Giovanna Cavalli, Corriere della Sera 14/02/2011, 14 febbraio 2011
SE I CENTIMETRI NON FANNO PIU’ LA STATURA DI UN MILITARE —
Sarà comunque difficile vedere schierato sull’attenti un mini corazziere/granatiere. Ma le Forze armate italiane potrebbero presto accogliere nei ranghi anche chi non è eccessivamente alto. Chiunque arrivi almeno, maschio o femmina che sia, al metro e 50, sarà considerato abile e arruolato. Lo prevede una proposta di legge (n. 3160) all’esame della Commissione difesa di Montecitorio, che sposta il limite per l’ammissione ai concorsi dei volontari di truppa. Per cui l’asticella finora si ferma a 1 e 65 per gli uomini e 1 e 61 per le donne. Una barriera che «pregiudica di fatto l’accesso alla carriera militare a tutti coloro che, pur intenzionati a servire la patria, vantano un’altezza inferiore» , spiegano i proponenti (prima firmataria Amalia Schirru, Pd, relatore Salvatore Cicu, Pdl). Convinti che la statura contenuta «non pregiudichi la funzionalità dello strumento militare» . E che «il requisito appaia ormai superato alla luce delle moderne esigenze della difesa» . Quando addirittura, per alcune mansioni «sono molto più adatte persone di piccola statura» : i carristi e i paracadutisti da elicottero sono spesso, ragionevolmente, di corporatura ridotta. Perciò ecco come il ddl ricalibra i moderni marmittoni. Per ufficiali, sottufficiali e volontari di truppa, l’altezza minima è fissata a 1 metro e 50, per entrambi i sessi. Limitatamente al personale di Marina non potrà superare 1 metro e 95. Gli ufficiali piloti della Marina e gli ufficiali dei ruoli naviganti e normale e speciale dell’Aeronautica verranno scelti tra l’ 1 e 50 e l’ 1 e 90. Gli spazi ristretti di aerei, navi e sommergibili impediscono l’agevole mobilità dei molto alti. E infine, per gli ufficiali dei Carabinieri viene richiesta soltanto la misura minima di 1 e 50. «Ovviamente ci atterremo alle nuove regole» , spiega il colonnello Marco Centritto, ufficio stampa dell’Esercito. «Tuttavia la statura non è mai stato un parametro fondamentale per giudicare un buon soldato, quanto piuttosto la disciplina» . Ricorda che «alcuni mezzi sono costruiti su misure antropomorfiche medie, come i carrarmati e gli elicotteri» . E rimanda ai tempi gloriosi «del gladio e del pilum» (una specie di giavellotto) e a quanto scriveva Vegezio nel suo trattato sull’arte della guerra. «I romani erano bassini, ciononostante sconfissero l’alta statura dei Galli e la forza dei Germani» . E se l’esempio più classico del genere resta Napoleone, «tappo» ma geniale condottiero, il professor Guido Sertorio, che insegna Sociologia militare presso la Scuola di scienze strategiche (Suiss) dell’università di Torino, ricorda che «ai tempi di Vittorio Emanuele III, detto Sciaboletta, per non farlo sfigurare venivano arruolati soldati di bassa statura» . Il militare valoroso però, lo dice anche lui, non ha nulla a che vedere con le proporzioni di Madre natura. «Per un fante non fa nessuna differenza. Oltretutto l’altezza media è in aumento. È un parametro che viene preso in considerazione soltanto al momento di schierare un reggimento per una parata, per evitare un colpo d’occhio poco uniforme, ma tutto qui» . Ci ragiona anche il sociologo della Sapienza, Mario Morcellini: «Ora che la leva non è più obbligatoria ma volontaria, è impensabile imporre un limite legato all’altezza. La selezione dovrebbe puntare più su criteri vocazionali e motivazionali» . Se poi sia vero che i piccoletti siano più battaglieri e determinati in tutto ciò che fanno, proprio per colmare quei centimetri che mancano, il professor Morcellini è scettico: «Nella credenza popolare italiana i brevilinei emergono da qualche altra parte. Una sottigliezza difficilmente documentabile. Per quanto è verosimile che tutti gli elementi di differenza fisica portino il soggetto a cercare di primeggiare in altri» . Dirime la questione con senso pratico Salvatore Cicu, Pdl, relatore alla proposta: «Negli altri Paesi europei, tipo Gran Bretagna, Francia e Germania, si guarda al rapporto tra peso e altezza. Qui basterebbe fissare un criterio generale, poi sarebbe bene che ogni Arma selezionasse secondo le proprie esigenze specifiche» .
Giovanna Cavalli