Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 14/02/2011, 14 febbraio 2011
TERRORISTI E RISORGIMENTO LA BOMBA DI FELICE ORSINI
La sua risposta «Terroristi e partigiani a Mosca e nel Caucaso del Nord» (Corriere, 4 febbraio) mi spinge a porle il seguente quesito. Come mai oggi sono così diffusi i terroristi mentre nell’ 800, si pensi ad esempio al nostro Risorgimento, simili attentati non esistevano?
Cesare Scotti
cesare.scotti@libero.it
Caro Scotti, mi spiace doverla deludere. Nella storia degli assassinii politici e degli attentati commessi nel corso dell’Ottocento, gli italiani hanno un posto di tutto rispetto. Gli anarchici si servivano soprattutto del pugnale, mentre i cospiratori carbonari e mazziniani preferivano le bombe. Il modello in creta di quella usata da Felice Orsini per l’attentato contro Napoleone III il 14 gennaio 1858 ebbe grande successo ed era nel bagaglio di Francesco Crispi quando partì da Londra il 16 luglio del 1859. Gli era stato consegnato da Mazzini, a cui aveva fatto visita prima della partenza, e gli sarebbe servito per addestrare gruppi di patrioti siciliani a Messina, Catania, Siracusa e Palermo. La popolarità della bomba di Orsini era dovuta alla sua straordinaria efficacia. Napoleone III e l’imperatrice si salvarono, ma sul selciato di fronte al teatro dell’Opera rimasero quella sera otto morti e centocinquanta feriti. Quando fu arrestato insieme ad altri cospiratori italiani (Rubio, Pieri, Gomez), Orsini disse che l’attentato era l’esecuzione della condanna a morte pronunciata contro l’ «assassino della Repubblica romana» , con un chiaro riferimento al ruolo della Francia negli avvenimenti romani del 1849. I carbonari non avevano dimenticato che Luigi Napoleone, molto prima di salire su un trono imperiale, era stato carbonaro (o vicino alla carboneria) nelle insurrezioni romagnole e nelle cospirazioni romane contro lo Stato pontificio del 1830-31. Agli occhi dell’attentatore, quindi, era molto più di un nemico: era un traditore, e meritava la morte. Orsini fu uno dei personaggi più esuberanti e imprevedibili del Risorgimento. Era nato a Imola nel 1819 da un padre carbonaro, aveva ucciso un domestico per motivi che non furono mai sufficientemente chiariti, era stato condannato da un tribunale dello Stato pontificio, ma si era salvato, sembra, grazie a una breve vocazione gesuita. Poté così laurearsi a Bologna e iniziare la sua vita di cospiratore nelle file della Giovane Italia di Giuseppe Mazzini. Da quel momento collezionò fughe ed espulsioni sino a quando i moti del ’ 48 gli permisero di uscire all’aperto e di assumere un ruolo istituzionale, un anno dopo, nella Repubblica romana. Ma l’esperienza, come sappiamo, fu breve, e Orsini divenne nuovamente il regista clandestino di moti rivoluzionari. Finì in un carcere austriaco a Mantova, da cui riuscì a evadere nel 1856, e trovò rifugio a Londra per passare successivamente in Francia, dove si dedicò all’organizzazione dell’attentato che rischiò di alienare alla causa italiana le simpatie dell’opinione pubblica europea. Tutto cambiò improvvisamente quando Orsini, dal carcere in cui attendeva la ghigliottina, inviò due lettere: la prima a Napoleone III, la seconda a Cavour. In quella all’imperatore scrisse: «Sino a che l’Italia non sarà indipendente, la tranquillità dell’Europa e quella Vostra non saranno che una chimera. Vostra Maestà non respinga il voto supremo d’un patriota sulla via del patibolo: liberi la mia patria e le benedizioni di 25 milioni di cittadini la seguiranno dovunque e per sempre» . Commosso o più semplicemente attratto dalla possibilità di passare alla storia come il liberatore della nazione italiana, l’imperatore permise che la lettera venisse pubblicata e se ne servì per creare intorno alla guerra contro l’Austria un largo consenso nazionale. In Italia, contemporaneamente, la lettera divenne un foglio volante che passò di mano in mano nelle strade della penisola. Era intitolato «Testamento di Felice Orsini» e riproduceva, insieme al testo della lettera, il volto barbuto e gli occhi infuocati del cospiratore.
Sergio Romano