporta due tipi di problematiche. Sono in molti a sostenere, e non da ieri, che la Consob avrebbe bisogno di risorse fresche provenienti dall’esterno. Soprattutto mancano competenze di uomini che hanno avuto a che fare direttamente con il mercato, in modo da portare all’interno della Consob esperienze che possano aiutare a prevenire o semplicemente a capire meglio alcune "operatività" che oggi si consumano sui mercati. Ma attualmente la Commissione può assumere solo pochissime persone per chiamata diretta, gli altri devono seguire la procedura del concorso. Una modifica a tale consuetudine è auspicata da molti, anche all’interno della stessa Consob. Ma partire da questo presupposto per assumere direttamente o a "comando" come prevedono gli emendamenti contenuti nel decreto Milleproroghe funzionari con competenze amministrative (e non di "mercato") che arrivano da un ministero o da altre amministrazioni pubbliche, non va nella direzione della maggiore efficienza della struttura. Anzi, operare in questo modo giustifica le levate di scudi a salvaguardia dell’indipendenza dalla politica. E il dubbio se il disegno complessivo dietro a questa riorganizzazione non sia quello di aumentare la dipendenza culturale e operativa dal ministero dell’Economia. Il significato delle proteste dei giorni scorsi hanno evidenziato come la Consob, se deve scegliere, preferisce assomigliare più alla Banca d’Italia che alle altre authority di nomina politica o parlamentare.
Questo problema ne apre un secondo, per così dire, conseguente. L’attuale direttore generale Antonio Rosati va in pensione a giugno, mentre la casella di vicedirettore generale, benchè prevista, non è mai stata occupata. Il capo della divisione Emittenti, Michele Maccarone, è anch’esso in uscita per raggiungimento dei limiti di età. In pratica nei prossimi sei mesi dovranno essere sostituite almeno tre figure chiave e apicali per il funzionamento della Consob. Che cosa succederà se nelle scelte prevarranno i criteri "politici" piuttosto che quelli di "mercato"? Non sarà che questo primo blitz di Vegas con il segretario generale sia solo il preludio a un’occupazione delle poltrone più delicate con funzionari che hanno già ricoperto incarichi politici nell’attuale o nei precedenti governi?
Le prime uscite pubbliche di Vegas si sono contraddistinte per il marchio politico. Convincere le aziende a quotarsi a Piazza Affari piuttosto che a Hong Kong, fare in modo che il risparmio italiano non trasmighi fuori dei confini nazionali, tutti argomenti di grande spessore ma di competenza o di Borsa Italiana o del ministero dell’Economia. Di certo non della Consob che ha il compito istituzionale di vigilare sui mercati, di assicurare la trasparenza e di tutelare i risparmiatori dalle truffe. E su questo terreno Vegas è già stato ammonito dalle associazioni di categoria, come Assonime, Assosim e Assogestioni. Se si vuole cambiare natura e funzioni alla Consob un passaggio in Parlamento è quantomeno consigliabile, anche solo per scongiurare quell’orribile dubbio che si sta insinuando in diversi osservatori: che il governo voglia trasformare le authority indipendenti in più scodinzolanti agenzie di settore.